I VOLTI DELL'AMORE: IL SEICENTO E LE PASSIONI

 

 

Simile, pur nella differenza profonda sul piano filosofico generale, è la posizione di Spinoza, che parla in questi termini dell'amore:

«l'amore non è niente altro che la letizia accompagnata dall'idea di una causa esterna; e l'odio niente altro che la tristezza accompagnata dall'idea di una causa esterna. Vediamo poi che chi ama necessariamente si sforza di avere presente e di conservare la cosa che ama; e che, al contrario, chi odia si sforza di allontanare e distruggere la cosa che odia» (Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico, prop. 13, scolio, p. 145). 
Poco più avanti, la sua analisi si fa più approfondita e argomentata:

"Proposizione 21.

Chi immagina che ciò che ama sia affetto da letizia o tristezza, sarà anch'egli affetto da letizia o tristezza; e ciascuno di questi affetti sarà tanto maggiore o minore in chi ama, quanto maggiore o minore è nella cosa amata. [...]
Proposizione 22.

Se immaginiamo che qualcuno modifichi mediante letizia una cosa che amiamo, saremo affetti da amore per lui. Se immaginiamo che, al contrario, egli modifichi mediante tristezza tale cosa, saremo invece affetti da odio per lui.
Dimostrazione. Chi modifica mediante letizia o tristezza una cosa che amiamo, modifica mediante letizia o tristezza anche noi, se invero immaginiamo la cosa amata affetta da quella letizia o triste (per la proposizione precedente). Ma questa letizia o tristezza, si suppone che si dia in noi accompagnata dall'idea di una causa esterna; dunque (per lo scolio della proposizione 13 di questa parte), se immaginiamo che uno modifichi mediante letizia o tristezza la cosa che amiamo, saremo affetti da amore o odio verso di lui. C.d.d.
Scolio.

La proposizione 21 ci spiega che cosa sia la commiserazione [o compassione, N.d.R.], che possiamo definire come la tristezza sorta dal danno di un altro. Con che nome sia poi da chiamare la letizia derivante dal bene altrui, non so. Diremo ad ogni modo favore l'amore per chi ha fatto bene ad altri, e indignazione l'odio contro chi ha fatto ad altri male. Bisogna finalmente notare, che noi non solo sentiamo pietà della cosa che amavamo (come abbiamo dimostrato nella preposizione 21) ma anche di quella verso la quale eravamo prima indifferenti, purché la giudichiamo a noi simile (come dimostrerò); e perciò anche ci sentiamo ben disposti verso chi ha fatto bene a una cosa a noi simile, e invece ci indigniamo contro chi a una cosa a noi simile ha arrecato danno.

(Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico, Torino, Boringhieri, 1973, pp. 152-153). 

 

Caricatura di Baruch Spinoza

 

I tre filosofi che abbiamo considerato sono autori di sistemi profondamente diversi, così come diverse sono le loro posizioni sulla possibilità o meno di controllare le passioni. Ma nelle loro analisi sono presenti importanti punti di convergenza:

  1. Le passioni possono essere spiegate in modo deduttivo, ricavandole dall'istinto naturale di conservazione e di accrescimento del proprio essere.
  2. Esse sono in generale inconsce, poiché l'individuo si rende sì conto degli effetti (i comportamenti), ma non delle dinamiche che li determinano.
  3. La dinamica delle passioni è regolata da una rigida causalità meccanica che esclude, almeno ad un certo livello, l'intervento della volontà o della ragione. Per Cartesio e Spinoza la mente può controllare le passioni o purificarsi, sottraendosi al loro determinismo; ma questo in un secondo momento e a determinate condizioni. In generale, invece, le passioni vengono considerate secondo la loro dinamica naturale.
  4. L'amore non è direttamente legato al desiderio, né all'oggetto che aumenta il piacere, ma all'agente che ci procura tale oggetto, alla causa di ciò che ci provoca piacere. La relazione solitamente stabilita tra amore e desiderio viene rovesciata. Di solito pensiamo che l'oggetto amato sia oggetto del nostro desiderio. Secondo i tre autori, invece, l'amore è provato verso ciò che ci procura il piacere. In altri termini, il piacere è originario, mentre l'amore è un sentimento derivato, associato al piacere. In questa nuova sequenza causale, il piacere rappresenta il momento iniziale e l'amore ne è una semplice conseguenza.