Dopo
l'ultima eruzione,
verificatasi nel
1944, il
Vesuvio sembra essere
entrato in uno strano
stato di quiescenza
che mette in allarme gli
scienziati: in precedenza,
infatti, non risulta
che esso sia mai
rimasto così
a lungo inattivo. Alcuni
ritengono che
il condotto del
vulcano si sia ostruito
in profondità,
o che si siano svuotate
le "sacche"
di magma che alimentavano
le eruzioni,
e che quindi il
Vesuvio sia definitivamente
uscito
dalla sua fase attiva. Prevale
però l'opinione
opposta:
pare infatti che
una ricerca condotta
nel 2001 dalle Università
di Napoli e di Nizza
abbia accertato
la presenza ad una profondità
di circa otto chilometri
sotto la superficie
di un accumulo di
magma che si estende
per circa quattrocento
chilometri quadrati,
dal centro del golfo
di Napoli fino quasi
all'Appennino, il
che induce gli studiosi
ad aspettarsi
una ripresa dell'attività
(che potrebbe essere
violentissima) in qualunque momento. Per
questo motivo il
Vesuvio è
oggetto di
continuo monitoraggio.
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L'apprensione
degli scienziati
pare del resto completamente
fine a se stessa,
dato che le pendici
del Vesuvio sono
oggi più
popolate che mai,
e questo nel totale
disinteresse dei
politici: oggi come
oggi gli abitanti
dei dintorni di
Napoli non avrebbero
scampo in caso di
eruzione esplosiva
del Vesuvio. La
gente non è
mai stata così
disinformata sui
pericoli che corre
come nell'era
dell'informazione:
si veda questo
breve documentario
trasmesso il 6 maggio
2009 su Current.it:
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Prescindendo
dal pericolo e limitandosi
all'aspetto estetico
della questione,
si tratta
di un vulcano di
enorme fascino,
che ha suggestionato
la fantasia di artisti
di ogni epoca,
in particolare
i pittori.
Nella
letteratura la descrizione
più famosa
è senz'altro
quella di Plinio
il Giovane,
che all'epoca dei
fatti aveva diciassette
anni e ci fornisce
una testimonianza
oculare di enorme
rilievo documentario.
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