POUSSIN: LES BERGERS D'ARCADIE, 1639-40

 

 

Non essendo possibile identificare con certezza il sepolcro e la sua ubicazione, proviamo a concentrarci sul resto del dipinto, a cominciare dai personaggi. Come dicevamo all'inizio, i personaggi del dipinto sono numericamente gli stessi della versione del 1630, ma cambiano i ruoli: scompare Alfeo ed i pastori salgono a tre, uno dei quali uno ha sempre una folta barba nera: questo è stato considerato come un probabile indizio del fatto che sono gli stessi personaggi del dipinto precedente e non tre pastori “a caso”; molto diversa invece, come abbiamo già puntualizzato, la donna, che è ora diventata una specie di regina o di dea, riccamente vestita.

 

 

Se nel dipinto del 1630 la donna partecipava allo stupore dei due pastori nel leggere l’incisione sulla tomba di pietra, stavolta ella non mostra nessuno stupore, anzi, sembra quasi serena o meditabonda; piuttosto che alla frase in sé, sembra interessata ad osservare quali siano le reazioni dei tre pastori nel leggere quelle parole. Ella tiene la mano destra poggiata sulla spalla sinistra del pastore vestito di rosso, quasi in gesto materno, quasi a rassicurarlo con la sua presenza ed il suo contatto.

Alcuni critici hanno obiettato che anche l’abbigliamento dei tre uomini sembra parecchio lontano da quello che potrebbe essere il “look” di un pastore; ma questa è un’osservazione discutibile, in quanto il dipinto raffigura la mitica età dell’oro nell’altrettanto mitica regione dell’Arcadia, dunque una certa idealizzazione è consentita.

Fin qui le osservazioni fatte ci sembrano dettate da semplice buon senso, e come tali condivisibili; ma ecco che subito si fanno strada congetture stravaganti, che, pur percorrendo ancora la strada del "filone graaliano", sono in contraddizione con le conclusioni esposte nelle pagine precedenti a proposito dell'identità del sepolto. Ed in effetti proprio la varietà e la contraddittorietà delle ipotesi formulate a tale proposito ha finito per gettare il discredito sull'intero filone.

Si è osservato, ad esempio, come tutti i personaggi, tranne uno, indossino calzari: l’unica figura scalza è quella dell’uomo all’estrema sinistra appoggiato al sepolcro, vestito di bianco, che tocca il terreno nudo con la punta del piede sinistro. In questa figura qualcuno (si veda ad esempio questo sito), non senza una certa audacia, ha visto la rappresentazione di Pan, dio del piacere materiale, della terra e della morte, che generalmente viene rappresentato vestito di bianco, come nel dipinto.

Se vogliamo prestare fede a questa discutibile identificazione, allora è opportuno ricordare che, nella tradizione arcadica, Pan viene associato al suo opposto, Gesù Bambino, simbolo di spiritualità e trascendenza; nel quadro Gesù Cristo sarebbe da identificare nell’uomo sulla destra: a suggerircelo sarebbero i suoi abiti purpurei, rosso sangue, come il sangue della Crocifissione, con i quali Egli viene generalmente rappresentato nelle arti figurative.

A questo punto diviene lecito ipotizzare che la figura maschile centrale sia Giovanni Battista, che viene sempre raffigurato con una folta barba, e la donna, vista la “preferenza” che riserva al pastore vestito di rosso, sarebbe Maria Maddalena, vestita, secondo la simbologia cristiana, di oro e blu cobalto.

La domanda a questo punto è: perché, se si tratta di Gesù e della Maddalena, si trovano davanti a quel sepolcro?

Secondo un'altra corrente di pensiero, quello rappresentato da Poussin non sarebbe il sepolcro di Gesù, ma quello della Maddalena: questo spiegherebbe anche la sua aria “meditabonda” e, all’opposto, l’aspetto sorpreso e preoccupato del pastore-Gesù, messo di fronte alla morte della propria compagna. Il fatto che si faccia riferimento alla regione dell’Arcadia confermerebbe la teoria secondo cui la Maddalena, dopo la Crocifissione, si sarebbe recata in Grecia presso la tribù di Beniamino, o comunque farebbe riferimento all'arrivo di tale tribù nel Peloponneso; il fatto, poi, che il paesaggio di sfondo sia collocabile vicino a Rennes Le Château, avallerebbe la teoria che la Maddalena si sia poi rifugiata in Linguadoca e che lì, come sostengono in molti, abbia vissuto fino alla fine dei suoi giorni, magari insieme a Gesù ed ai loro figli. 

I sostenitori di questa avventurosa tesi trovano una conferma delle loro teorie nel fatto che questa volta il dito del pastore barbuto non indica la lettera D, come nel dipinto precedente, bensì la lettera R:

 

 

 

 

Si tratterebbe, a loro parere, dell'iniziale di Rhedae, l'antico nome di Rennes Le Château, derivante dalla lettera runica “Raida”, che si scrive come la nostra R.

A sua volta, il presunto Gesù sembra indicare con la sinistra non tanto la scritta, quanto il supposto Giovanni Battista, con un gesto che ricorda quello dell'angelo nella misteriosissima Vergine delle Rocce di Leonardo (nella versione del Louvre, non in quella, discussa e discutibile, della National Gallery), come a voler lasciare intendere che il personaggio centrale è lui. Perché?