L'ARCADIA E IL PRIORATO DI SION

 

 

B. LA TRIBU' DI BENIAMINO

 

Secondo voci insistenti, come s'è detto altrove, il motto del presunto Priorato di Sion è "Et in Arcadia ego": ma qual è il legame fra il Priorato e la regione greca dell'Arcadia? Secondo alcuni studiosi tale legame risale alla tribù di Beniamino, la dodicesima tribù di Israele, attraverso la mediazione dei Merovingi. Cerchiamo di capire come.

Stando alla Bibbia, la tribù di Beniamino era stata prescelta per una missione speciale: infatti, quando in Deuteronomio 33:12 Mosè pronuncia la benedizione dei patriarchi di ciascuna delle dodici tribù, a proposito di Beniamino dice: καὶ τῷ Βενιαμὶν εἶπεν· ἠγαπημένος ὑπὸ Κυρίου κατασκηνώσει πεποιθώς, καὶ ὁ Θεὸς σκιάζει ἐπ᾿ αὐτῷ πάσας τὰς ἡμέρας, καὶ ἀνὰ μέσον τῶν ὤμων αὐτοῦ κατέπαυσε. Questo il testo della "Bibbia dei Settanta", che viene generalmente tradotto come: "l'amato del Signore abiterà in sicurezza (presso di lui), e il Signore lo copre d'ombra tutto il giorno, e si riposò tra le sue spalle."

Questa criptica profezia, secondo alcuni, sarebbe stata tradotta in seguito nel simbolo di una croce rossa tra le spalle, simbolismo che si è protratto fino ai tempi moderni; è appena il caso di ricordare che il simbolo dei Templari è appunto una croce rossa, che si ripete sia sul petto che sulle spalle:

 

Purtroppo tutte le deduzioni a proposito di questa "missione" della tribù di Beniamino sono gravemente inficiate dai dubbi che gravano sulla traduzione di questo versetto biblico: infatti a noi sembra che l'interpretazione corrente sia scorretta. Ci domandiamo perché ἠγαπημένος dovrebbe essere considerato come un participio sostantivato ("l'amato"), riferito ad un non meglio precisato personaggio destinato a risiedere presso Beniamino, dal momento che non ha l'articolo; tanto più che "presso di lui" non esiste nel testo e richiede, abbastanza inverosimilmente, di essere integrato; eppure, come ripetiamo, questa è la traduzione che va per la maggiore; si veda ad esempio la traduzione della King James' Bible: "And of Benjamin he said, The beloved of the Lord shall dwell in safety by him; and the Lord shall cover him all the day long, and he shall dwell between his shoulders" e quella italiana della Bibbia riveduta del 1927: "Di Beniamino disse: L’amato dell’Eterno abiterà sicuro presso di lui. L’Eterno gli farà riparo del continuo, e abiterà fra le colline di lui".

A noi questo sembra piuttosto un comunissimo participio congiunto riferito a Beniamino stesso: "amato dal Signore, (Beniamino) abiterà in sicurezza, e il Signore lo copre d'ombra tutto il giorno, e si riposò tra le sue spalle." Neppure in ebraico c'è traccia di articolo: ידיד  יהוה (idid ieue, cioè "amato dal Signore"). La Vulgata latina ha un testo sensibilmente diverso, che sembrerebbe confermare la nostra interpretazione: "Et Beniamin ait: amantissimus Domini habitabit confidenter in eo, quasi in thalamo tota die morabitur et inter umeros illius requiescet", cioè: "E a Beniamino disse: Amantissimo del Signore abiterà con fiducia in lui, come in una camera nuziale rimarrà (con lui) tutto il giorno, e si riposerà tra le (sue) spalle": dove sembrerebbe evidente che il soggetto è Beniamino, mentre "lui" è il Signore; anche perché amantissimus è attivo, e qualifica Beniamino non già come "amato dal", bensì come "amante del" Signore.

Circa poi gli sviluppi successivi della "missione" dei Beniaminiti, che secondo una diffusa teoria li avrebbe spediti in Arcadia, c'è da rimanere alquanto perplessi di fronte al ben poco edificante avvenimento da cui il tutto prese le mosse.

In Giudici 19 si legge che alcuni adepti di Belial, una variante della dea-madre sumerica, avevano tentato di violentare un Levita di passaggio nel territorio dei Beniaminiti, ospite di un vecchio efraimita; anche in questo caso, poiché buona parte delle deduzioni che seguono si basano sul nome di questa divinità, occorre consultare attentamente il testo biblico nelle sue varianti.

Il nome di Belial è citato in 19:22, ma non nella versione greca dei "Settanta", che parla genericamente di "figli di (uomini) ingiusti":

Αὐτοὶ δὲ ἀγαθύνοντες καρδίαν αὐτῶν καὶ ἰδοὺ ἄνδρες τῆς πόλεως υἱοὶ παρανόμων ἐκύκλωσαν τὴν οἰκίαν κρούοντες ἐπὶ τὴν θύραν. Καὶ εἶπον πρὸς τὸν ἄνδρα τὸν κύριον τοῦ οἴκου τὸν πρεσβύτην λέγοντες· "ξένεγκε τὸν ἄνδρα, ὃς εἰσῆλθεν εἰς τὴν οἰκίαν σου, ἵνα γνῶμεν αὐτόν".

Essi (stavano) confortando il loro cuore, quand'ecco, uomini della città, figli di (uomini) ingiusti, circondarono la casa bussando alla porta. E parlarono al vecchio padrone di casa dicendogli: "Portaci fuori l'uomo che entrò in casa tua, perché possiamo abusare di lui".

Si trova invece nel testo originale ebraico, ove i delinquenti vengono definiti  יעל   בני־בל  (bni -bliol, cioè propriamente "figli dell'iniquo") e nella Vulgata di San Gerolamo, che risulta in questo caso di gran lunga più precisa ed attendibile della versione dei Settanta, perché il Vecchio Testamento fu da lui tradotto per la massima parte direttamente dall’ebraico tra gli anni 391-406:

Illis epulantibus et post laborem itineris cibo ac potu reficientibus corpora venerunt viri civitatis illius filii Belial, id est absque iugo, et circumdantes domum senis fores pulsare coeperunt clamantes ad dominum domus atque dicentes: "Educ virum qui ingressus est domum tuam ut abutamur eo".

Mentre essi banchettavano e rifocillavano i loro corpi con cibo e bevande dopo la fatica del viaggio, arrivarono degli uomini di quella città, dei figli di Belial, cioè "senza giogo", e circondando la casa del vecchio cominciarono a bussare alla porta chiamando il padrone di casa e dicendo: "Portaci fuori l'uomo che è entrato in casa tua, perché possiamo abusare di lui".