I
due
pilastri
della
fisica
moderna,
ovvero la
relatività generale fondata da Albert Einstein e la meccanica
quantistica
fondata da Max Planck, spiegano rispettivamente il
comportamento degli oggetti di grandi dimensioni (stelle, galassie,
ammassi di
galassie, ecc.) ed
il funzionamento del mondo atomico e subatomico (molecole, atomi, elettroni, quark,
ecc.).
Queste
due teorie hanno un difetto gravissimo:
non sono fra loro
compatibili.
La teoria delle superstringhe
sembra essere in grado di metterle d’accordo: di qui la sua eccezionale
importanza.
Secondo questa teoria tutto ciò che esiste nell’Universo non sarebbe altro
che la manifestazione di “energia vibratoria”.
Le stringhe
sono
concepite
come fili infinitamente
corti e sottili, le cui dimensioni sono vicine alla
cosiddetta lunghezza di Planck (corrispondente
a
10-33 cm), la più piccola concepibile
in fisica, ma che vengono tese con una forza incredibilmente grande: fino a 1039
tonnellate.
Questa enorme tensione determina la frequenza di
vibrazione: più essa è grande, maggiore è la massa della particella associata,
e di conseguenza maggiore è la forza di gravità che questa particella esercita
sulle altre.
Ecco
in
che
modo la teoria delle
superstringhe collegherebbe la gravità descritta dalla relatività generale con
la struttura delle particelle elementari descritta dalla meccanica quantistica: la teoria
delle superstringhe, infatti, non solo spiega, ma prevede l’esistenza della gravità, perché da essa
emergono spontaneamente tutte e quattro le particelle mediatrici (o messaggere)
delle forze fondamentali (cioè, come ricordiamo, la forza di gravità,
quella
elettromagnetica,
quella
nucleare
forte
e
quella
nucleare
debole)
e la loro unificazione avviene in modo naturale.

Animazione che
tenta
di
visualizzare
le
"superstringhe"
n-dimensionali
(“spazi di Calabi-Yau”)
I modi di vibrazione delle
stringhe generano tutte le particelle elementari che costituiscono il
nostro Universo, un po’ come una corda di violino più o meno tesa
genera un numero praticamente infinito di toni musicali. Come si vede, non siamo
lontani
dal
concetto
pitagorico
di
armonia
o
musica
delle
sfere.
Fra
l'altro,
la
teoria
delle
superstringhe
fornirebbe una
spiegazione
anche all’origine dell’Universo.
La teoria scientifica attualmente più
accreditata, quella del Big Bang (anticipata già dalla fisica
stoica), afferma che l’Universo, nei primi istanti
della sua esistenza era di dimensioni incredibilmente esigue, ma
contemporaneamente estremamente denso e caldo.
Per
spiegare
condizioni
così
estreme,
il cosiddetto Modello cosmologico standard è costretto a
descrivere l’evoluzione dell’Universo a partire da una particella elementare
di dimensioni minime presente al tempo t=10-43 secondi dall’inizio
(detto tempo di Planck).
Sennonché,
in
base
alle equazioni della relatività generale, l’Universo diventa sempre più piccolo e contemporaneamente
sempre più caldo e più denso fino a scomparire del tutto quando si raggiunge
il tempo zero, mentre temperatura e densità in quello stesso istante assumono
valori infiniti.
La
conclusione,
evidentemente
assurda,
genera
confusione
e
sconcerto
negli astrofisici.
La teoria delle superstringhe sembra poter risolvere queste contraddizioni.
Anzitutto
essa
non prevede la cosiddetta Singolarità, cioè il fatto che
l’Universo possa ridursi fino ad assumere dimensioni nulle.
Inoltre
le dimensioni
non sono più
quattro (le tre del modello tridimensionale più il tempo, come previsto dal Modello standard) ma ben undici, e ciò comporta la
necessità di seguire l’evoluzione nel tempo di tutte quante queste
dimensioni.
Ebbene,
le molteplici dimensioni
dell’Universo, quando scendono al di sotto della lunghezza
di Planck, anziché diminuire ulteriormente, riprendono a crescere;
quanto
alla
temperatura, essa segue di pari passo la variazione delle dimensioni dell’Universo:
ovvero, raggiunto un valore massimo, essa inizia a diminuire.
Sono quindi
stati
elaborati alcuni nuovi modelli cosmologici, uno dei quali prevede un
alternarsi ininterrotto di contrazioni e di espansioni, ovvero l’esistenza
di un Universo ciclico senza un inizio nel tempo e senza una fine.
Esso sarebbe contenuto
entro due membrane tridimensionali o
"brane"
che evolvono nel tempo (cioè nella quarta
dimensione) e fluttuano in una quinta dimensione, entro la quale si fa sentire la
forza di gravità, mentre le altre sei sarebbero piccole e per così
dire
"arrotolate"
entro la trama spaziale.
(Fonte:
http://www.cosediscienza.it/metodo/05_teorie.htm)
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