Possiamo
ritrovare questo
gesto anche
altrove: per
esempio nel
dipinto di Tiziano
La
famiglia Vendramin di fronte alla reliquia della Vera
Croce (ca. 1543). Ma la coincidenza
più impressionante
è il
ritrovare sia
il gesto che
il motto Et
in Arcadia ego
in Goethe.
Si tratta
del famoso
ritratto
di Goethe
nella campagna
romana eseguito
nel 1787
da Johann
Tischbein.
"Egli
- osserva
Isauro - appare stranamente
disteso
su delle
rovine,
toccandosi
il ginocchio
destro con
la mano
sinistra,
in una posizione
assai simile
a quella
della donna
con il calice
del Trionfo
di Flora.
Ancora il
ginocchio
destro!"
Inoltre
lo
scrittore pose il
motto "Auch
ich in Arkadien",
traduzione
tedesca
di
Et
in
Arcadia
ego,
sul frontespizio
del suo
famoso saggio
Viaggio
in Italia,
in
cui
ci
dà
notizia,
fra
l'altro,
sia
della
sua
recente
iniziazione
all'Accademia
dell'Arcadia
che
di
quella
alla
setta
degli
Illuminati
di
Baviera.
Pura
coincidenza?
Può
darsi.
In
fin
dei
conti
anche
il
Mosè
di Michelangelo
ostenta
il proprio
ginocchio
destro scoprendolo
dal suo
paludamento,
senza
che
sia
dato
saperne il
motivo.
Certo
però
tutto
questo
dà
da
pensare. "Interessante
- nota ancora
Isauro
-
è
osservare
come tutti
i personaggi
che eseguono
questo ermetico
gesto, già
noto ai
Pitagorici
quale segno
di riunione,
abbiano
la testa
invariabilmente
ruotata
verso il
lato sinistro." Tornando
a
Giorgione, Isauro
ammonisce
a
non
dimenticare
che
il
pittore era veneto
e che proprio a Venezia,
nel 1499,
fu dato
alle stampe
l'esoterico
testo Hypnerotomachia
Poliphili,
che ha rappresentato
per secoli
la bibbia
della società
segreta
Le Brouillard
(= "la
nebbia"),
di cui faceva
parte anche
Poussin.
Una
pagina
dell'edizione
a
stampa
di
Aldo
Manuzio
dell'Hypnerotomachia
Poliphili
(1499)
C'è
anche chi pensa
che Giorgione
fosse addentro
all'ambiente
sapienzale
veneziano
che aveva
prodotto
tale libro.
Per
tale
vicenda,
a
nostro
parere
cruciale
per
gli
sviluppi
dell'Arcadia,
si
veda
questo
capitolo.
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