2.
IL
DIPINTO
E
I
SUOI
MISTERI
Ancora
una
volta
siamo
ad
un
bivio,
che
poi
diventa un
trivio,
poiché
le
possibilità
che
si
danno
sono
in
sostanza
due,
ma
la
seconda
offre
a
sua
volta
almeno
due
chiavi
di
lettura
diverse:
-
o
restare sulla
superficie
del
dipinto,
ed
interpretarlo
semplicemente
come
un
gruppo
di
pastori
(di
cui
la
donna,
chissà
perché,
vestita
in
modo
del
tutto
diverso
dagli
altri)
che
trovano
una
tomba
sui
monti
dell'Arcadia
e
vi
leggono
inciso
un
memento
mori
che
suscita
la
loro
curiosità
(due
di
essi
infatti
lo
indicano)
e,
si
direbbe,
la
loro
preoccupazione,
dal
momento
che
il
pastore
più
giovane
si
volta
verso
la
donna
con
aria
smarrita
e
lei,
maternamente,
gli
appoggia
una
mano
sulla
spalla
come
a
volerlo
rassicurare;
-
o
tentarne
una
lettura
simbolico-allegorica,
ammettendo
che
quindi
la
"lettera"
del
dipinto
celi
un
significato
più
profondo.
Ma
qui,
come
accennavo,
sono
almeno
due
le
strade
che
si
aprono
di
fronte
a
noi,
perché,
come
già
per
gli
altri
due
dipinti
precedenti,
sono
state
battute dagli
interpreti
più
audaci
due
piste
completamente
diverse:
una
porta
al
Santo
Graal,
l'altra
(quella
di
Baldini)
porta
invece
verso
le
remote
origini
della
tradizione
ermetica
collegabile
all'Arcadia:
che,
come
scopriamo
non
senza
sorpresa,
sono
da
lui
ricondotte
all'antico Egitto.
Circa
la
tentazione
di
chiudere
sbrigativamente
la
partita
sposando
la
prima
ipotesi,
voglio
far
notare
ancora
una
volta
che
vi
si
oppongono
alcune
circostanze
che
sarebbe
superficiale
e
poco
sensato
ignorare.
Il
più
strano
ed
inquietante è
forse
il
fatto
che Bérenger Saunière,
abate del borgo di Rennes Le Château dal 1885
e
presunto scopritore del mistero
del Graal (si veda Il
Santo
Graal
di
Baigent,
Leigh
e
Lincoln,
del
1982,
su
cui
è
basato
Il
codice
Da
Vinci
di
Dan
Brown), manifestò
un interesse tutto particolare
per questo dipinto, tanto
da
volerne
ad
ogni
costo
con
sé
una
copia
in
una
"caccia
al
tesoro"
che
gli
fruttò
una
ricchezza
improvvisa
e
mai
spiegata
(l'intera
vicenda
è
riassunta
qui).
Il
curato
Bérenger
Saunière
con
alcuni
amici
in
una
foto
d'epoca
A questo
punto il
lettore
colto
e
scettico
si
sente
in
dovere
di
arricciare
il
naso:
fa
parte
del
protocollo
della
persona
acculturata
affermare che
Il
codice
Da
Vinci
contiene
solo
una
valanga di
stupidaggini
e
tirare
innanzi
come
se
il
romanzo
non
esistesse
nemmeno;
tuttavia,
a
prescindere
delle
deduzioni
che
ne
ha
tratto
Dan
Brown
sulla
scorta
di
Baigent-Leigh-Lincoln, vale
la
pena
di
ricordare
che
questo
dipinto
fu
al
centro
di
oscuri
maneggi
ben
prima
che
essi
se
ne
occupassero.
Li
riassumo
brevemente
sulla
scorta
di
un
saggio
di
Sabina
Marineo intitolato
La
tomba
d’Arcadia
all’ombra
del
Tempio.
"Facciamo
un
altro
lungo
passo
all’indietro
e
trasferiamoci
nel
XVII
secolo.
Ora
ci
troviamo
proprio
nell’epoca
del
pittore
francese.
La
personalità
singolare
di
Nicolas
Poussin,
la
sua
simpatia
per
gruppi
di
natura
esoterica
e
per
il
movimento
della
Fronda,
la
sua
amicizia
con
i
Fouquet,
tutte
queste
componenti
si
presterebbero
ad
uno
scenario
cospirativo
di
messaggi
e
simboli.
Che
cosa
nasconde
la
lettera
scritta
al
ministro
delle
finanze
Nicolas
Fouquet
dal
fratello
Louis,
membro
della
Compagnie
du
Saint
Sacrement?
Louis
parla
di
“vantaggi”
dalla
portata
enorme
“che
i
re
avrebbero
gran
pena
a
strappargli
(a
Poussin)
e
che
oltre
a
lui
forse
nessuno
al
mondo
avrebbe
mai
scoperto
nei
secoli
a
venire”."
Questo è il testo della lettera:
Roma, 17 aprile 1656
Non potreste credere, signore, né le fatiche che si sobbarca per il
vostro servizio, né l’affetto con cui lo fa, né il merito e la probità
che mette in ogni cosa.
Ho reso al signor Poussin la lettera che voi gli avete fatto l’onore di
scrivergli… lui ed io abbiamo progettato certe cose delle quali
potremmo intrattenervi a fondo tra poco e che vi doneranno, tramite il
signor Poussin, dei vantaggi (se voi non vorrete disprezzarli) che i re
durerebbero grande fatica ad ottenere da lui e che, dopo di lui,
nessuno al mondo scoprirà nei secoli futuri; e quello che più conta,
ciò sarebbe senza molte spese e potrebbe perfino tornare a profitto, e
si tratta di cose da ricercare così fortemente che nulla di quanto
esiste sulla terra potrà avere migliore fortuna od esservi uguale.
Una lettera senza dubbio molto interessante per il Re
Sole, che era più che mai determinato a conservare il suo potere.
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