IL MITO DELL'ARCADIA

 

 

Ma la citazione da parte di Goethe di questo motto non sembra casuale e ci riporta ai dubbi sopra espressi: pare infatti che il grande poeta tedesco facesse parte di una setta nota come Le Brouillard. Di questa società segreta (poi nota come Société Angélique), dedita al culto pagano della "Gaia Scienza", sembra facessero parte numerosi pittori e scrittori quali Poussin, Delacroix, Rabelais, Novalis, France, Barres, Nerval, la Sand e per l'appunto Goethe, che secondo alcuni avrebbe usato il motto "Auch ich in Arkadien" quasi a suggellare la propria appartenenza ad essa. Inoltre lo scrittore tedesco ha dedicato un intero paragrafo del Viaggio in Italia alla propria investitura romana presso l'Accademia d'Arcadia (probabile emanazione de Le Brouillard) sotto il pomposo soprannome di "Megalio Melpomenio", a coronamento dell'altro "nomen mysticum" (Abaris) da lui assunto quale Illuminato di Baviera: come si vede, la tradizione di assumere una seconda identità all'interno dell'Arcadia è una costante, di cui si riparlerà a proposito del "Circolo di Cos" al quale apparteneva Teocrito. Essa si ritrova anche all'interno della Massoneria ed in generale in tutte le società esoteriche, che prevedono un'iniziazione che avviene attraverso una morte simbolica ed un'altrettanto simbolica palingenesi, cioè di fatto l'assunzione di una nuova personalità (e di un nuovo nome).

Si noti fra l'altro, nel ritratto sotto riprodotto, come il poeta si sia fatto effigiare in una posizione interpretata da alcuni come simbolica ed iniziatica (per l'intera questione si vedano queste pagine): egli infatti si tocca il ginocchio destro con la mano sinistra (gesto che si ritrova ad esempio nella Tempesta del Giorgione e che sembrerebbe alludere al dextrum genu o genus, cioè in apparenza "ginocchio destro", ma in realtà "vera stirpe", con riferimento ai Merovingi):

 

Tischbein, Goethe in the Roman campagna, 1787

Ed eccoci arrivati al dunque, proprio grazie alla figura-chiave di Goethe: come si è detto, il poeta tedesco fa parte dell'Arcadia ed anche della setta degli Illuminati: questi ultimi, come è noto, sono considerati attualmente come la più potente espressione della Massoneria, per essere più precisi della cosiddetta "Massoneria deviata", dal momento che gli Illuminati di Baviera non sarebbero altro che una setta di satanisti infiltrati nella Massoneria tradizionale, i quali avrebbero progressivamente preso il controllo dell'intera organizzazione piegandola ai loro fini: che, come è noto, consisterebbero nella creazione di un Nuovo Ordine Mondiale, totalmente controllato dalle tredici famiglie più ricche e potenti del mondo.

Che c'entra l'Arcadia in tutto questo? C'entra: perché in quest'ottica i pastori dell'Arcadia, almeno a partire dal Seicento, cesserebbero di simboleggiare la fuga dell'uomo "civile" in una realtà campestre idealizzata, per assumere un significato simbolico che con le pecore ha ben poco a che fare: "pastore", infatti, è colui che ha in custodia il suo gregge, per cui tale figura si presta bene ad un utilizzo metaforico, come avviene già nel caso di Gesù Cristo, definito appunto "il Buon Pastore". Assumere la "maschera" di pastore d'Arcadia significherebbe quindi dichiarare il proprio status di iniziato, ed i pastori d'Arcadia di cui pullulano la pittura e la letteratura del Sei-Settecento (ed anche prima, se è da interpretare in questo senso la figura del pastore che appare in piedi sulla sinistra nella Tempesta del Giorgione) sarebbero in realtà i custodi di inquietanti segreti. Di qui anche la pretesa connessione dell'Arcadia con la Massoneria, che ne costituirebbe l'evoluzione, con i "pastori" che improvvisamente si trasformano in "muratori", cioè costruttori e non più custodi; il che naturalmente resta tutto da dimostrare.

Ho voluto premettere al mio discorso questa sintetica carrellata per far risaltare l'enorme peso che ha assunto nei secoli un fenomeno dall'apparenza così innocua, che sembrerebbe legato soltanto ad una innocente e un po' infantile volontà di evasione dalla realtà.

Ma, come ho premesso, lo scopo che mi prefiggo qui è un altro, ossia quello di sondare le origini del mito dell'Arcadia: ed in questo senso il letterato chiamato in causa è senz'altro Teocrito.