Rappresentando
soggetti tratti
dalla realtà
quotidiana in
rapporti e contesti insoliti,
Magritte realizza dipinti
pervasi da una
sottile inquietudine.
Grazie
a un’aura di
umorismo e di
assurdo, alla
costante
ironia che
le pervade e
che impedisce
di prendere
sul serio la
realtà
rappresentata
(ma anche quella
che funge da
referente),
le
opere di Magritte
approdano ad una sorta
di "realismo
magico".
La
vena ironica
di Magritte
è evidente
soprattutto
nelle sue
versioni surreali
di dipinti famosi;
un esempio famoso è
la sua Madame Récamier
de David del
1950, che,
parodiando il
celebre ritratto
realizzato da
Jacques-Louis
David nel
1800, raffigura una
bara adagiata
sul divano:
Ma
anche nella
vita quotidiana Magritte
era dotato di
un umorismo
caustico e piuttosto
volgare:
alla domanda
«Come
sta?»
gli piaceva
rispondere «Come
vuole lei»;
inoltre
amava terminare
le lettere con
un affettuoso
«buona
inculata».
Fedele
alla sua vena
sarcastica e
beffarda, egli
si creò
nel 1948 a Parigi
il cosiddetto
periodo «Vache»,
una sorta di
parodia del
fauvismo.
I dipinti
appartenenti
a questo periodo
“Vache”, di
tendenze fauviste,
furono realizzati
negli anni della
seconda guerra
mondiale, e
furono caratterizzati
dai colori accesi
e la cui tecnica
ricorda il modo
di dipingere
di Renoir.
Tuttavia,
sempre nel 1948,
Magritte eseguì
un gruppo di
dipinti e acquerelli
chiaramente
diversi dal
resto della
sua produzione,
in particolare
per una mostra
personale a
Parigi, per
farsi beffe
dei parigini
che avevano
impiegato tanto
tempo per capire
la sua opera. Sulla
base di uno
stile nuovo,
rapido e aggressivo
particolarmente
ispirato a spunti
popolari come
le caricature
e i fumetti,
Magritte realizzò
in poche settimane
una serie completa
di circa trenta
opere che causarono autentica
indignazione
a Parigi. L'artista
concepì
deliberatamente
la mostra come
una provocazione
rivolta al pubblico
parigino, dipingendo
in modo intenzionatamente
crudo, scherzoso,
anti-artistico
e persino "cattivo",
all'insegna
del feroce sarcasmo.
Eccone un paio
di esempi:
René Magritte, Pom'po Pon Po Pon Pon Pom Po Pon, 1948
René
Magritte, La
famine,
1948
Considerando
sia i soggetti
che lo stile,
le opere del
Période
vache non costituiscono
un insieme consistente,
ma piuttosto
una specie di
"patchwork"
di diversi pseudo-stili.
Questi elementi
diventano qualcosa
di comico, di
triviale o
grottesco che
si mescola ad
aspetti della
cultura popolare
visiva. Con
numerosi riferimenti
storici Magritte
ridicolizza
i tradizionali
valori culturali
e le norme estetiche.
Contrariamente
a quanto accade
con le sue opere
dal taglio più
“classico”,
in cui
primeggiano
la precisione
e l’aspetto
concettuale,
le opere del
Période
vache ci sorprendono
per la loro
esplosione cromatica,
la loro bidimensionalità,
la velocità
di realizzazione
e l’assoluta,
diretta
spontaneità.
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