Più
precisamente
s'intende per
tropo
una figura
retorica in
cui un'espressione
può: a) essere
trasferita dal
significato
che le si riconosce
come proprio
ad un altro
figurato;
b)
essere destinata
a rivestire,
per estensione,
un contenuto
diverso da quello
originario e
letterale. Il
Lausberg, sulla
scorta degli
autori classici
che ne hanno
trattato diffusamente,
classifica come
tropi undici figure
retoriche, e
cioè
le seguenti:
Allegoria,
sostituzione del pensiero che si intende per mezzo di un altro pensiero
che si trova in un rapporto di somiglianza con il pensiero che si vuole
intendere;
Catacrèsi,
estensione usuale di una parola o di una locuzione oltre i limiti del suo significato proprio;
Metafora,
trasferimento
ad un oggetto
del nome proprio
di un altro,
secondo un rapporto
di analogia;
Sineddoche,
uso in
senso figurato
di una parola
al posto di
un'altra, mediante
l'ampliamento
o la restrizione
del senso;
Metonimia,
sostituzione
di
un termine proprio
con un altro
appartenente
allo stesso
campo semantico,
che abbia col
primo una relazione
di contiguità
logica o materiale;
Antonomasia,
sostituzione
di un nome con una denominazione che lo caratterizza;
Eufemismo,
sostituzione
di un termine
diretto con
uno attenuativo;
Iperbole,
esagerazione
di un concetto
oltre i limiti
della verosimiglianza;
Litote,
negazione del
contrario di
ciò che
si vuole affermare;
Ironia,
affermazione
del contrario
di ciò
che si pensa;
Perifrasi,
sostituzione
di un termine
con un giro
di parole.
Come
si vede, l'ironia
è uno
degli undici
tropi, ed è
in un certo
senso l'opposto
della litote.
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