Per
il soggetto
ironico la realtà
data
ha perso
completamente
il suo valore,
gli
è diventata
una forma imperfetta
e intralciante.
[...]
Per
l'altro verso
però,
non possiede
il nuovo.
Sa
una cosa sola,
che il presente
non corrisponde
all'idea [...].
In
un certo senso
l'ironista è
veramente profetico.
(S.
Kierkegaard,
"Il concetto
di ironia
in
costante riferimento
a Socrate",
1841)
Un'eccellente
introduzione,
sintetica e
precisa, al
fenomeno dell'ironia,
si trova nel capitolo "L'ironia
nel libro di
Giobbe"
che fa parte
del saggio di
Gianantonio
Borgonovo "La
notte e il suo
sole: luce e
tenebra nel
libro di Giobbe;
analisi simbolica"
(Analecta Biblica 135, Roma, 1995). L'autore,
in modo metodologicamente
ineccepibile,
prende le mosse
dalla definizione
fornita da
Heinrich Lausberg
nel suo celebre
manuale Elementi di retorica (Il Mulino, Bologna 1969;
titolo originale Elemente der literarischen Rhetorik, München, Max Hueber Verlag, 1949),
a sua volta
debitore delle
teorie retoriche
classiche, e
classifica i diversi
fenomeni riconducibili
all'ironia suddividendoli
in alcune categorie
fondamentali. Mi
sembra che
questo sia il
miglior punto
di partenza
per la mia ricerca:
ne riassumo
perciò
di seguito l'inizio,
riportandone
gli stralci
fondamentali.
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