PASTORI IN ARCADIA

 

 

L'opera è composta di cinque Visioni, dodici Mandati (o Precetti) e dieci Similitudini (o Parabole). Più precisamente:

a) cap. I-XV            5 Visioni   

b) cap. XVI-IL       12 Precetti

c) cap. L-CXIV      10 Similitudini allegoriche.

Vi si immagina - ma non sono pochi quelli che pensano trattarsi di una vera autobiografia - che un personaggio omonimo dell'autore, Erma, mentre va verso Cuma, si addormenti e nel sonno si veda innanzi la sua antica padrona, Rode, ormai defunta, la quale lo rimprovera di un peccato di concupiscenza da lui commesso nei suoi confronti e lo esorta a farne penitenza. Sparita questa visione, ne appare un'altra: una vecchia matrona dalle vesti splendenti, immagine della Chiesa, che gli rimprovera la sua debolezza nell'educare i figli; in successive visioni ella gli rivela come sulla Chiesa - torre edificata sulle acque del Battesimo e fondata sulla fede, la continenza, la semplicità, la scienza, l'innocenza, la castità e la carità - stia per abbattersi un tremendo flagello, al quale si potrà sfuggire solo facendo opere di penitenza.

A partire dalla quinta Visione appare ad Erma l'angelo della penitenza in abito di pastore - donde il titolo dell'opera - che gli ordina di raccogliere i Mandati o Precetti e le Similitudini che egli gli verrà esponendo, trascrivendoli in un libro, una copia del quale dovrà rimettere al pontefice Clemente.

 

 

Icona raffigurante il "buon pastore"

 

Cinque sono le Visioni che precedono e preparano gli ammaestramenti dell'angelo della penitenza. I Mandati o Precetti sono dodici e nel loro insieme formano un compendio della morale cristiana, elencando i doveri verso Dio, verso il prossimo e verso se stessi. Seguono dieci Similitudini che per la loro forma ricordano un po' le parabole del Vangelo e che tendono a chiarire gli insegnamenti precedentemente impartiti.

Ai fini della nostra ricerca è essenziale la nona Similitudine: essa infatti è ambientata in Arcadia, regione nella quale l'Angelo-pastore, senza motivo apparente, trasporta Erma giunto ormai al termine del suo compito, per mostrargli una grande pianura delimitata da dodici monti. Leggiamo l'inizio della Similitudine:

 

"Dopo che io scrissi i precetti e le similitudini del pastore, angelo della penitenza, egli venne da me e mi disse: "Voglio mostrarti quanto ti manifestò lo Spirito Santo nella figura della chiesa. Lo Spirito è il figlio di Dio. Eri molto debole nella carne e non ti fu rivelato per mezzo dell'angelo. Quando ti irrobustisti nello spirito e fosti forte della tua forza, in modo da poter vedere anche l'angelo, allora ti fu manifestata, mediante la chiesa, la costruzione della torre. Hai visto bene e con venerazione ogni cosa come da parte di una vergine. Ora da parte di un angelo vedi per mezzo dello stesso spirito. Bisogna che tu ora impari con maggiore precisione ogni cosa da me. L'angelo glorioso mi ha indotto ad abitare nella tua casa perché tu vedessi tutto con coraggio e non con timore come prima".

Mi portò in Arcadia, su un monte a forma di mammella. Mi fece sedere sulla cima e mi mostrò una grande pianura e nel suo orizzonte dodici monti, dei quali chi aveva un aspetto chi un altro. Il primo nero come la fuliggine; il secondo spoglio, senza erbe; il terzo pieno di spine e di triboli; il quarto con erbe mezzo secche, verdi nella parte superiore, secche nella parte verso le radici; certe erbe quando il sole scottava divenivano secche. Il quinto monte era assai scabroso e aveva erbe verdi. Il sesto monte era pieno di crepacci grandi e piccoli. I crepacci avevano le erbe che non erano molto rigogliose ma come appassite. Il settimo monte aveva erbe floride e tutto il monte era fiorente e vi pasceva ogni specie di animali e di uccelli. Più vi pascevano animali ed uccelli più crescevano le erbe del monte. L'ottavo monte era pieno di sorgenti, e si abbeverava ogni specie di creature del Signore alle sorgenti di questo monte. Il nono monte non aveva assolutamente acqua ed era del tutto deserto. Vi abitavano fiere e serpenti mortiferi che uccidevano gli uomini. Il decimo monte aveva alberi giganti ed era del tutto ombroso e all'ombra degli alberi le pecore giacevano riposandosi e ruminando. L'undecimo monte era molto alberato. Gli alberi erano fruttiferi e coperti di frutti diversi e chi li vedeva desiderava mangiarli. Il dodicesimo monte era bianco, con una vista ridente. In sé il monte era meraviglioso."

 

Come detto all'inizio, ci risulta che sia questa la prima volta in cui la figura del Pastore, intesa in senso ermetico-esoterico, è associata all'Arcadia. La spiegazione dell'associazione potrebbe in questo caso essere banale: se infatti prestiamo fede alle indicazioni di sapore autobiografico presenti nel testo, Erma stesso sarebbe stato uno schiavo nativo dell'Arcadia, successivamente venduto alla matrona romana di nome Rode che appare nella prima Visione. Tuttavia non bisogna dimenticare che secondo il Canone Muratoriano egli era invece originario di Aquileia, per cui la questione, di fatto, rimane aperta.