CONCLUSIONI: L'AMORE COME FORZA UNIFICANTE

 

 

Come nella famiglia, anche nello Stato per Hegel si realizza un'unione tra i diversi membri in un'unica sostanza, mediante l'ethos, che equivale all'amore con una valenza universale:


"Lo Stato è la sostanza etica consapevole di sé, - la riunione del principio della famiglia e della società civile; la medesima unità, che è nella famiglia come sentimento dell'amore, è l'essenza dello Stato; la quale però, mediante il secondo principio del volere che sa ed è attivo da sé, riceve insieme la forma di universalità saputa. Questa, come le sue determinazioni che si svolgono nel sapere, ha per contenuto e scopo assoluto la soggettività che sa; cioè vuole per sé questa razionalità." (Enciclopedia delle scienze filosofiche, Roma-Bari, Laterza, 1980, p. 503).

 

Mediante questa identificazione, l'individuo supera la propria individualità, identificandosi con una sostanza comune e raggiungendo la dimensione dell'universalità:


"Lo Stato è la realtà dell'idea etica - lo spirito etico, in quanto volontà manifesta, evidente a se stessa, sostanziale, che si pensa e si conosce, e compie ciò che sa e in quanto lo sa. Nell'ethos, esso [lo Stato] ha la sua esistenza immediata, e nell'autocoscienza del singolo, nella conoscenza e attività del medesimo, ha la sua esistenza mediata, così come questa [l'autocoscienza] mediante il principio, ha in esso, in quanto sua essenza, fine e prodotto della sua attività, la sua libertà sostanziale. [...] 

Lo Stato, in quanto è la realtà della volontà sostanziale, che esso ha nell'autocoscienza particolare, elevata alla sua universalità, è il razionale in sé e per sé. Quest'unità sostanziale è fine a se stessa, assoluto, immoto, nel quale la libertà giunge al suo diritto supremo, così come questo scopo finale ha il più alto diritto, di fronte ai singoli, il cui dovere supremo è di essere componenti dello Stato.  
Se si scambia lo Stato con la società civile, e la sua destinazione è posta nella sicurezza e nella protezione della proprietà e della libertà personale, l'interesse del singolo, come tale, è il fine ultimo, nel quale essi sono unificati; e segue, appunto da ciò, che esser componente dello Stato è una cosa a capriccio. - Ma esso ha un rapporto del tutto diverso con l'individuo; poiché esso è spirito oggettivo, l'individuo esso medesimo ha oggettività, verità ed eticità, soltanto in quanto è componente dello Stato. L'unione, come tale, è essa stessa il vero contenuto e il vero fine, e la destinazione degli individui è di condurre una vita universale; l'ulteriore loro particolare appagamento, attività e comportamento, ha per suo punto di partenza e per risultato questa sostanzialità e validità universale." (Lineamenti di filosofia del diritto, Roma-Bari, Laterza, 1979, pp. 238-239).

 

Simone Weil

 

Il motivo dell'amore come unificazione è poi notoriamente centrale nella tradizione cristiana. Propongo qui un brano di Simone Weil (1904-1977) che presenta in sintesi il motivo dell'amore come unificazione sia sul piano umano che nell'esperienza religiosa:


"Dio crea se stesso e si conosce perfettamente allo stesso modo in cui noi costruiamo e conosciamo miserevolmente degli oggetti fuori di noi. Ma prima di tutto Dio è amore. Prima di tutto Dio ama se stesso. Quest'amore, questa amicizia in Dio è la Trinità. Tra i termini uniti da questa relazione di amore divino, c'è qualcosa di più che una vicinanza: c'è vicinanza infinita, identità. Ma a causa della creazione, dell'incarnazione e della passione, c'è anche una distanza infinita. La totalità dello spazio, la totalità del tempo interpongono il loro spessore e pongono una distanza infinita fra Dio e Dio. Gli amanti e gli amici desiderano due cose: di amarsi al punto di entrare l'uno nell'altro e diventare un solo essere e di amarsi al punto che la loro unione non ne soffra quand'anche fossero divisi dalla metà del globo terrestre. Tutto ciò che l'uomo desidera invano quaggiù, è perfetto e reale in Dio. Tutti i nostri desideri impossibili sono il segno del nostro destino e diventano buoni per noi proprio nel momento in cui non speriamo più di realizzarli.
L'amore fra Dio e Dio, che è esso stesso Dio, è questo legame che possiede una virtù duplice; questo legame che unisce due esseri al punto che essi non sono più separabili e sono realmente un essere solo; questo legame che annulla la distanza e trionfa della separazione infinita. L'unità di Dio, in cui sparisce ogni pluralità, e l'abbandono in cui crede di trovarsi Cristo pur non cessando d'amare perfettamente il Padre, sono due forme divine dello stesso Amore, che è Dio stesso.
Dio è essenzialmente amore al punto che l'unità, la quale è in un certo senso la sua stessa definizione, è un semplice effetto dell'amore
." (S. Weil, L'amore di Dio, Roma, Borla, 1978, pp. 171-72).