L'EUGENETICA NAZISTA: JOSEPH MENGELE

 

 

Josef Mengele (1911-1979), medico nazista ed ufficiale delle SS tedesco, è tristemente noto per gli esperimenti medici e di eugenetica che svolse, usando come cavie umane, i deportati, anche bambini, del campo di concentramento di Auschwitz. Di qui il soprannome di "Angelo della morte".

 

 

Joseph Mengele nel 1935

 

Infanzia e adolescenza

 

Della sua infanzia-adolescenza non si conosce molto. Quel poco che si sa proviene da testimonianze che lo ritraggono come una persona socievole, educata e soprattutto molto ambiziosa; Mengele infatti era ossessionato dal suo futuro: voleva ad ogni costo diventare un medico che la storia avrebbe ricordato per le sue scoperte (e non possiamo dire che non ci sia riuscito).

Aveva ferme idee politiche, che lo portarono a vent'anni ad iscriversi negli Stahlhelm (Elmetti d'Acciaio), per poi entrare nel 1934 nelle Sturmabteilungen. In quegli stessi anni, iniziò i suoi studi all'Università Ludwig Maximilian, dove conseguì la laurea in antropologia nel 1935, con una tesi sulla "Ricerca morfologico-razziale sul settore anteriore della mandibola in quattro gruppi di razze"; ebbe come relatore il professor Mollison. Nel gennaio 1937, presso l'"Istituto per la biologia ereditaria e per l'igiene razziale" di Francoforte, divenne assistente di Otmar von Verschuer, un illustre scienziato conosciuto per le sue ricerche nella genetica, con un particolare interesse per i gemelli, ricerche che influenzarono profondamente Mengele.

Nel 1937, Mengele si iscrisse al partito nazionalsocialista e nel 1938 alle Schutzstaffeln (SS); nello stesso anno si laureò in medicina, presentando una tesi intitolata "Ricerche sistematiche in ceppi familiari affetti da cheiloschisi o da fenditure mascellari o palatali", aiutato da Von Verschuer. Mengele si dedicò agli studi con fermezza (la sua tesi di laurea ottenne anche un discreto successo all'interno della comunità scientifica, reputata un lavoro valido e preciso), ma si dedicò anche alla mondanità delle serate di Monaco; beveva birra, fumava e non disprezzava le donne. Sempre in quegli anni si sposò con Irene Schoenbein; il matrimonio fu molto contrastato e voluto ad ogni costo: la famiglia era contraria al matrimonio in quanto lei era protestante. Il 1° gennaio 1939 Mengele chiese l'autorizzazione formale all'Ufficio Centrale per la razza e gli insediamenti umani per poter sposare Irene; la licenza venne concessa con una certa fatica: Mengele, che appartiene ormai alle SS, non poté dimostrare di appartenere ad una famiglia ariana sin dal 1750, e Irene aveva qualche difficoltà, mancandole i documenti razziali del nonno americano Harry Lyons Dummer. Alla fine l'Ufficio diede il suo benestare e la coppia poté celebrare le nozze.

 

 

Il matrimonio di Joseph e Irene

 

La serenità matrimoniale dei due fu interrotta il 1° settembre 1939 dallo scoppio della guerra.
Mengele si presentò volontario e venne inviato dapprima ad un ispettorato sanitario delle Waffen-SS e poi all'Ufficio di Poznan (Posen) per la razza e gli insediamenti umani. Qui, dal 1940 al gennaio 1942, il giovane Mengele si occupò di esaminare le "qualità razziali" dei coloni tedeschi che desideravano popolare le terre dell'Est strappate all'Unione Sovietica.
Questo compito di selezione terminò il 1° gennaio 1942: Mengele venne aggregato come medico militare alla 5a Divisione SS "Wiking" e spedito sul fronte orientale. L'esperienza di guerra durò pochi mesi: nell'estate del 1942 venne leggermente ferito, decorato con la Croce di Ferro di Prima Classe e promosso Hauptsturmführer delle SS. Ritenuto inidoneo alla prima linea, fu rimpatriato venne impiegato a Berlino all'Ufficio Centrale per la razza e gli insediamenti umani.
Contemporaneamente il suo maestro Verschuer era arrivato a Berlino per dirigere il Dipartimento di Antropologia e Genetica del prestigioso "Kaiser Wilhelm Institut". I due si rincontrarono e il professor Verschuer propose al suo allievo di unirsi a lui per proseguire gli studi sulla biologia dei gemelli.
Mengele venne a sapere che vi erano enormi possibilità di indagine date dal concentramento ad Auschwitz di centinaia di migliaia di soggetti subumani da studiare: un'occasione irripetibile per la scienza e per la carriera accademica di Mengele. Il 30 maggio 1943 Josef Mengele si presentava ad Auschwitz per prendervi servizio. Poco prima di essere trasferito ad Auschwitz, Mengele venne promosso al rango di "capitano" delle SS nell'aprile 1943.

 

 

Irene Schoenbein

 

Il matrimonio con Irene, inizialmente sereno (lo stesso Mengele parlò della moglie come di una persona meravigliosa, l'unico amore della sua vita), iniziò a registrare dei contrasti quando Mengele si trasferì ad Auschwitz: la moglie decise di non seguirlo. Durante i due anni della permanenza di Mengele nel campo si recò a fargli visita periodicamente, ed in una di queste rimase incinta di quello che sarebbe stato l'unico figlio di Mengele, Rolf. Sulla fedeltà di Mengele alla moglie, alcuni prigionieri riferiscono che delle volte sceglieva tra le prigioniere una bella ragazza per passarci la notte, che poi ordinava di uccidere il giorno dopo.

 

 

Rolf, il figlio di Mengele e Irene

 

Ad Auschwitz

 

Nel maggio 1943, Mengele rimpiazzò un altro dottore, che si ammalò, nel campo di concentramento di Auschwitz, per poter portare avanti i propri studi e ricerche. Il 24 maggio, divenne medico del campo nomadi nel settore Settore BIIe di Auschwitz-Birkenau; nell'agosto 1944 questo venne smantellato e i deportati che vi risiedevano furono uccisi nelle camere a gas. In seguito Mengele divenne medico capo del campo principale di Birkenau, sottoposto comunque a Eduard Wirths.

Durante i 21 mesi di permanenza ad Auschwitz, l'atteggiamento di Mengele nel campo fu registrato da numerose testimonianze in modo totalmente contraddittorio, che rende difficile una ricostruzione attendibile della situazione. Alcune parlano di un Mengele "buono", che salva dei gemelli dalla camera a gas per analizzarli, che si occupa dei bambini portando loro dello zucchero (i bambini zingari paradossalmente lo chiamavano "Zio Mengele"), che viene chiamato "der weiße Engel" ("l'angelo bianco") dai deportati, per l'atteggiamento gentile e per il camice candido che indossava quando si apprestava a scegliere chi avesse dovuto fare parte delle sue ricerche, chi avesse dovuto lavorare e chi era destinato alle camere a gas.

 

 

Mengele con due suoi collaboratori

 

Più spesso tuttavia si mostrava crudele, tanto da guadagnarsi il già citato appellativo di "angelo della morte": uccideva senza pietà i prigionieri a calci, colpi di pistola o iniezioni di fenolo; in un battito di ciglio decideva alla banchina se una persona era da destinare al lavoro o alle camere a gas. Egli disegnò una linea sul muro del blocco dei bambini, alta circa 150 centimetri, gassando chi non raggiungeva questa altezza. Quando un capannone venne infestato dai pidocchi, Mengele decise di uccidere tutte le 750 deportate che vi risiedevano.

Secondo molti, egli soffriva di un evidente sdoppiamento di personalità, dovuto alla sua assoluta fedeltà all'ideologia nazista e quindi all'estrema dedizione con cui svolgeva il suo "dovere" (selezionare e analizzare), nel compimento del quale era assolutamente distaccato e non tradiva alcuna emozione. Tuttavia, in momenti meno formali, risultava essere una persona paradossalmente amabile e piacevole, come raccontano gli stessi medici che con lui collaborarono.

Ad ogni modo, Mengele alternava momenti di calma, pacatezza e rispetto (alcuni gemelli ricordano come, pur analizzandoli nudi, Mengele fosse stato sempre corretto ed educato con loro e li avesse trattati con gentilezza, con la professionalità di un dottore) a scatti d'ira incontrollabili (diversi assistenti raccontano di quando si infuriò per la lentezza con cui venivano fatte le iniezioni di fenolo dallo stesso personale SS e di come lui stesso abbia strappato dalle mani di uno di questi la siringa per mostrare come il tutto doveva essere fatto: e stiamo parlando di iniezioni letali).

Uno dei disturbi della personalità di Mengele era legato alla sua estrema attenzione per i dettagli, l'efficienza e la cura dei particolari in ogni cosa che faceva. Aveva una attenzione maniacale per l'igiene: i prigionieri sopravvissuti ricordano di Mengele il suo portamento elegante, gli abiti sempre impeccabili (quando non era in divisa bianca e guanti bianchi) e il profumo. Paradossalmente, alcune prigioniere dello stesso campo erano infatuate di lui, grazie anche ai suoi lineamenti da divo del cinema.

 

 

Nel 1945 Mengele fu costretto ad abbandonare il campo di concentramento portando con sé tutto il materiale delle sue ricerche che fino ad allora aveva condiviso con alcune personalità del settore medico come Butenandt e von Verschuer, che lavoravano all’esterno di Auschwitz, a cui inviava relazioni dettagliate. La fermezza ed il rigore di Mengele nello svolgere le mansioni assegnate si evidenziarono fino alla sua ultima ora trascorsa nel campo. Il giorno prima dello sgombero dello stesso, Mengele continuò imperturbabilmente, senza alcuna agitazione o preoccupazione, ad eseguire le selezioni: esaminò l'ultimo treno con circa 506 prigionieri, condannandone alle camere a gas circa 470-480.

 

Sperimentazioni umane

 

L'ingresso ad Auschwitz, come si è detto, venne vissuto da Mengele come un'occasione unica ed irripetibile: egli poteva eseguire ricerche su tutti i soggetti che gli interessavano, poteva analizzarli, operarli, sezionarli e ucciderli senza essere esposto a nessuna responsabilità. Sapeva che in nessuna parte del mondo era possibile svolgere le sue ricerche in un modo anche solo simile. L'obiettivo di Mengele, secondo la maggior parte degli studiosi, consisteva proprio nel riuscire, tramite gli esperimenti nel campo di concentramento, ad effettuare scoperte (soprattutto riguardo alla trasmissione dei caratteri e nell'ambito dell'eugenetica) tali da consacrarlo alla storia per sempre.

Nel periodo che trascorse ad Auschwitz, Mengele sfruttò tutto il tempo a sua disposizione: organizzò una squadra composta essenzialmente da medici e infermiere, in particolare una antropologa (Teresa W.) e un patologo (Nyiszli), tutti reclutati all'interno dello stesso campo e quindi a loro volta prigionieri. La squadra così composta godeva di protezione ed il semplice fatto di ricoprire questo ruolo li salvò da morte quasi certa.

 

 

Mengele ad Auschwitz

 

I suoi studi nel campo riguardarono essenzialmente due aspetti della genetica:

- il fondamento biologico dell'ambiente sociale, la trasmissione dei caratteri e i tipi razziali;

- persone con elementi di anormalità (difformità, sviluppi morfologici anomali).

Tali studi vennero condotti quasi esclusivamente sui gemelli, che rappresentavano la sua principale ossessione. Oltre a questi, studiò anche zingari e mostrò un certo interesse anche per i nani e gli ebrei, che Mengele reputava delle forme umane "anomale".

Tra le sue ricerche nel campo, una parte fu dedicata anche al genoma. Tra gli studi di Mengele a carattere meno scientifico e di natura prettamente nazista, si ricordano quelli legati agli occhi; di questi, Mengele segui due filoni, uno riguardante l'eterocromia e l'altro la possibilità di riuscire a mutare il colore degli occhi.

Dopo la morte, i cadaveri erano sottoposti ad autopsia e spesso alcune parti dei corpi o interi feti venivano conservati in formalina ed inviati al di fuori del campo per effettuare su di essi ulteriori e più approfonditi esami.

 

Ricerche e sperimentazioni sui gemelli

 

Tra le ricerche condotte da Mengele nel campo, quelle a cui dedicò più energia e attenzione (praticate già un anno prima dell'entrata ad Auschwitz) furono riservate ai gemelli. In particolar modo, Mengele concentrò la sua attenzione sui gemelli monozigoti. Lo stesso Mengele si recava alla banchina, dove arrivano i treni dei prigionieri, per selezionare lui stesso i gemelli non appena scendevano. I gruppi di gemelli comprendevano individui delle età più diverse, da piccoli ad anziani; tra questi veniva scelto il più anziano, che assumeva la funzione di Zwillingsvater (Capogemelli o padre dei gemelli), per distinguerli ulteriormente dagli altri prigionieri, gli venivano tatuate insieme al numero anche le due lettere ZW (cioè Zwillinge). Delle sue ricerche nel KZ (Konzentrationslager, campo di concentramento) Mengele teneva sempre informato il suo ex professore universitario, Von Verschuer, inviando anche all'istituto di biologia razziale a Berlino esemplari e relazioni. Mengele analizzava i gemelli insieme, che sottoponeva a ricerche di tipo comparato. Nel suo analizzare i gemelli identici, Mengele effettuava misurazioni, fotografie, prelievi di sangue spesso ad ogni visita. Alcuni gemelli superstiti invece, affermano che le ricerche di Mengele riguardarono anche altre pratiche: utilizzo di sostanze chimiche per analizzare la reazione della pelle, o pressioni su parte del corpo per misurare la resistenza o iniezioni.

 

 

Una coppia di gemelli monozigoti esaminata da Von Verschuer

 

Sulle relazioni tra Mengele e i gemelli vi sono testimonianze contrastanti. Un assistente dello stesso Mengele, il dott. Miklos Nyiszli, testimoniò che era lo stesso Mengele ad ucciderli (raccontò in particolare un episodio in cui uccise in una sola notte, uno dopo l'altro, 14 gemelli di origine zingara). Per quanto riguarda gli altri prigionieri, diversi dai gemelli, non ci sono invece dubbi alcuni: ne uccise direttamente diversi sparando loro o attraverso iniezioni di fenolo. Altri, come una sua collaboratrice, Teresa W., affermano di non aver mai avuto notizia del fatto che Mengele uccidesse i gemelli che studiava, e secondo la stessa, se una cosa del genere si fosse verificata per lei sarebbe stato impossibile non venirne a conoscenza.

Oggettivamente, al di là di questo, i gemelli conducevano nel campo una vita migliore rispetto agli altri prigionieri (e questo proprio in virtù del fatto di essere oggetto di ricerca dello stesso Mengele): infatti veniva loro concesso di continuare ad indossare gli indumenti originari e di non radersi i capelli. I gemelli vivevano in un blocco speciale, vicino alle baracche dedicate alle ricerche e separati dagli altri prigionieri, svolgevano i lavori meno faticosi (portaordini), avevano una razione più nutriente e godevano di una protezione pressoché totale: se rubavano non venivano uccisi, potevano girare nel lager liberamente e non potevano essere per nessun motivo malmenati o lesi dai prigionieri e dalle stesse SS.

Questo speciale trattamento permise alla maggior parte dei gemelli di sopravvivere per lunghi periodi e nella maggior parte dei casi di riuscire a giungere fino alla liberazione dello stesso KZ per opera dei russi (anche qualche anno dopo il loro ingresso). Infatti, le probabilità di sopravvivenza degli altri prigionieri rispetto a quelle dei gemelli monozigoti erano pressoché nulle, contando il fatto che molti prigionieri furono gassati appena scesi dai treni e non trascorsero ad Auschwitz neppure una notte.

 

La fuga in Sud America

 

Nell'immediato dopoguerra iniziò la ricerca dei criminali di guerra nazisti, tra cui ovviamente anche Mengele. Alla sua ricerca si dedicarono in particolar modo i servizi segreti israeliani Mossad, ma anche il governo americano e quello tedesco. Per agevolare la sua cattura venne anche fissata una taglia di circa 3.000.000 di dollari per chi lo avesse catturato e consegnato alle autorità.

Le modalità della fuga furono simili a quelle di Adolf Eichmann. Gli furono infatti forniti, con modalità non chiarite dai responsabili (gli amministratori del Comune di Termeno), dei documenti falsi che asserivano si chiamasse Helmut Gregor, nato nel comune di Termeno in Alto Adige.

Nel 1949 si imbarcò con una nave dal porto di Genova diretto nell'America meridionale, arrivando poi in Paraguay, dove rimase diversi anni, finché, allertato dall'avvocato di famiglia, fuggì prima in Argentina a Buenos Aires e poco tempo dopo, nel 1955, in Brasile, dove rimase per circa 25 anni fino alla sua morte. Durante questo periodo, visse prima in una casa con due sorelle ungheresi anticomuniste, simpatizzanti per il regime nazista, e poi con una famiglia del luogo, mantenendo sempre nascosta la sua vera identità.

 

 

Una rara foto di Mengele in Brasile, con la figlia della famiglia che lo ospitava

 

All'arrivo in Sud America, Mengele inizialmente nascose la propria identità adottando diversi nomi falsi; dopo alcuni anni però decise di tornare ad utilizzare il suo vero nome, convinto ormai di essere scampato alle ricerche di America, Israele e la stessa Germania (in quel periodo il suo nome risultava anche dall'elenco telefonico). Tuttavia, dopo alcuni anni, in particolar modo a partire dalla cattura di Eichmann avvenuta fra l'altro proprio in Sud America, Mengele iniziò ad allarmarsi: ritornò ad adottare un'identità falsa e si spostò diverse volte (fino a giungere in Brasile) e cambiando diverse abitazioni. Nel periodo in cui visse in Sud America, lavorò come operaio nella stessa industria della famiglia Mengele, che anche in Sud America aveva degli stabilimenti.

 

La morte

 

Nel 1979 Mengele morì in Brasile, all'età di 68 anni, in conseguenza di un attacco cardiaco, mentre stava nuotando a pochi metri dalla riva nell'Oceano Atlantico. Fu sepolto nel cimitero di Nostra Signora del Rosario, a Embu, sotto la falsa identità di Wolfgang Gerhard. Nel 1985 il suo corpo fu scoperto, nel 1992 la salma fu riesumata e il suo DNA fu confrontato con quello del fratello, che inizialmente si rifiutò di fornirlo, ma successivamente cambiò idea, su pressioni dello stesso governo tedesco. L'esame accertò, con una probabilità pari al 99,69%, che la persona lì sepolta era proprio Josef Mengele.

 

(Fonte:

http://it.wikipedia.org/wiki/Josef_Mengele

http://www.olokaustos.org/bionazi/leaders/mengele.htm)