L'ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 79 D.C.

 

 

Oggi sappiamo che il Vesuvio è uno dei vulcani più pericolosi del mondo, forse addirittura il più pericoloso, ma a lungo fu ritenuto una montagna inoffensiva: a memoria d'uomo, infatti, non aveva mai dato segni di particolare virulenza fino alla fatidica data del 79 d.C.
Il 24 agosto di quell'anno ebbe luogo una spaventosa eruzione, narrata da Plinio il Giovane, che seppellì le città di Pompei, Ercolano e Stabia e nella quale perse la vita anche Plinio il Vecchio.
Si dice appunto "pliniano" un fenomeno eruttivo di tipo esplosivo di particolare potenza e pericolosità: l'esplosione produce una enorme colonna di ceneri, lapilli e gas, detta colonna eruttiva, che si innalza per decine di chilometri nell'atmosfera e poi ridiscende ad enorme velocità (fra i 50 e i 300 km/h) e ad una temperatura elevatissima (500-1200° C),  formando le cosiddette "colate piroclastiche", eventi totalmente distruttivi.

Sequenza di immagini di Piero Fabris (1756-79) che mostrano il progressivo otturamento del cratere del Vesuvio.
Le date corrispondenti sono: 1.) 8.7.1767 - 2.) 25.7.1767 - 3.) 6.8.1767 - 4.) 17.8.1767 - 5.) 3.9.1767 - 6.) 18.10.1767
Il giorno dopo, 19.10.1767, si verificò un'eruzione parossistica.

Dopo l'eruzione del 79 il Vesuvio ha avuto innumerevoli eruzioni di svariati tipi (esplosive, effusive, effusivo-esplosive), di cui una (quella del 1631) viene ricordata come particolarmente violenta e fece più di quattromila vittime. Rarissime le testimonianze pittoriche in proposito, di cui la principale è questo dipinto di Claude Lorrain:

L'eruzione del 1631, come quella del 79, cambiò completamente i connotati del Vesuvio: la sua cima divenne più bassa di quella del Monte Somma, come si vede in queste due stampe dell'epoca:

Prima del 1631

Dopo il 1631