La storia della filosofia distingue
due forme fondamentali d'Ironia:
- l'Ironia socratica;
-
l'Ironia romantica.
L'ironia socratica
Essa
consiste,
come abbiamo
visto, nella sottovalutazione che Socrate,
un po' per
finta e
un po' per
davvero,
fa di se stesso nei confronti degli avversari con cui discute. Quando
nella discussione sulla giustizia Socrate dichiara: "Io ritengo
che l'indagine è al di là delle nostre possibilità
e che voi che siete bravi dovete aver pietà di noi piuttosto
che arrabbiarvi con noi", Trasimaco esclama: "Ecco la solita
ironia di Socrate!" (Rep., I, 336 e-337 a).
Aristotele non
fa che enunciare genericamente questo atteggiamento socratico quando
vede nell'ironia uno degli estremi nell'atteggiamento di fronte alla verità.
Il veritiero è nel giusto mezzo; chi esagera la verità
è il millantatore e chi invece tenta di diminuirla è
l'ironico.
Aristotele
L'ironia, dice Aristotele, è, sotto questo aspetto,
simulazione (Et. Nic., II, 7, 1108 a 22). Cicerone si rifà
a questo concetto affermando che "Socrate spesso nella disputa
abbassava se stesso ed alzava coloro che voleva confutare; e così,
parlando diversamente da come pensava, adoperava volentieri quella
simulazione che i Greci chiamano ironia" (Acad., IV, 5, 15). E a
questo concetto del termine fa riferimento anche S. Tommaso, che
la considera una forma lecita di menzogna (Summa Theologica, II, 2, q. 113,
a. 1).
L'Ironia romantica
Essa
poggia sul presupposto dell'attività
creatrice dell'Io assoluto. Identificandosi con l'Io assoluto, il
filosofo o il poeta (che molto spesso coincidono, per i Romantici)
è portato a considerare anche la realtà più salda
come un'ombra o un gioco dell'Io: è portato cioè a sottovalutare
l'importanza della realtà, a non prenderla sul serio.
Secondo
Friedrich Schlegel, l'ironia è la libertà assoluta
di fronte a qualsiasi realtà o fatto: "trasferirsi arbitrariamente
ora in questa ora in quella sfera come in un altro mondo, non solo
con l'intelletto e con l'immaginazione ma con tutta l'anima; rinunciare
liberamente ora a questa ora a quella parte del proprio essere, e
limitarsi completamente a un'altra; cercare e trovare il proprio uno
e tutto ora in questo, ora in quell'individuo e dimenticare volutamente
tutti gli altri: questo può solo uno spirito che contiene in
sé come una pluralità di spiriti e tutto quanto un sistema
di persone, e nel cui intimo l'universo che, come si dice, è
in germe in ogni mondo, s'è dispiegato ed è pervenuto
alla sua maturità" (Fragmente, 1798, § 121).
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