RENÉ MAGRITTE

 

 

Ma Magritte è capace di ironia ben più sottile e raffinata.

Le sue composizioni, ad esempio, suggeriscono interessanti nessi tra il mondo degli oggetti e quello dei nomi: partendo dalla convinzione che il linguaggio, abitualmente impiegato per descrivere la realtà, non può in effetti che dare luogo a un’infinita serie di fraintendimenti, Magritte decide di esplicitare questo paradosso attraverso immagini quanto più possibile riconoscibili, in modo da rendere evidente la loro intrinseca insufficienza rappresentativa. Il caso più celebre è quello di Ceci n'est pas une pipe.

Le pipe hanno una lunga storia, nell'opera di Magritte: una storia che parte nel 1926. In quell'anno Magritte aveva già realizzato uno schizzo raffigurante tre forme: una forma astratta, la rappresentazione di una pipa e la parola pipa.

Ma il tema della pipa conosce la sua massima notorietà nel 1928-29: in quell'anno infatti egli dipinge un quadro nel quale è raffigurata inequivocabilmente una pipa, ponendo sotto di essa la sconcertante didascalia Ceci n'est pas une pipe. Il titolo del dipinto è tutto un programma: La trahison des images, ovvero "Il tradimento delle immagini".

 

 

René Magritte, Il tradimento delle immagini (1928-29)

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In seguito l'artista belga riproporrà questo tema più volte ed in varie versioni (11 in tutto), ripetendo la scritta anche in inglese ("This is not a pipe"), con variazioni sul tema ("Questa continua a non essere una pipa") e con divertenti picchi di autoironia (come ne Il lume filosofico del 1936), fino ad approdare alla versione più recente, altrettanto nota rispetto a quella del 1928, risalente al 1966, intitolata I due misteri.

Essa raffigura non una, ma due pipe:

 

 

René Magritte, I due misteri (1966)

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Una delle due pipe è inquadrata in una tela-lavagna posta su un cavalletto da pittore; l'altra, più grande e come fatta d'aria e di fumo, fluttua nello spazio e scivola nel vuoto. Al di sotto della prima si legge la scritta: «Ceci n'est pas une pipe»: «questo non è una pipa», ed a questo punto ci accorgiamo che non si tratta di una pipa qualunque, ma del dipinto omonimo del 1928-9: non per nulla esso è appoggiato su un cavalletto. Ma l'altra pipa, quella che fluttua sulla parete, cos'è?