L'ASSOLUZIONE DELLA MATERIA: I MONISTI

 

 

Come abbiamo visto, le dottrine dualiste considerano l'universo come un tutto composto da due elementi distinti e reciprocamente irriducibili, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in perenne lotta fra loro, ed identificano il Male con la materia, creata da un Essere supremo che non è il vero Dio (la cui natura è totalmente trascendente), ma che si spaccia per tale; le dottrine di derivazione gnostica denominano questo Essere Demiurgo, ovvero il supremo Architetto, e spesso lo identificano con Yahweh, il Dio dell'Antico Testamento.

In questa prospettiva, che demonizza la materia e la considera il carcere dell'anima (è il principio orfico del σῶμα-σῆμα, "corpo-tomba", fatto proprio da Platone), non si vede come la maternità possa essere valutata positivamente: essa non è che un aspetto, il più appariscente, della riproduzione, la principale strategia del Demiurgo per perpetuare il suo dominio sulla materia; "crescete e moltiplicatevi", egli dice agli uomini, proprio per fare in modo che al suo progetto di conservazione della materia non manchi mai alimento.

Un'espressione a mio parere magistrale di questo pensiero si trova nel capitolo 11 del grande romanzo breve La sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj (1828-1910); il romanzo è leggibile per intero qui. Ho riportato il capitolo in questa sezione della mia tesina.

Molte dottrine antiche, al contrario, concepiscono il mondo come originato da un unico principio, identificato per lo più con ciò che chiamiamo Dio.

In questa visione del mondo, detta monistica (dal greco μόνος = "solo, unico"), non c'è spazio per il Male: se esiste un solo principio, e questo principio è Dio, esso non può essere che Bene.

Questa prospettiva "assolve" la materia, e con essa ovviamente la procreazione, aprendo scenari completamente diversi per la maternità, che viene in vario modo, e per scopi diversi, esaltata.

Questi scenari non sono necessariamente positivi. Essi infatti possono configurarsi essenzialmente in tre modi:

1) come pura e semplice esaltazione della fecondità in senso biologico (quindi senza la minima implicazione spirituale) e strumento di potere nelle società matriarcali, in cui, come abbiamo visto, la maternità è il principio-base su cui si regge tutta la visione del mondo e l'organizzazione sociale: l'equazione sottesa a questo modo di vedere la vita è Terra=Madre=Donna, per cui la donna acquista un prestigio molto maggiore dell'uomo, in quanto depositaria del "segreto" della riproduzione; in queste civiltà, tipicamente, Dio è femmina. Possiamo citare ad esempio di questa concezione della maternità la civiltà di Creta, già ricordata, oppure il mito di Demetra e Persefone (la madre inconsolabile per la perdita della figlia), o ancora la vicenda eschilea di Clitennestra, la madre che è madre soprattutto della figlia femmina (Ifigenia) ed è pronta a tutto per vendicarne l'assassinio; e forse, in tempi più recenti, il personaggio del romanzo di Alberto Moravia La ciociara, da cui è stato tratto un bellissimo film di Vittorio De Sica magnificamente interpretato da Sofia Loren;

Un emblema della dèa-madre cretese