- Così si sposano
tutti, così mi sposai anch'io, e iniziò la lodata luna di miele.
Perché, se non altro, anche il nome quant'è vile! - egli sibilò con
ira. - Una volta a Parigi giravo tutti gli spettacoli, ed entrai a
vedere, secondo quanto diceva il cartello, la donna barbuta e il cane
marino. Risultò che non era nient'altro che un uomo scollato vestito da
donna e un cane ficcato in una pelle di foca che nuotava in una vasca
da bagno piena d'acqua.
Tutto ciò era molto
interessante; ma, mentre uscivo, l'imbonitore mi accompagnò
cortesemente e, rivolgendosi alla gente che stava all'entrata, disse,
indicandomi: "Ecco, chiedete a questo signore se vale la pena di venire
a vedere. Entrate, entrate, un franco a testa!". Io mi vergognavo di
dire che non valeva la pena di andare a vedere, e su questo
probabilmente contava l'imbonitore. Così càpita probabilmente anche a
quelli che hanno sperimentato tutto l'orrore della luna di miele e non
disingannano gli altri. Anch'io non disingannai nessuno, ma adesso non
vedo perché non bisognerebbe dire la verità. Ritengo perfino che sia
indispensabile dire la verità su questo argomento. Ci si sente a
disagio, ci si vergogna, si prova ribrezzo e pietà, ma soprattutto ci
si annoia, ci si annoia fino all'inverosimile! E' una specie di quello
che provavo quando imparavo a fumare, quando avevo dei conati di vomito
e mi colava la saliva, ma io la inghiottivo e facevo finta che mi
piacesse molto. Il piacere del fumo, come pure di questo, se verrà,
verrà dopo: bisogna che lo sposo educhi questo vizio nella moglie, per
ritrarne piacere.
- Come, vizio? - dissi io. - Ma voi parlate della più naturale proprietà umana.
- Naturale? - egli
disse. - Naturale! No, vi dirò al contrario che mi sono convinto che è
una cosa non... naturale. Sì, interamente non... naturale.
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Lev
Tolstoj
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Chiedete ai
ragazzi, chiedete a una fanciulla che non sia depravata. Mia sorella
andò sposa molto giovane a un uomo che era due volte più vecchio di
lei, e un depravato. Ricordo come ci meravigliammo, la notte del
matrimonio, quando lei, pallida e in lacrime, gli scappò via, e,
tremando in tutto il corpo, diceva che non l'avrebbe fatto a nessun
costo, che non avrebbe neppure potuto raccontare quello che lui voleva
da lei. Voi dite: naturale! E' naturale
mangiare. E mangiare è una cosa che fin da principio è lieta, facile,
piacevole e non è vergognosa; questa invece è abominevole e vergognosa
e dolorosa. No, è innaturale! E una fanciulla che non sia corrotta, me
ne sono convinto, la odia.
- Ma come, - dissi io, - come continuerebbe il genere umano?
- Sì, purché non vada
perso il genere umano! - egli disse con astiosa ironia, come se si
fosse aspettato quest'obiezione, che conosceva ed era in mala fede. -
Predicare la continenza nella generazione in nome della possibilità,
per i lords inglesi, di continuare sempre a rimpinzarsi è permesso.
Predicare la continenza nella generazione in nome d'una maggior
piacevolezza di vita è permesso; ma basta accennare lontanamente alla
continenza nella generazione in nome della morale: padri santi, che
grida!
purché il genere
umano non s'interrompa per il fatto che una decina o due di persone
vogliono smettere di essere dei porci. Del resto, scusate. A me dà noia
questa luce, posso coprirla? - egli disse, indicando la lanterna.
Io dissi che per me
era lo stesso, e allora lui, con la fretta che metteva in tutto quel
che faceva, salì sul sedile e coprì la lanterna con la sua tendina di
lana.
- Eppure, - dissi io, - se tutti lo ammettessero come legge, il genere umano s'interromperebbe.
Egli non rispose subito.
- Voi dite: come
continuerà il genere umano? - egli fece, sedendosi di nuovo di fronte a
me, con le gambe molto aperte e appoggiandovisi chino con i gomiti. - E
perché mai deve continuare, il genere umano? - disse.
- Come perché? Altrimenti noi non ci saremmo.
- E perché dobbiamo esserci?
- Come perché? Ma per vivere.
- E perché vivere? Se
non esiste nessun scopo, se la vita ci è data per se stessa, è inutile
vivere. E se è così, gli Schopenhauer e i Hartmann, come anche tutti i
buddisti, hanno perfettamente ragione. E se poi nella vita c'è uno
scopo, è chiaro che la vita deve cessare quando sia raggiunto lo scopo.
La conclusione è proprio questa, - egli diceva con visibile agitazione,
avendo evidentemente molto a cuore la sua idea. - La conclusione è
proprio questa. Notate che, se lo scopo dell'umanità è ciò che è detto
nelle profezie, che tutti gli uomini siano uniti insieme dall'amore,
che le lance siano trasformate in falci, eccetera, al raggiungimento di
questo scopo che cosa si frappone? Si frappongono le
passioni. Tra le passioni la più forte, cattiva e ostinata è l'amore
sessuale, carnale, e perciò se saranno distrutte le passioni, e anche
l'ultima, la più forte di esse, l'amore carnale, la profezia si
adempirà, gli uomini si uniranno insieme, lo scopo dell'umanità sarà
raggiunto ed essa non avrà più ragione di vivere. Ma finché l'umanità
vive, le sta dinanzi un ideale, e non è, s'intende, l'ideale dei
conigli o dei maiali, di moltiplicarsi il più possibile, né quello
delle scimmie e dei parigini, di usufruire nel modo più raffinato dei
piaceri della passione sessuale, ma un ideale di bene, che si raggiunge
con la continenza e la purezza. Ad esso hanno sempre teso e tendono gli
uomini. E guardate che cosa ne risulta. Ne risulta che l'amore carnale
è la valvola di sicurezza. Se la generazione umana che vive adesso non
ha raggiunto lo scopo, non l'ha raggiunto solamente perché ha in sé
delle passioni, e la più forte di esse è quella sessuale. Ma se c'è la
passione sessuale, c'è anche una nuova generazione, cioè anche la
possibilità di raggiungere lo scopo nella generazione seguente. Se non
lo raggiunge neanche questa, c è di nuovo quella seguente, e così fino
a che non sia raggiunto lo scopo, non sia adempiuta la profezia e gli
uomini non si uniscano insieme. Altrimenti, infatti, che cosa ne
verrebbe fuori? Ammettiamo che Dio abbia creato gli uomini per il
raggiungimento di un determinato fine e li abbia creati o mortali senza
la passione sessuale o eterni. Se fossero mortali, ma senza la passione
sessuale, che cosa ne risulterebbe? che vivrebbero, e morirebbero senza
avere raggiunto lo scopo; e per raggiungere lo scopo Dio dovrebbe
creare dei nuovi uomini. Se invece fossero eterni, mettiamo (benché sia
più difficile per le medesime persone che non per delle nuove
generazioni correggere gli errori e avvicinarsi alla perfezione),
mettiamo che lo raggiungessero dopo parecchie migliaia d'anni; ma
allora a che servirebbero? Dove si dovrebbero mettere? Il meglio è
proprio così come stanno le cose... Ma forse questa forma d'espressione
non vi piace e siete un evoluzionista. Ma anche allora il risultato è
eguale. La specie animale superiore è quella umana; per conservarsi
nella lotta con gli altri animali, essa deve stringersi insieme come
uno sciame d'api, e non moltiplicarsi all'infinito; come le api, deve
educare degli asessuati, cioè tendere di nuovo alla continenza, e non
certo all'eccitazione della concupiscenza, a cui è rivolta tutta la
struttura della nostra esistenza -. Egli per un po' tacque. - Il genere
umano s'interromperà. Ma possibile che qualcuno, comunque veda il
mondo, possa dubitarne? Perché è altrettanto indubitabile come la
morte. Perché secondo tutte le dottrine religiose verrà la fine del
mondo e secondo tutte le dottrine scientifiche è inevitabile la stessa
cosa. Che c'è di strano, allora, che secondo la dottrina morale si
giunga al medesimo risultato?
Dopo di che egli
tacque a lungo, finì di fumare la sigaretta e, trattene delle altre
dalla sacca, le mise nel suo vecchio portasigarette macchiato.
- Capisco il vostro pensiero, - dissi io: - gli "Shakers" (1) affermano qualcosa di simile.
- Sì, sì, e hanno
ragione, - egli disse. - La passione sessuale, comunque sia presentata,
è un male, un male tremendo col quale bisogna lottare, invece
d'incoraggiarlo come si fa da noi. Le parole del Vangelo, secondo cui
chi guarda una donna con concupiscenza ha già commesso adulterio con
lei, non si riferiscono solamente alle mogli altrui, ma precisamente
soprattutto alla propria moglie.
(1)
setta religiosa
protestante
fondata in
Inghilterra
nel XVIII secolo
da Ann Lee, nota anche come Mother Ann;
si tratta di
una filiazione
dei Quaccheri.
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