I VOLTI DELL'AMORE: KIERKEGAARD

 

 

Il Romanticismo riscopre l'amore come sentimento, ma l'aspetto sessuale, per quanto presente (il romanzo di Schlegel, Lucinda, suscitò un vero scandalo proprio per questo motivo) è in genere subordinato, soprattutto in ambito filosofico, all'elevazione spirituale e all'unione con l'assoluto.

In seguito la reazione all'idealismo e il recupero del piano esistenziale segnano un nuovo interesse per l'amore come sensualità e come sessualità, che diventano in Søren Kierkegaard vere e proprie categorie dell'esistenza.
Una delle opere più note di Kierkegaard, Enten-Eller, titolo tradotto in italiano come Aut-Aut, del 1843, descrive, tra le varie figure che rappresentano i diversi “stadi dell'esistenza”, quella del seduttore.

"Victor Eremita", il fittizio compilatore ed editore dei testi (che egli asserisce di aver trovato in un antico scrittoio), riporta in Enten gli scritti di "A", un innominato esteta, il quale delinea i parametri della vita estetica attraverso le figure emblematiche di due seduttori: il leggendario Don Giovanni e il giovane Johannes, quest'ultimo autore immaginario della sezione di Enten intitolata "Il diario di un seduttore". Il secondo testo (Eller) è invece affidato a "B", il Giudice (o Assessore) Guglielmo, che ha il compito di esporre le caratteristiche della vita etica.

 

Ritratto di Søren Kierkegaard

 

In Enten Kierkegaard distingue nettamente due tipi di seduttore: il seduttore psichico (Johannes) e il seduttore sensuale (Don Giovanni), arrivando a decretare l'assoluta superiorità di quest'ultimo: egli infatti è il solo che «non ha bisogno d'alcun preparativo, d'alcun progetto, d'alcun tempo»: vedere, desiderare e amare per lui sono tutt'uno, la sua seduzione è spontanea e immediata.

Il seduttore psichico è immerso nella temporalità del processo seduttivo, e perciò nella caducità, mentre quello sensuale si trova in un divenire senza tempo, nella dimensione dell'inesauribilità che è la stessa inesauribilità della pulsione vitale elementare che attraverso di lui si esprime. Di conseguenza sul seduttore psichico incombe la morte, mentre nel seduttore sensuale trionfa la vita.

E' per questo che il vero seduttore è Don Giovanni, al quale, secondo Kierkegaard, solo la musica di Mozart è riuscita a dare espressione adeguata. Le pagine dedicate a questa figura tratteggiano la concezione della sensualità propria del filosofo danese:


"Così come la sensualità è intesa in Don Giovanni, come principio, non è mai stata intesa prima al mondo; perciò anche l'erotico è qui determinato con un altro predicato, l'erotico è qui seduzione. Strano a dirsi, l'idea di un seduttore manca del tutto alla grecità. Tuttavia non è affatto mia intenzione lodare il mondo greco perché tanto gli dèi quanto gli uomini, come tutti ben sanno, erano trascurati nelle cose d'amore, e neppure voglio biasimare il cristianesimo perché, certo, ha l'idea solo al di fuori di sé. La ragione per cui la grecità manca di quest'idea sta nel fatto che l'intiera sua vita è determinata come individualità. Così lo psichico è dominante o sempre in armonia con il sensuale. Il suo amore era perciò psichico, non sensuale, ed è questo che ispira il pudore che caratterizza ogni amore greco. I greci s'innamoravano di una fanciulla, scuotevano cielo e terra per venirne in possesso, e quando ciò loro riusciva, ne erano forse stanchi e cercavano un nuovo amore. In quanto a volubilità essi possono avere una certa qual simiglianza con Don Giovanni e, per nominarne uno solo, Ercole poteva realizzare una lista veramente notevole, quando si consideri che talvolta s'occupava d'intiere famiglie che contavano fino a cinquanta figlie, e come una specie di genero in grande stile, le faceva tutte sue, secondo alcune testimonianze, in un'unica notte. Tuttavia è pur essenzialmente diverso da un Don Giovanni, non è per nulla un seduttore. Se infatti si pensa all'amore greco, conforme al suo concetto esso è essenzialmente fedele, proprio perché è psichico, e in un individuo particolare è accidentale che ne ami molte, e rispetto alle molte che ama, è da capo accidentale che ogni volta ne ami una nuova; quando ne ama una egli non pensa alla prossima. Don Giovanni è invece fondamentalmente un seduttore. Il suo amore non è psichico ma sensuale, e l'amore sensuale secondo il suo concetto non è fedele, ma assolutamente privo di fede, non ama una ma tutte, vale a dire seduce tutte. Esso infatti è soltanto nel momento, ma il momento è concettualmente pensato come la somma dei momenti, e così abbiamo il seduttore."

(Gli stadi erotici immediati, in Enten-Eller, vol. I, Milano, Adelphi, 1976-89, pp. 162-63.)

 

La sensualità di Don Giovanni è l'«immediato-erotico», è vivere il momento, senza progettualità, senza poter proiettare il momento nel futuro. Don Giovanni vive nello stato d'animo e nella sensazione. La sua sensualità non è peccato perché manca in lui la coscienza individuale, la consapevolezza che è indispensabile per poter parlare di peccato. 


"Il Medioevo parla diffusamente di un monte che non è segnato su nessuna carta, e che si chiama Monte di Venere. Ivi la sensualità ha la sua dimora, ivi ha le sue gioie selvagge, poiché essa è un regno, uno stato. In questo regno non abita il linguaggio, né la ponderatezza del pensiero, né il travagliato acquisire della riflessione, ivi risuona soltanto la voce elementare della passione, il giuoco dei desideri, il chiasso selvaggio dell'ebbrezza, ivi si gode soltanto in eterno tumulto. Il primogenito di questo regno è Don Giovanni. Ciò non vuol dire ancora che questo sia il regno del peccato, poiché va colto nell'istante in cui si mostra nell'indifferenza estetica. Soltanto quando interviene la riflessione, si presenta come il regno del peccato; ma allora Don Giovanni è stato ucciso, allora la musica tace, allora si vede solo la disperata caparbietà che s'oppone impotente, che non può trovare consistenza alcuna, nemmeno nelle note. Allorché la sensualità si mostra come ciò che dev'essere escluso, come ciò con cui lo spirito non vuol avere a che fare, sebbene su di essa non abbia ancor formulato il suo giudizio o l'abbia condannata, allora la sensualità assume questa forma, è il demoniaco nell'indifferenza estetica. È solo la questione di un istante: ben presto tutto è mutato, e allora anche la musica è finita."

(Gli stadi erotici immediati, in Enten-Eller, vol. I, Milano, Adelphi, 1976-89, p. 158).