L'Ultima Cena, olio su tela di
167 × 268 cm realizzato
nel 1955 e conservato alla
National Gallery of Art di Washington,
è un chiaro esempio del
modo di affrontare il sacro
di Salvador Dalì: la
sua pittura oscilla
fra il mistico e il blasfemo,
sconvolge l'iconografia tradizionale
ed utilizza simboli esoterici
di difficile interpretazione.
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Questo
approccio dissacratorio, particolarmente
evidente
in relazione ad un tema topico dell'arte
sacra, che richiama immediatamente
alla mente il notissimo affresco
di Leonardo e quelli di altri
celebri artisti, risulta sconcertante
per tutti, credenti e non. Una
così intima familiarità
con la simbologia religiosa,
infatti, è
tipica degli ambienti
occultistici, in cui i dogmi
e i riti
della religione vengono
imitati e stravolti; si pensi
ad esempio alle "messe
nere" o alle accuse di blasfemia
che già venivano mosse ai Templari (accusati per esempio
di sputare sul crocifisso e
di calpestare l'ostia). Le
pratiche sataniche utilizzano
i simboli cristiani capovolgendo
il significato dei simboli,
attribuendo loro una valenza
negativa, distorta. Che sia
questa l'intenzione di
Dalì, notoriamente dedito
all'occultismo? Proviamo
ad analizzare il dipinto.
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