L'ARMONIA DELLE SFERE

 

 

A fianco della tradizione pitagorica, si sviluppa la visione magico-ermetica dell'armonia, che culmina nella concezione del monocordo di Robert Fludd. Le sfere dei quattro elementi, dei pianeti e degli angeli sono disposte verticalmente sul monocordo accordato dalla mano divina. Si stabilisce così una corrispondenza precisa tra livelli della realtà e consonanze musicali.

Un modello analogo era stato delineato da Franchino Gaffurio, che aveva collocato i pianeti attorno a un'ideale corda musicale, secondo una scala eseguita dalle nove muse, accompagnata dalle tre Grazie e diretta da Apollo.

Secondo Tolomeo, la perfezione armonica dei cieli si riflette nelle tre consonanze interne al cerchio dello zodiaco, nel quale le proporzioni musicali scaturiscono dal rapporto tra gli archi sottesi al diametro, corrispondente all'intervallo di ottava, ai lati del triangolo, corrispondente alla quinta, e del quadrato, corrispondente alla quarta.

L'uomo stesso è racchiuso in questa circonferenza, ove l'armonia dei pianeti, delle stagioni, il canto delle muse agiscono sul microcosmo esterno e su quello interno.

Esattamente come l'uomo zodiaco, anche l'"uomo-monocordo" risuona sulla base di occulte simpatie con il cosmo. I suoni ben proporzionati contribuiscono alla salute dell'anima e del corpo, ristabilendo l'equilibro tra le passioni e temperando gli umori. L'equilibrio perfetto è ottenuto sia grazie all'ascolto della musica, sia attraendo l'influsso dei pianeti con composizioni musicali corrispondenti alla struttura armonica del concerto celeste.

 

 

L'uomo-monocordo in una splendida miniatura antica.

L'anatomia e l'astronomia si combinano nell'immaginario astrologico

legando l'immagine umana all'universo.

 

La tradizione cristiana scorge inoltre nell'ordine armonico delle sfere la possibilità di intraprendere un percorso di ascesa verso il Creatore. L'armonia delle sfere diviene così principio unificatore della realtà: la musica strumentale favorisce il temperamento delle passioni, mentre l'ordine dei pianeti è il modello della concordia socio-politica.

E' notevole la consonanza tra queste antiche teorie e quelle odierne legate alla cosiddetta Rivoluzione Omega, basate sull'esigenza del ripristino del La a 432 Hz, corrispondente al Do a 256 Hz, cioè il Do "naturale" (che rispecchia fra l'altro i "numeri di Fibonacci"), in netta contrapposizione con l'attuale accordatura del La a 440 Hz. Per tutta questa interessantissima questione si veda la tesina di Fabiola Guida, interamente dedicata all'argomento.

Ancor più interessante è notare come alcune delle più recenti teorie fisiche che vogliono descrivere il comportamento delle particelle elementari utilizzino in effetti modellizzazioni basate su particolari simmetrie spaziali, quando non precisamente la nozione di armonia, che risalgono alle speculazioni dei pitagorici e di Platone. Tale tesi è sostenuta da Marc Lachièze-Rey e Jean-Pierre Luminet in un affascinante articolo pubblicato nell’edizione francese di Scientific American («La musique des sphères» in Pour la Science, édition française de Scientific American, novembre 1998, pp.12-15).

Una simile enunciazione teorica sarebbe probabilmente piaciuta anche a Leo Spitzer, che sul tema dell’armonia del mondo ha scritto uno dei suoi saggi più ricchi e interessanti (L’armonia del mondo. Storia semantica di un’ idea, Bologna, Società editrice il Mulino, 1967).

In particolare, a detta dei due studiosi francesi, la teoria delle superstringhe, secondo la quale il fondamento della fisica microscopica risiederebbe nelle interazioni tra corde/stringhe di diametro infinitesimale, e non tra punti senza dimensione, nel suo riproporre la ricerca di un modello che interpreti efficacemente la natura intima del mondo passando per la conoscenza delle modalità vibratorie di corde inaccessibili ai nostri sensi, farebbe sì che «on retrouve ainsi, par un biais inattendu, la musique secrète des Pythagoriciens» ("si ritrovi anche, attraverso un percorso inatteso, la musica segreta dei Pitagorici").

Ed è così, infatti: vediamo perché.