PASTORI IN ARCADIA: QUANDO PER LA PRIMA VOLTA?

 

 

5. CHI PER PRIMO ASSOCIA I PASTORI ALL'ARCADIA?

 

E' sorprendente che nessuno sembri essersi occupato di una domanda a nostro parere molto importante: in quale opera per la prima volta i pastori-custodi vengono associati all'Arcadia?

Per rispondere a questa domanda dovremo far conto solamente sulle nostre forze.

Il punto sta precisamente nel valore metaforico della figura del pastore: se, infatti, non sembra difficile comprendere chi ha introdotto nella cultura occidentale la figura del pastore in associazione con la regione dell'Arcadia (dovrebbe trattarsi di Virgilio), difficile o difficilissimo risulta invece cogliere il momento in cui per la prima volta questo abbinamento è stato fatto con il valore simbolico che avrà in seguito.

In Virgilio ed in Teocrito infatti i pastori sono dei reali pastori, la cui peculiarità è quella di alternare all'attività della pastorizia quella del canto poetico; dietro questa scelta di vita si coglie peraltro in Virgilio un retroterra culturale ben preciso, costituito dalla filosofia epicurea, ma nulla di particolarmente misterioso sembra associabile ai suoi personaggi, che non danno affatto l'impressione di essere depositari e custodi di arcani segreti; e sebbene le Bucoliche appaiano intessute di sottili e precise corrispondenze strutturali e rimandi interni ed esterni (ad esempio ad alcuni Idilli di Teocrito), non sembra il caso di parlare per esse di esoterismo o di ermetismo; l'unica egloga alquanto esoterica, cioè la IV (quella celeberrima del puer la cui nascita dovrebbe coincidere con il ritorno dell'Età dell'Oro), non ha a che fare con i pastori.

 

 

 

Il Buon pastore, affresco dalle Catacombe di Roma, III secolo d.C.

 

Più misteriosi, forse, alcuni personaggi degli Idilli teocritei: si pensi alle Talisie, i cui protagonisti sono certamente adepti del "Circolo di Cos", delle cui attività più o meno esoteriche non siamo al corrente. E tuttavia, anche a prescindere dal fatto che Teocrito ignora l'Arcadia come regione-simbolo, in generale non sembra che i pastori teocritei detengano e custodiscano un sapere ermetico-esoterico.

Per quanto ne sappiamo il primo caso in cui la figura del pastore è usata in senso metaforico è, come si è detto, il Poimandres: e tuttavia, come abbiamo visto, il tutto potrebbe reggersi su un grottesco qui pro quo, dal momento che quasi certamente il significato del titolo non ha a che fare con la pastorizia. Inoltre, quand'anche tale relazione esistesse, resta il fatto che in quest'opera l'Arcadia non è minimamente chiamata in causa.

Sulla base delle nostre conoscenze ci sembra di potere affermare che la prima opera che associ queste due realtà sia il Pastore di Erma.

Il Pastore (il cui testo è leggibile per intero qui) è un testo paleocristiano di genere apocalittico, scritto nel I o nel II secolo d.C. (le opinioni in proposito divergono), probabilmente a Roma, per rispondere al problema della remissione dei peccati post-battesimali, e fino all'Ottocento era noto solo in traduzione latina. Nel 1855 il celebre falsario Costantino Simonidis vendette alla Biblioteca dell'Università di Lipsia quattro fogli autentici ed una copia contraffatta dei rimanenti fogli di un manoscritto del XIV da lui rinvenuto sul  Monte Athos, contenente il testo originale greco dell'opera (mancante del finale). Il tutto fu pubblicato nel 1856, ma ben presto la falsificazione fu scoperta da Anger.

Quasi contemporaneamente, nel 1859, Konstantin von Tischendorf trovò nel monastero di Santa Caterina sul Sinai un manoscritto contenente una parte del Codex Sinaiticus, di cui altre parti erano già state da lui rinvenute in precedenza; tale manoscritto conteneva pure il testo greco del Pastore di Erma, anche in questo caso mutilo del finale.

Alcuni fra i primi Padri della Chiesa, come Ireneo, consideravano questo scritto come canonico; in ogni caso esso ebbe grande autorità nei secoli II e III dell'era volgare e fu certamente fra i testi più noti della prima Cristianità. Secondo una notizia tratta dal Canone Muratoriano, Erma, il Padre Apostolico autore dell'opera, era il fratello di Papa Pio I (140-154 d.C.), ma c'è chi ritiene che il testo sia più antico.