VITTORIO PICOTTINO - L'ERMETISMO

 

 



Con il termine ermetismo si usa denotare una forma di pensiero filosofico e tecnico-operativo caratterizzato da una spiccata sensibilità religiosa, che affonda le sue origini nell'antico Egitto e che, a contatto con la civiltà greca classica, apre la strada ad una riflessione che darà origine ad una vasta produzione di carattere filosofico e teologico, che investirà anche l’astrologia, la magia e soprattutto l'alchimia.
Alla figura di Hermes Trismegisto, e ad altri personaggi mitici con cui egli viene talvolta identificato, vengono attribuiti diversi scritti, che saranno poi classificati nel Corpus Hermeticum.
Hermes Trismegisto non sarebbe altri che il dio egizio Thoth o Theuth "tre volte grandissimo" ("trismegisto" in greco significa appunto questo), lo stesso di cui parla Platone nel Fedro attribuendogli l'invenzione di tutto ciò che porta all'evoluzione della civiltà umana, dal gioco degli scacchi alla scrittura. La sua identificazione con il dio greco Hermes si spiega alla luce del sincretismo religioso determinatosi in seguito alla conquista dell'Oriente da parte di Alessandro Magno ed alla fondazione di Alessandria d'Egitto, vero e proprio crogiolo di culture diverse e principale polo culturale della prima età ellenistica. 

L’idea fondamentale dei testi ermetici è quella dell’unità del tutto, sulla quale si fondava una visione olistica della realtà, espressa nella dottrina cosiddetta della sympàtheia universale, presente anche nella dottrina dello stoico Posidonio di Apamea e ripresa nella Tabula Smaragdina, testo fondamentale dell’alchimia. 
Gli autori dei testi ermetici si definiscono filosofi, ma conferiscono al termine filosofia un significato più ampio rispetto a quello di comprensione razionale della realtà. La filosofia ermetica presenta infatti i tratti di un’antica tradizione sapienziale, in cui il sapere è trasmesso come una rivelazione dal maestro al discepolo o per illuminazione immediata dal dio Hermes, per poi tradursi in una operatività che mira alla trasformazione della realtà: il principio stesso su cui si regge l'alchimia (e con essa la magia).

 

Il dio Thoth "tre volte grandissimo"


Nel Medioevo tuttavia questo articolato insieme di saperi non fu trasmesso, e buona parte delle informazioni che circolarono su Hermes furono ricavate da autori cristiani tardoantichi, che assunsero atteggiamenti diversi nei confronti dell’ermetismo: 
Agostino criticò aspramente questa forma di religione pagana, mentre positivi furono i giudizi di Lattanzio e Quodvultdeus, discepolo di Agostino e autore di un trattatello Adversus quinque haereses, che fecero di Hermes un precursore della rivelazione cristiana. In generale però l'attacco sferrato contro la dottrina ermetica da molti filosofi e dai Padri della Chiesa fu duro, tanto che il Cristianesimo finì col classificare l'ermetismo come una dottrina eretica, accomunandolo con la Gnosi (con la quale esso ha in effetti molti punti di contatto, fra cui il concetto di Sophìa) e mettendo al bando definitivamente ogni tipo di trattato di matrice ermetica.

Il Corpus hermeticum, così come era noto agli studiosi in età medievale, era composto da 17 trattati raggruppati ed ordinati in età bizantina, scelti probabilmente per l’assonanza delle dottrine ivi presentate con gli elementi della cultura cristiana. Da questa collezione risultano infatti eliminati, o comunque sensibilmente ridotti, tutti gli aspetti legati alle pratiche occulte (magia, astrologia, alchimia), che spiccavano invece nei titoli delle più antiche testimonianze greche attribuite ad Hermes che ci sono pervenute.

Passò quindi molto tempo prima che si sentisse ancora parlare di ermetismo, tanto più essendo sparito tutto il corpus dei trattati. Gli scritti di magia, medicina magica ed astrologica, alchimia che in età medievale circolarono sotto l’attribuzione ad Hermes, furono in gran parte tradotti dall’arabo, sebbene originariamente costituiti da materiali risalenti all’età ellenistica. Fu Michele Psello, uno studioso bizantino vissuto a cavallo del XI secolo, a dare nuova vita al Corpus Hermeticum, che però rimase ignoto in Occidente.

Esso rappresentò invece la fonte di ispirazione di tutto il pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale. L'esistenza del testo venne probabilmente resa nota in Occidente in occasione del concilio tenutosi a Firenze sotto Cosimo de' Medici nel 1438 nel tentativo di sanare lo scisma d'Oriente. Nel 1460 Cosimo riuscì a procurarsi la copia originale appartenuta a Michele Psello ed ordinò a Marsilio Ficino di tradurre immediatamente il Corpus. All'epoca il Corpus era attribuito all'antichità egizia ed era ritenuto addirittura precedente a Mosè: lo si riteneva opera di Hermes Trismegisto in persona. In seguito però Isaac Casaubon, nel De rebus sacris et ecclesiasticis (1614), datò la composizione del Corpus all'epoca tardo-ellenistica e mise in dubbio la reale esistenza storica del suo autore. In effetti, come si diceva, il nome stesso di Hermes Trismegisto sembra risalire ad un'epoca non antecedente a quella alessandrina e non si spiega se non con il sincretismo religioso e culturale tipico dell'età ellenistica.

Rimane tuttora irrisolto, però, il problema della cronologia dei contenuti, che potrebbero essere di gran lunga precedenti alla sua redazione scritta: lo studioso Martin Bernal, ad esempio, ha riaffermato con forza l'origine egiziana del Corpus hermeticum.

Il testo a noi noto è probabilmente frutto di un rimaneggiamento compiuto da Michele Psello verso il 1050; è plausibile che egli abbia eliminato elementi magici e alchemici per rendere il Corpus più accettabile per la Chiesa ortodossa.

Esso viene generalmente diviso in due parti: Pimander o Poimandres: è la parte tradotta nel 1463 da Marsilio Ficino, consta di quattordici trattati e riguarda la creazione; Asclepius: già circolante in epoca medievale nella versione latina attribuita ad Apuleio, è un trattato di magia nel quale si espongono le pratiche dei sacerdoti egizi volte all'animazione di statue, tramite il coinvolgimento di forze sovrannaturali.

Poimandres, ovvero Pimandro, significa "uomo pastore", o forse, più appropriatamente, "pastore di uomini", e questo potrebbe forse spiegare il motivo per cui i primi custodi di questa antica tradizione esoterica amavano raffigurarsi come pastori (cfr. Poussin e il mito dell'Arcadia). Il Poimandres è una sorta di cammino iniziatico attraverso il quale il fedele viene condotto alla comprensione del nous ed alla rinascita in Dio, mediante l'insegnamento del suo messaggero Hermes Trismegisto. Tutto ciò in ossequio ad uno dei principi cardine della dottrina ermetica: l'uomo deve compiere un viaggio per liberare dai vincoli terreni la sua parte divina (l'intelletto) e giungere così alla salvezza, rappresentata dal lògos, la verità del Poimandres. Non tutti però saranno in grado di compiere questo percorso: esso infatti è riservato a pochi eletti. Chi aspira a farne parte deve anzitutto lavorare su se stesso per ampliare la propria coscienza, sviluppandola gradualmente fino a conseguire l'indispensabile sensibilità spirituale, che è l'unica chiave d'accesso ai misteri dell'Ermetismo: solo allora la Rivelazione verrà a lui, e non esiste modo per conquistarla con le sole forze dell'intelletto umano. Questa è la legge fondamentale dell'Ermetismo: ed è davvero singolare trovare riscontro di questa teoria in diversi autori che non risultano (ufficialmente) collegati con l'Ermetismo, come ad esempio Dante: il percorso da lui delineato nella Commedia consiste infatti nel tentativo del protagonista di liberarsi dall'abiezione in cui è caduto, tentativo in sé fallimentare, ma compiuto con instancabile determinazione; ogni suo sforzo però resta inefficace fino a quando la Grazia divina (Beatrice) non gli viene incontro, e d'altra parte essa non verrebbe in suo soccorso se non avesse avuto la prova della sua buona volontà. Si tratta insomma di un avvicinamento reciproco. La stessa vicenda è raccontata anche da Apuleio nella favola di Amore e Psiche, e a ben guardare anche il percorso raccontato da Agostino nelle Confessioni a proposito della propria conversione è sorprendentemente simile.
Al Poimandres e all'Asclepius si è aggiunto misteriosamente, in epoca recente (1908), il cosiddetto Kybalion, che pretende di essere - ammesso ovviamente che sia da considerare autentico - il complemento del Corpus Hermeticum, in particolare della parte di esso chiamata Tabula Smaragdina: si tratta di un vero e proprio compendio della sapienza ermetica che enuncia i principi fondamentali dell'Alchimia. E' quindi evidente che il Corpus ha continuato ad influenzare la cultura occidentale anche nei secoli successivi, attraverso la trasmissione occulta avvenuta in seno a numerose sette esoteriche.

Non solo: esso ha esercitato un enorme influsso anche su pensatori come Rudolf Steiner, padre dell'antroposofia, ed artisti, particolarmente musicisti e pittori, questi ultimi da sempre legati al mondo dell'alchimia: non a caso fra i discepoli di Steiner si annovera Vasilij Kandinskij, uno fra i pittori più ermetici del Novecento, di ispirazione marcatamente spiritualista come tutti i membri del Blaue Reiter. Ed è appena il caso di ricordare che la poesia italiana novecentesca è dominata dalla corrente denominata appunto Ermetismo, all'interno della quale si annoverano forse impropriamente anche Ungaretti e Montale, ma il cui principale rappresentante "puro" è il fiorentino Mario Luzi.

Non si esagera quindi se si afferma che pochi testi hanno esercitato un'influenza paragonabile a quella del Corpus Hermeticum nella cultura mondiale, a maggior ragione perché esso, bandito dal mondo accademico ufficiale, ha seguito percorsi e canali segreti, per soli iniziati, diventando di fatto la Bibbia dell'occultismo e la fonte d'ispirazione delle principali sette segrete che hanno determinato il corso della Storia, fra cui ovviamente la Massoneria, di cui fanno parte quasi tutti i potenti della Terra.