UNO, NESSUNO, CENTOMILA DORIAN

 

 

Dorian come esteta e "supremo ipocrita"

 

In parte comune criminale, in parte esteta e dandy, Dorian comprende ciò che Robert Mighall, nella sua introduzione all'edizione Penguin Classics, chiama "una combinazione estrema di cultura e corruzione", che sintetizza l'età decadente, il prototipo del "supremo ipocrita" che Lord Henry supponeva che quella età stesse cercando e che temeva avesse trovato.

L'inesistenza di ciò che comunemente definiamo "coscienza" è una caratteristica tipica dell'esteta, ed è un fenomeno oltremodo inquietante le cui motivazioni sono chiarite da Kierkegaard nel fondamentale saggio Enten-Eller ("Aut-Aut"), al quale ho dedicato questa sezione.

Ma può una persona vivere una vita priva di coscienza? Secondo Kierkegaard no; o forse sì, ma solo se si è come Don Giovanni; in qualunque altro caso l'approdo inevitabile è la disperazione.

Dorian ci prova: tenta di tradurre la sua vita in arte per sperimentare la vita come un'esperienza esclusivamente estetica. In questo egli si rivela, come Wilde stesso, un pateriano, ovvero un discepolo di quel Walter Pater che fu autore del romanzo filosofico Marius the Epicurean (Mario l’Epicureo), pubblicato nel 1885, in cui il saggista e critico letterario esponeva il suo ideale di vita estetica, il suo culto della bellezza (in opposizione allo spoglio ascetismo), e la sua teoria dell’effetto stimolante nel perseguirla come ideale per se stessa. Quest’ultimo concetto fu riassunto efficacemente nel motto art for art’s sake (ossia l’arte per il gusto dell’arte stessa).

Walter Pater

Pater è considerato uno dei fondatori del movimento estetico ed i princìpi da lui tracciati ebbero un forte impatto su Oscar Wilde, che fu uno dei suoi allievi ad Oxford.

Eppure le conseguenze morali continuano a perseguitare Dorian, confinate ai margini della sua esperienza. Egli prova a scacciare il suo senso di colpa, lo nasconde, lo confina sulla superficie dipinta, ma non può liberare completamente la sua mente dalla coscienza. Egli ha fallito nel tentativo di sintetizzare la sua sete di piaceri e sensazioni con la "buona vita etica" della filosofia classica, che tra l'altro non è affatto tenuta in poco conto dalla filosofia epicurea. In questo senso l'estetismo di Walter Pater è stato ampiamente incompreso, e Dorian (Wilde?) è per l'appunto uno di coloro che lo hanno frainteso.

La sua spericolata rincorsa dell'esperienza sensoriale è in contrasto con il gusto più raffinato di Lord Henry. È come se Lord Henry riconoscesse che questo apprezzamento estetico richiede un certo distacco dalla vita per assaporare realmente la bellezza del momento, il che è un paradosso che Wilde dovrebbe avere personalmente sperimentato.