Non
essendo
possibile
identificare
con
certezza
il
sepolcro
e
la
sua
ubicazione,
proviamo
a
concentrarci
sul
resto
del
dipinto,
a
cominciare
dai
personaggi.
Come
dicevamo
all'inizio,
i personaggi del dipinto sono numericamente gli stessi della
versione del 1630, ma cambiano i ruoli: scompare Alfeo ed i pastori
salgono a tre, uno dei quali uno ha sempre una folta barba nera: questo è
stato
considerato
come
un
probabile indizio del fatto che sono gli stessi personaggi del dipinto precedente
e non tre pastori “a caso”; molto diversa invece, come abbiamo già puntualizzato,
la donna,
che
è ora diventata una specie di regina o di dea, riccamente vestita.
Se nel dipinto del 1630 la donna partecipava allo stupore
dei due pastori nel leggere l’incisione sulla tomba di pietra, stavolta
ella non mostra nessuno stupore, anzi, sembra quasi serena o
meditabonda; piuttosto che alla frase in sé, sembra interessata ad
osservare quali siano le reazioni dei tre pastori nel leggere quelle
parole. Ella tiene la mano destra poggiata sulla spalla
sinistra del pastore vestito di rosso, quasi in gesto materno, quasi a
rassicurarlo con la sua presenza ed il suo contatto.
Alcuni critici
hanno
obiettato
che
anche l’abbigliamento dei tre uomini sembra parecchio lontano da quello che
potrebbe essere il “look” di un pastore; ma questa è un’osservazione
discutibile, in quanto il dipinto raffigura la mitica età dell’oro
nell’altrettanto mitica regione dell’Arcadia, dunque una certa
idealizzazione è consentita.
Fin
qui
le
osservazioni
fatte
ci
sembrano
dettate
da
semplice
buon
senso,
e
come
tali
condivisibili;
ma
ecco
che
subito
si
fanno
strada
congetture
stravaganti,
che,
pur
percorrendo
ancora
la
strada
del
"filone
graaliano",
sono
in
contraddizione
con
le
conclusioni
esposte nelle
pagine
precedenti
a
proposito
dell'identità
del
sepolto.
Ed
in
effetti
proprio
la
varietà
e
la
contraddittorietà
delle
ipotesi
formulate
a
tale
proposito
ha
finito
per
gettare
il
discredito
sull'intero
filone.
Si è osservato, ad
esempio,
come tutti i personaggi, tranne uno, indossino calzari: l’unica figura
scalza è quella dell’uomo all’estrema sinistra appoggiato al sepolcro,
vestito di bianco, che tocca il terreno nudo con la punta del piede
sinistro. In questa figura qualcuno (si veda ad esempio questo
sito), non senza una certa audacia, ha visto la rappresentazione di
Pan, dio del piacere materiale, della terra e della morte, che
generalmente viene rappresentato vestito di bianco, come nel
dipinto.
Se vogliamo prestare fede a questa discutibile
identificazione, allora
è opportuno ricordare che, nella tradizione
arcadica, Pan viene
associato
al
suo
opposto,
Gesù
Bambino, simbolo di spiritualità e trascendenza;
nel quadro Gesù Cristo sarebbe
da
identificare nell’uomo sulla destra: a suggerircelo sarebbero i
suoi abiti purpurei, rosso sangue, come il sangue della Crocifissione,
con i quali Egli viene generalmente rappresentato nelle arti figurative.
A
questo punto diviene lecito ipotizzare che la figura maschile
centrale sia Giovanni Battista, che viene sempre raffigurato con una folta barba,
e
la donna,
vista la “preferenza” che riserva al pastore vestito di rosso, sarebbe
Maria Maddalena, vestita, secondo la simbologia cristiana, di oro e blu
cobalto.
La
domanda
a
questo
punto
è: perché,
se
si
tratta
di Gesù e della Maddalena, si
trovano davanti a quel sepolcro?
Secondo
un'altra
corrente
di
pensiero, quello rappresentato da Poussin non sarebbe il
sepolcro
di
Gesù,
ma
quello della Maddalena: questo spiegherebbe anche la sua aria
“meditabonda” e, all’opposto, l’aspetto sorpreso e preoccupato del
pastore-Gesù, messo di fronte alla
morte della propria compagna. Il fatto che si faccia riferimento
alla regione dell’Arcadia confermerebbe la teoria secondo
cui la Maddalena, dopo la Crocifissione, si sarebbe recata in Grecia presso
la
tribù
di
Beniamino,
o
comunque
farebbe
riferimento
all'arrivo
di
tale
tribù
nel
Peloponneso; il fatto, poi, che il paesaggio di sfondo
sia collocabile vicino a Rennes Le Château, avallerebbe la teoria che
la Maddalena si sia poi rifugiata in Linguadoca e che lì, come sostengono
in molti, abbia vissuto fino alla fine dei suoi giorni, magari insieme
a Gesù ed ai loro figli.
I
sostenitori
di
questa
avventurosa
tesi
trovano
una
conferma
delle
loro
teorie
nel
fatto
che
questa
volta
il
dito
del
pastore
barbuto
non
indica
la
lettera
D,
come
nel
dipinto
precedente,
bensì
la
lettera
R:
Si
tratterebbe,
a
loro
parere,
dell'iniziale
di
Rhedae,
l'antico
nome
di
Rennes
Le
Château,
derivante dalla lettera runica
“Raida”, che si scrive come la nostra R.
A
sua
volta,
il
presunto
Gesù
sembra
indicare
con
la
sinistra
non
tanto
la
scritta,
quanto
il
supposto
Giovanni
Battista,
con
un gesto
che
ricorda
quello
dell'angelo
nella
misteriosissima
Vergine
delle
Rocce
di
Leonardo
(nella
versione
del
Louvre,
non
in
quella,
discussa
e
discutibile, della
National
Gallery),
come
a
voler
lasciare
intendere
che
il
personaggio
centrale
è
lui.
Perché?
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