1.
ANCORA
PASTORI
IN
ARCADIA
Sono dunque tre
i dipinti che ci ripropongono il motto Et in Arcadia Ego:
- quello
del Guercino, un
enigmatico olio su tela di cm. 82 x 91, eseguito pare intorno al 1618 dopo una
breve visita dell'autore a Venezia, oggi alla Galleria Nazionale D'Arte Antica
di Palazzo Corsini in Roma;
- quello di Poussin
del 1629-30, un olio su tela di
cm. 101 x 82, intitolato Les bergers d'Arcadie - Et in Arcadia Ego,
ora alla Devonshire Collection a Chatsworth;
-
quello
dello stesso Poussin del 1639-40 (se non più tardi), intitolato
anch'esso Les bergers d'Arcadie - Et in Arcadia Ego, un olio su
tela di cm. 85 x 121 cm, oggi conservato al Louvre.
Circa
dieci anni dopo il
primo quadro dedicato al tema Et
in Arcadia Ego, dunque, Poussin sentì il bisogno di tornare sul
soggetto, ma modificando radicalmente l'impostazione iconografica del
dipinto (cliccando
sull'immagine
è
possibile
vederla
ingrandita):
Ciò che immediatamente salta all'occhio è il fatto che il sepolcro non è più inserito nella parete di un
monte: questa volta si trova in un luogo pianeggiante ma, si direbbe, elevato (lo si
comprende
dalle
cime
che
campeggiano
sullo
sfondo,
che
appaiono
di
poco
più
alte),
come
una
specie
di
altopiano
in
montagna.
La
seconda
constatazione
che
si
impone
è
che
il cranio,
presente
sia
nel
dipinto
del
Guercino
che
nel
primo
di
Poussin, è scomparso.
Come
nel dipinto del 1630,
al di sotto del sepolcro compare una fonte: questa volta però
è
asciutta.
Ci sono ancora tre figure maschili ed una femminile, ma a
differenza
dei
"pastori"
del
precedente
dipinto
tutti
sono
ugualmente
coinvolti:
non c'è nessun
personaggio (Alfeo) che se ne sta appartato e sembra non prendere parte alla
scena.
Pare
che
sia
riproposta
anche
la
stessa
simbologia
dei colori,
che,
secondo
la
tesi
"alchemica"
di
Baldini
(leggibile
integralmente
qui),
alluderebbero
ai
quattro
elementi: bianco per l'aria, blu per l'acqua e rosso (arancione
nel quadro precedente) per il fuoco, restando sottinteso che la terra (marrone-nero)
è rappresentata
dai
luoghi su
cui
poggia
la
tomba e
dal
contenuto
stesso
del
sepolcro.
Tuttavia spicca
il
fatto
che
il
personaggio
femminile che domina la composizione
sia non
solo
completamente
diverso
dalla
"pastora"
del
precedente
dipinto,
che
si
presentava
discinta,
con
un
seno
nudo
e
una
coscia
scoperta,
ma
anche
diverso dagli
altri
personaggi,
vestiti
da
pastori;
è
strano
che
il
suo
essere
"fuori
contesto"
non
sia
immediatamente
saltato
agli
occhi
degli
interpreti
che
leggono
il
dipinto
come
un
semplice
"gruppo
di
pastori
in
Arcadia".
Questa
è
una
figura
che
di
rustico
non
ha
nulla:
è
regale,
ieratica,
composta e
solenne,
e
ricorda
nelle
fattezze
e
nell'atteggiamento
la
statuaria
classica;
è pudicamente
coperta
dalla
testa
ai
piedi
da un
ricco
abbigliamento
niente
affatto pastorale;
le
sue
dominanti
cromatiche
sono
il
giallo
e
il
blu,
che
formano
un
contrasto
molto
vivace.
Potremmo
perfino
dubitare
che
vi
sia
un
effettivo
legame
fra
i
due
dipinti,
se
non
ne
facesse
fede
l'identico
titolo
con
tanto
di
sottotitolo
(Les
bergers
d'Arcadie
-
Et
in
Arcadia
Ego)
e
la
presenza
del
sepolcro
con
la
medesima
iscrizione
epigrafica,
Et
in
Arcadia
Ego:
entrambe
eloquenti
testimonianze del fatto che tra il quadro
presente e quello precedente vi è senz'altro un legame. Ma
quale?
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