POUSSIN: LES BERGERS D'ARCADIE, 1639-40

 

 

2. IL DIPINTO E I SUOI MISTERI

 

Ancora una volta siamo ad un bivio, che poi diventa un trivio, poiché le possibilità che si danno sono in sostanza due, ma la seconda offre a sua volta almeno due chiavi di lettura diverse:

- o restare sulla superficie del dipinto, ed interpretarlo semplicemente come un gruppo di pastori (di cui la donna, chissà perché, vestita in modo del tutto diverso dagli altri) che trovano una tomba sui monti dell'Arcadia e vi leggono inciso un memento mori che suscita la loro curiosità (due di essi infatti lo indicano) e, si direbbe, la loro preoccupazione, dal momento che il pastore più giovane si volta verso la donna con aria smarrita e lei, maternamente, gli appoggia una mano sulla spalla come a volerlo rassicurare;

- o tentarne una lettura simbolico-allegorica, ammettendo che quindi la "lettera" del dipinto celi un significato più profondo. Ma qui, come accennavo, sono almeno due le strade che si aprono di fronte a noi, perché, come già per gli altri due dipinti precedenti, sono state battute dagli interpreti più audaci due piste completamente diverse: una porta al Santo Graal, l'altra (quella di Baldini) porta invece verso le remote origini della tradizione ermetica collegabile all'Arcadia: che, come scopriamo non senza sorpresa, sono da lui ricondotte all'antico Egitto.

Circa la tentazione di chiudere sbrigativamente la partita sposando la prima ipotesi, voglio far notare ancora una volta che vi si oppongono alcune circostanze che sarebbe superficiale e poco sensato ignorare.

Il più strano ed inquietante è forse il fatto che Bérenger Saunière, abate del borgo di Rennes Le Château dal 1885 e presunto scopritore del mistero del Graal (si veda Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln, del 1982, su cui è basato Il codice Da Vinci di Dan Brown), manifestò un interesse tutto particolare per questo dipinto, tanto da volerne ad ogni costo con sé una copia in una "caccia al tesoro" che gli fruttò una ricchezza improvvisa e mai spiegata (l'intera vicenda è riassunta qui).

 

 

Il curato Bérenger Saunière con alcuni amici in una foto d'epoca

 

A questo punto il lettore colto e scettico si sente in dovere di arricciare il naso: fa parte del protocollo della persona acculturata affermare che Il codice Da Vinci contiene solo una valanga di stupidaggini e tirare innanzi come se il romanzo non esistesse nemmeno; tuttavia, a prescindere delle deduzioni che ne ha tratto Dan Brown sulla scorta di Baigent-Leigh-Lincoln, vale la pena di ricordare che questo dipinto fu al centro di oscuri maneggi ben prima che essi se ne occupassero.

Li riassumo brevemente sulla scorta di un saggio di Sabina Marineo intitolato La tomba d’Arcadia all’ombra del Tempio.

"Facciamo un altro lungo passo all’indietro e trasferiamoci nel XVII secolo. Ora ci troviamo proprio nell’epoca del pittore francese.

La personalità singolare di Nicolas Poussin, la sua simpatia per gruppi di natura esoterica e per il movimento della Fronda, la sua amicizia con i Fouquet, tutte queste componenti si presterebbero ad uno scenario cospirativo di messaggi e simboli.

Che cosa nasconde la lettera scritta al ministro delle finanze Nicolas Fouquet dal fratello Louis, membro della Compagnie du Saint Sacrement? Louis parla di “vantaggi” dalla portata enorme “che i re avrebbero gran pena a strappargli (a Poussin) e che oltre a lui forse nessuno al mondo avrebbe mai scoperto nei secoli a venire”."

Questo è il testo della lettera: 

Roma, 17 aprile 1656

Non potreste credere, signore, né le fatiche che si sobbarca per il vostro servizio, né l’affetto con cui lo fa, né il merito e la probità che mette in ogni cosa.

Ho reso al signor Poussin la lettera che voi gli avete fatto l’onore di scrivergli… lui ed io abbiamo progettato certe cose delle quali potremmo intrattenervi a fondo tra poco e che vi doneranno, tramite il signor Poussin, dei vantaggi (se voi non vorrete disprezzarli) che i re durerebbero grande fatica ad ottenere da lui e che, dopo di lui, nessuno al mondo scoprirà nei secoli futuri; e quello che più conta, ciò sarebbe senza molte spese e potrebbe perfino tornare a profitto, e si tratta di cose da ricercare così fortemente che nulla di quanto esiste sulla terra potrà avere migliore fortuna od esservi uguale.

Una lettera senza dubbio molto interessante per il Re Sole, che era più che mai determinato a conservare il suo potere.