Nel
suo
lavoro
Lore
and
Science
in
ancient
Pythagorism,
Walter
Burkert
si
preoccupa
di
reperire
le
fonti
di
tale
concezione,
la
quale
avrà
enorme
diffusione
nell’antichità
ed
oltre.
Secondo
la
(discutibile) lettura
antropologica
di
Burkert,
la
giustificazione
della
credenza
nella
musica
cosmica
si
collocherebbe
sullo
stesso
livello
della
costruzione
dei
miti
e
dei
riti,
mentre
sarebbe
un
errore
postulare
una
qualche
teoria
matematico-astronomica
da
cui
si
potesse
dedurre,
o
significare,
l’esistenza
della
musica
cosmica.
Mantenendosi
sul
livello
delle
fonti
storiche
documentarie,
Curt
Sachs
rileva
l’esistenza
di
una
correlazione
tra
aspetto
cosmologico
e
concetti
musicali
già
presso
antiche
civiltà
indiane
e
cinesi,
avanzando
di
conseguenza
l’ipotesi
di
una
diffusione
dall’Oriente
della
teoria;
l’armonia
delle
sfere,
ricevuta
una
forma
finale
in
Babilonia,
si
sarebbe
diffusa
poi
sulle
rive
del
Mediterraneo
e
avrebbe
trovato
la
sua
formulazione
matematica
in
Grecia
con
il
pitagorismo.
Tuttavia,
in
netto
contrasto
con
la
tesi
sostenuta
da
Burkert,
che
alla
base
dell’armonia
delle
sfere
ci
fosse
una
ben
precisa
speculazione
matematica
oppure
la
suggestione
del
numero
quale
principio
ordinatore
del
cosmo
(cosa
a
dir
poco
prevedibile
nel
caso
di
Pitagora),
ovvero
la
considerazione
dell’universo
ordinato,
ed
ordinato
come
sistema
musicale,
è
fuori
discussione
per
tutta una
nutrita
serie
di
teorici,
riconducibili
alla
cosiddetta
koiné
platonico-stoico-aristotelica,
che
grande
influenza
eserciteranno
su
Dante.
Pitagora
È
il
neo-pitagorico
Nicomaco
di
Gerasa
che
più
di
altri
riporta
in
auge
l’immaginifica
teoria.
Nel
suo Enchiridion
harmonices,
manualetto
di
armonia
dedicato
ad
una
colta
lettrice,
che
costituisce
il
solo
scritto
di
argomento
musicale
che
di
questo
autore
ci
sia
giunto,
egli
addirittura
postula
la
necessità
del
rumore
prodotto
da
un
corpo
lanciato
o
rotante,
e
specifica
che
la
qualità
di
detto
rumore
dipende
dalla
dimensione
del
corpo,
dalla
sua
velocità
e
dal
mezzo
di
propagazione.
Severino
Boezio,
nel
suo De
institutione
Musica,
che
proprio
a
Nicomaco
guarda
come
ad
un
modello
privilegiato,
riprende
questa
dimostrazione
naturalistica
e
immediatamente
condivisibile
sulla
base
di
un
ragionamento
logico,
domandandosi
(De
Institutione
Musica,
I,
II):
Qui
enim
fieri
potest,
ut
tam
velox
caeli
machina
taciti
silentisque
cursu
moveatur?
("com'è
possibile,
infatti,
che
la
macchina
del
cielo,
così
veloce, si
muova
con
una
rotazione tacita
e
silenziosa?".
Se
il
suono
ha
la
sua
origine
nel
movimento,
non
è
certamente assurdo
immaginare che,
dal
momento
che
tutto
l’universo
si
muove,
esso
debba
produrre
una
possente
armonia.
Il
Medioevo
cristiano
fa
propria
la
teoria
pagana
dell'armonia cosmica in
base
al passo biblico "I cieli
cantano la gloria di Dio" ed alla triade sapienziale in base alla quale
Dio ha creato l'universo attenendosi al numero dell'aritmetica, alla
misura propria della geometria e al peso della musica. Dio è pertanto
Geometra e Musico supremo.
L'ordine del cosmo
cristiano è espresso dalla composizione armonica dei quattro elementi
affrescata nella Cattedrale di Anagni. I due estremi della terra e del
fuoco sono temperati dai medi proporzionali dell'acqua e dell'aria:
l'aria è sottile come il fuoco; mobile come il fuoco e l'acqua; e
ottusa come l'acqua e la terra. Anche l'acqua è accomunata agli altri
tre elementi, mentre terra e fuoco sono sempre contrapposti.
La
meravigliosa
cripta
della
Cattedrale
di
Anagni
contenenente
anche
il
ciclo
di
affreschi
dedicati
alla
cosmogonia
La fede nell'armonia
delle sfere, come si diceva, assume un ruolo decisivo nella cosmologia di
Keplero, che pure ha raccolto la lezione copernicana e si muove a partire
da
osservazioni
rigorose
allo
scopo
di
dedurre
precise
leggi
matematiche
che
regolino
il
percorso
dei
pianeti.
Egli recupera
il
paradigma
armonico
rileggendolo in
chiave
non
più
aritmetica,
ma
geometrica.
Keplero supera il modello statico delle sfere circolari di
Copernico in favore di uno dinamico: trasforma in ellissi le orbite, che
i pianeti percorrono con velocità variabile. Attribuisce ad ogni
pianeta non un singolo suono, ma un intervallo la cui nota più grave
corrisponde alla velocità minima e quella più acuta alla massima. I
pentagrammi rappresentano acusticamente la struttura armonica del
cosmo: l'ampiezza degli intervalli è direttamente proporzionale
all'eccentricità dei pianeti.
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