POIMANDRES

 

 

Pimander o Poimandres è il titolo della prima parte del Corpus Hermeticum attribuito a Hermes Trismegisto, variamente tradotto come "uomo pastore" o (meglio) "pastore di uomini", dalle parole greche ποιμήν ("pastore") e ἀνήρ ("uomo"). Qualcosa però, in questo composto, stride alle orecchie di chi conosce il greco antico: la terminazione -nder, evidentemente nominativo singolare, non si spiega in nessun modo, dato che "uomo" si dice "anèr" e non "ànder"; anche la terminazione della seconda variante del titolo, -ndres, suona strana, perché "àndres" è nominativo plurale ("uomini"), e se esso significasse "pastore di uomini" la parola "uomini" precederebbe la parola "pastore" e sarebbe in caso genitivo.

Insomma, questo titolo suona "poco greco"; ed infatti recenti studi hanno messo in luce un'etimologia ben più plausibile, dall'egizio Peime-nte-rê, cioè "Conoscenza di Re" o "Comprensione di Re", dove Re è Ra, il dio solare supremo.

Il nome Poimandres è quindi probabilmente di origine egiziana; solo in seguito fu grecizzato e utilizzato a designare il mediatore della rivelazione: nel trattato si descrive infatti l'iniziazione di Hermes Trismegisto sotto la guida di un'Intelligenza Suprema, Poimandres appunto.

Si tratta di una sorta di percorso iniziatico attraverso il quale il fedele viene condotto alla comprensione del nous ed alla rinascita in Dio, mediante l'insegnamento del suo messaggero Hermes Trismegisto. Uno dei principi cardine della dottrina ermetica afferma infatti che l'uomo deve compiere un viaggio per liberare dai vincoli terreni la sua parte divina (l'intelletto) e giungere così alla salvezza, rappresentata dal lògos divino; non tutti però saranno in grado di compiere questo cammino, riservato a pochi eletti.
Riporto di seguito il testo completo del Poimandres.
 

POIMANDRES


Mentre un giorno io riflettevo sugli esseri e il mio pensiero s'era elevato e tutte le mie sensazioni s'erano assopite - come avviene a chi è immerso nel sonno per sazietà, per lussuria o per stanchezza - mi parve che un essere immenso, senza limiti, mi chiamasse a nome e mi dicesse:
"Che cosa vuoi udire e vedere che cosa vuoi apprendere e conoscere?"

"E chi sei tu?" dissi io.

"Io sono - rispose - Pimandro, l'Intelligenza suprema. Io sono quel che tu vuoi e dovunque io sono con te".

"Io voglio - dissi - essere istruito sugli esseri, comprendere la loro natura e conoscere Iddio".

"Raccogli nel tuo pensiero tutto quello che vuoi sapere - mi disse - ché io t'istruirò".

Ciò detto, egli mutò di forma e allora, subitamente, tutto mi fu chiaro ed io vidi uno spettacolo prodigioso. Tutto diventava una dolce e gaia luce la cui vista mi rallegrava. Ma tosto discesero tenebre cupe e orribili di forme tortuose: mi parve che queste tenebre mutassero in non so quale natura umida indicibilmente sconvolta esalante fumo come da fuoco ed un rumore indescrivibile, lugubre. E ne uscì un grido inarticolato che sembrava la voce stessa della luce.

Hermes Trismegisto in un mosaico della Cattedrale di Siena

Una parola santa discese dalla luce sulla natura e un fuoco puro si sollevò dalla natura umida verso l'alto, ed era sottile, penetrante e, nello stesso tempo, attivo. E l'aria, per la sua leggerezza, seguiva il fluido sollevandosi dalla terra e dall'acqua sino al fuoco, talchè sembrava sospesa.
La terra poi e l'acqua restavano mescolate insieme in modo che non si poteva scorgere la terra attraverso l'acqua ed entrambe si muovevano per la parola spirituale che si udiva.

"Hai compreso - mi disse Pimandro - il significato di questa visione?"
"Sto per comprenderlo" risposi.

"Questa luce - disse - sono io, l'Intelligenza, il tuo Dio che precede la natura umida uscita dalle tenebre, e il Verbo luminoso che emana dall'Intelligenza è figlio di Dio".

"Che vuoi dire?" domandai.

"Ascolta: quello che in te vede e intende è il Verbo, la parola di Dio; l'Intelligenza è il Dio Padre. Essi non sono separati poiché l'unione è la loro vita".

"Io ti ringrazio" risposi.

"Comprendi dunque la luce - disse - e conoscila".

A queste parole egli mi fissò a lungo ed io tremai nel guardarlo. E ad un cenno di lui vidi nel mio pensiero la luce e le sue potenze innimerevoli, il mondo infinito prodursi e il fuoco, mantenuto da una forza immensa, arrivare al suo equilibrio. Ecco quel che compresi guardando attraverso la parola di Pimandro. E come io ero ripieno di stupore, egli mi disse:
"Tu hai visto nel tuo pensiero, la forma primordiale anteriore al Principio infinito".