Il Vangelo apocrifo di Tommaso (da non confondere con il "Vangelo dell'infanzia
di Tommaso") è
uno dei Vangeli
più antichi,
secondo alcuni studiosi
più antico
perfino del Vangelo
di Marco, successivo
soltanto alla "fonte
Q" ed al "Vangelo
dei segni",
e quindi uno di
quelli che danno
più filo
da torcere a chi
nega la validità
di tutti gli apocrifi
in blocco.
Particolarmente interessanti,
appunto perché
antichissimi, sono
i Vangeli detti
“gnostici” o di Nag Hammadi,
dal nome del villaggio egiziano
presso il quale furono rinvenuti
nel 1945: essi sono databili al I o
II secolo d.C., come i
"canonici". Il motivo della
denominazione "gnostici"
deriva dal
fatto che in essi, non si sa
con quanta
volontarietà, traspare il motivo dello
gnosticismo, visibile
secondo molti studiosi
anche nel Vangelo
di Giovanni. Di essi,
per
l'appunto, fa
parte
il Vangelo
di Tommaso,
che,
insieme
al
più
tardo Vangelo
di Filippo,
costituisce
la
base
della
visione
"eretica"
di Gesù
tipica
di
alcune
sette,
secondo
le
quali
Egli
non
solo
non
morì
in
croce,
ma
si
sposò
con
Maria
Maddalena
e
ne
ebbe
dei
figli,
da
cui
sarebbe
discesa
la
dinastia
dei
Merovingi.
Secondo questo testo
il rabbi Yoshua,
ovvero Gesù,
avrebbe avuto diversi
fratelli, di
cui importantissimo
è Giacomo
il Giusto, che
ne proseguì
la predicazione
e che è tuttora
venerato in Spagna
con nome di Santiago
(= San Giacomo):
a lui è dedicato
il celebre pellegrinaggio
di Santiago di Compostela,
"Camino de
Santiago";
a lui, e non a Pietro
(peraltro, neppure
a Giovanni o a Maddalena,
come sostengono
alcuni),
Gesù avrebbe
affidato la direzione
della Chiesa.
Già solo
questo elemento
basterebbe a rendere
il Vangelo di
Tommaso inviso
alla Chiesa; ma
c'è ben altro
in esso.
Caravaggio,
Incredulità
di San Tommaso,
1601-02
Gesù avrebbe
avuto anche un
fratello gemello:
Giuda Tommaso Didimo;
infatti in aramaico Toma
significa "gemello", ed in
greco didymos
vuol dire la
stessa cosa. Stando
ad alcune teorie,
lui e non Gesù
sarebbe morto sulla
croce. Altri
pensano ad un sosia o sostituto di Gesù
sulla croce. Ma, al di là delle possibili varianti di questa
tesi, il dato saliente
è uno solo:
vi sono molti gruppi cristiani
che sono convinti
che Gesù
non sia affatto
morto in croce,
come, secondo alcuni, lascerebbe
intendere anche
un passo del Vangelo
di Giovanni: ”e dopo che me
ne sarò andato, andato e non morto, ad aprire le Porte dei Cieli, un Altro
verrà che mi è Uguale e che completerà la Mia Opera” (Giovanni: 14,16). Le
conseguenze sono evidentemente
di enorme portata:
prima fra tutte,
l'assoluta irrilevanza
della crocifissione
e del presunto spargimento
di sangue di Cristo
per la redenzione dell'umanità.
Questo spiegherebbe
molto bene, per
esempio, il
disprezzo dei Templari
per la croce; e
appunto dalla radice
dei Templari sorgerebbero
tanto la setta dei
Rosacroce
quanto il fantomatico
Priorato di Sion. O meglio,
tutte queste sette
deriverebbero in
qualche modo dagli
Gnostici,
che a loro volta
affonderebbero le
radici della loro
sapienza in tradizioni
millenarie.
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La
storia
dei
Rosacroce
è
così
intricata
e
confusa
da
risultare
quasi
impossibile
da
ricostruire.
Si
sa
che
nel 46 d.C. Ormus,
figura mistica egizia del pensiero zoroastriano e gnostico, convertita
al cattolicesimo da San Marco, fondò un ordine che
aveva come simbolo una Croce Rossa o Rosa (Rosacroce); si dice inoltre
che
il presunto
Priorato di Sion,
quando,
nel 1188,
rinnegò
clamorosamente
i
Templari
in
occasione
del
"taglio
dell'olmo
di
Gisors",
assunse
anche
il
nome
di
"Ordre de la Rose-Croix
Veritas". Ecco quindi il primo dubbio: il titolo di Ormus, con cui
è
designato
il
Gran
Maestro
dei
Rosacroce,
ha
a
che
fare
con
l'olmo
("orme"
in
francese)
o
con
l'omonimo mistico
egizio?
Per
confondere
ulteriormente
le
idee,
nel
1616 un presunto Gran Maestro del Priorato, l’esoterista
Johann Valentin Andreae, s’inventò il testo degli “iniziati”
della Rosacroce, il romanzo “Le nozze chimiche di Christian
Rosenkreutz”, nel quale il protagonista indossa la stessa tunica dei Templari,
bianca con la croce rossa. La sua storia è narrata, oltre che da Andreae, in altri
due documenti fondamentali, la Fama Fraternitatis (1614),
e
la Confessio Fraternitatis (1615):
si
sarebbe
trattato
di
un
pellegrino tedesco
vissuto
ben
106
anni (1378-1484),
che
avrebbe
fondato
l'Ordine
dei
Rosacroce
nel
1407,
al suo ritorno in
Germania da un viaggio a
Damasco ed in Terrasanta, dove avrebbe
studiato l'occultismo.
Sembra che l'ordine
fosse limitato a
soli otto membri
e che si fosse estinto
immediatamente dopo
la sua morte, per
rinascere solo nel
XVII secolo. Ma
questo
personaggio
ha
tutta
l'aria
di
essere
leggendario.
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Infatti nel 1629 un
curato di Gisors afferma esplicitamente che “l’ordine della Rosacroce”
era stato creato proprio nel 1188 da Jean de Gisors (primo Gran Maestro del Priorato
separato dai Templari).
Comunque
stiano
le
cose
(ed
è
un
bel
problema
capirlo),
pare che
il
divorzio
dai
Templari
sia
stato
radicale,
perché il “Priorato” avrebbe
pienamente
avallato, attraverso il suo
Gran Maestro Guillame de Gisors,
lo smantellamento dei Templari ed il loro brutale sterminio nel 1307.
E
adesso prepariamoci
ad una sorpresa:
l'ultimo "Ormus"
dei Rosacroce sarebbe stato
niente
di
meno
che Salvador
Dalì,
il quale in effetti sembra
aver lasciato una
testimonianza in
tal senso ne Il
sacramento dell'ultima
cena
del 1955: un dipinto
fra
i
più
misteriosi
del
Novecento,
tuttora
in
attesa
di
decifrazione.
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