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OSCAR WILDE E "BOSIE"
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Nonostante
Wilde viaggiasse
sotto falso
nome (Sebastian
Melmoth), il
suo arrivo in
città
divenne subito
il pettegolezzo
del momento,
al punto che
il 7 ottobre
Matilde Serao
(1856-1927)
ne scrisse sul
quotidiano "Il
Mattino".
[...]
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Così
a poco a poco
i pettegolezzi
si trasformarono
in scandali,
come quello
avvenuto il
15 ottobre 1897
a Capri, dove
Wilde e Douglas
erano andati
in gita. La
coppia aveva
preso alloggio
all'Hotel Quisisana
la sera prima,
ma il giorno
dopo lo scrittore
svedese Axel
Munthe (1867-1949)
li incontrò
per strada,
palesemente
depressi: "Nessuno
dei due aveva
cenato e respiravano
il fresco della
sera aspettando
il vapore che
all'alba doveva
condurli a Napoli.
"Mi hanno
negato il pane",
disse il poeta
con amabile
rassegnazione. Il
suo compagno
raccontò
che non appena
si erano seduti
per cenare [al
Quisisana],
il proprietario
imbarazzato,
ma con perfetto
cerimoniale,
li aveva pregati
vivamente di
volersi servire
altrove. Alcuni
stranieri di
riguardo, cittadini
britannici,
avevano riconosciuto
il poeta maledetto
e non intendevano
tollerare la
sua vicinanza.
I due uomini
si erano alzati
per cercare
un tetto più
accogliente,
ma il secondo
asilo non fu
più ospitale
del primo. Anche
qui ben presto
fu loro riservato
l'identico trattamento.
Questa seconda
esperienza fu
abbastanza ed
essi non pensarono
più che
a fuggire. Ma
adesso si poneva
loro il problema
di un tetto
dove poter almeno
riposare nelle
ore che li separavano
dalla partenza.
Non senza insistenza,
il dottore li
persuase a rinunciare
al loro affrettato
progetto e li
accolse in una
delle sue proprietà".
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Wilde
e "Bosie"
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Dopo questo
incidente Wilde
tornò
a Napoli il
18 ottobre 1897;
Douglas invece
si fermò
nella "Villa
san Michele"
di Munthe per
qualche giorno. Il
preoccupante
clima di scandalo
spinse i famigliari,
tanto di Douglas
quanto di Wilde,
prima a chiedere,
poi ad intimare,
poi ad obbligare
i due a separarsi.
A tal scopo
Wilde fu privato
della piccola
rendita garantitagli
dalla moglie
separata, mentre
a "Bosie"
vennero tagliati
i fondi dalla
madre. Invano
Wilde si sfogò
in una lettera
del 16 novembre
1897: "la
mia esistenza
è uno
scandalo. Ma
non credo che
mi si dovrebbe
accusare di
aver creato
scandalo perché
continuo a vivere:
anche se mi
rendo conto
che è
così.
Non posso vivere
solo, e Bosie
è l'unico
dei miei amici
in grado o disposto
a darmi la sua
compagnia. Se
vivessi con
un marchettaro
napoletano immagino
che sarei considerato
a posto. Perché
vivo con un
giovane che
è bene
educato e bennato,
e che non è
stato accusato
di alcun delitto,
mi si priva
di ogni possibilità
di esistenza".
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