DORIAN, DON GIOVANNI E FAUST: UN'ANALOGIA POSSIBILE?

 

 

I. Premessa

La figura di Dorian, in quanto straordinario seduttore pronto a vendere (neppur troppo metaforicamente) l'anima al diavolo pur di conservare intatta la propria bellezza e giovinezza, è stata spesso accostata a quelle di Don Giovanni e Faust: la pertinenza di questo accostamento è tutta da verificare, ed è quanto mi prefiggo in questa sezione.

Don Giovanni, o meglio Don Juan, comparve per la prima volta quale protagonista di un'opera teatrale di Tirso de Molina, L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra del 1630, e fu reso immortale da capolavori del teatro e della musica come il Don Giovanni di Molière (1665) e quello di Mozart (1787).

Faust, personaggio della leggenda germanica, fu immortalato dal Doctor Faustus di Christopher Marlowe (1590 circa) e soprattutto dal Faust, capolavoro teatrale di Johann Wolfgang von Goethe (1772-5); in tempi più recenti al mito di Faust è stato dedicato anche un romanzo di Thomas Mann, intitolato appunto Doktor Faustus (1947).

Søren Kierkegaard, all'interno di Enten-Eller, edito nel 1843 sotto lo pseudonimo di Victor Eremita, dedica un saggio a Don Giovanni, prototipo del seduttore, e riflette sulle apparenti similitudini tra questo personaggio (o meglio archetipo) e Faust; una disamina esauriente e completa di questo argomento si trova nel saggio di Giuseppe Modica Kierkegaard e l'estetica del Don Giovanni - Postille ("Giornale di metafisica", XVII, 1995, pp. 379-392), che riporto integralmente a parte. Qui mi limiterò a citarne i punti essenziali per il mio discorso.

In estrema sintesi, ciò cui Kierkegaard si oppone fermamente è la sovrapposizione dei due archetipi, operata nell'ambito del Romanticismo.

Copertina di un'edizione di The picture of Dorian Gray

Infatti il mito romantico di Don Giovanni (cfr. ad esempio M. Mila, Lettura del Don Giovanni di Mozart, Torino, Einaudi, 1988, p. 8) fa di lui l'incarnazione dello Streben, la romantica tensione verso l'ideale: in sostanza la controfigura di Faust. A parere di Kierkegaard, invece, l'identificazione fra i due personaggi è del tutto inappropriata, ed è sbagliato fare di Don Giovanni un simbolo della solitudine e della caducità del finito rispetto all'infinito, dell'uomo «crocifisso sulla contraddizione insopprimibile tra la sua natura finita e l'infinito delle sue aspirazioni», farne insomma un «eroe della privazione» e perciò negativo, piuttosto che un «eroe dell'incontinenza» e perciò positivo.
Secondo Kierkegaard, anzi, Don Giovanni è l'opposto di Faust: «l'incarnazione della carne» intesa come principio.