Una
delle voci più
originali, a
proposito di
universi paralleli
o multiversi,
è senz'altro
Max Tegmark,
cosmologo svedese
naturalizzato
statunitense; la
sua "classificazione"
dei multiversi
è un
ottimo esempio
di come l'astrofisica
si stia muovendo
ultimamente
sul terreno
minato della
pura speculazione,
senza poter fondare
le proprie asserzioni
su dati empirici.
Ci si muove
quindi, in modo
non troppo dissimile
da quanto abbiamo
visto a proposito
delle geniali
intuizioni di
Giordano
Bruno
sull'infinità
degli universi,
in una zona
di confine tra
scienza e
filosofia,
tra fisica
e metafisica,
al limite
della visionarietà.
Questo richiede
la massima cautela
nell'approccio.
Max
Tegmark
Essenzialmente
Tegmark identifica
4 livelli di
universi paralleli:
1.
supponendo che
l'universo sia
piatto e infinito,
a sufficiente
distanza (stiamo
parlando di
10^10^29, quindi
numeri enormi)
avremo una regione
di spazio che
ha le stesse
condizioni iniziali
della nostra
e quindi
una copia del
nostro universo
visibile, compresi
noi stessi.
2.
Supponendo che
la teoria dell'inflazione
caotica sia
corretta, lo
spazio si espande
esponenzialmente
a velocità
enormi (raddoppia
ogni 10-^32
secondi) e noi
ci troviamo
in una delle
zone in cui
l'espansione
esponenziale
si è
fermata, 13
miliardi di
anni fa. Anche
in altre zone
di spazio l'espansione
si può
essere fermata,
creando uno
spazio con diversi
valori delle
costanti fisiche.
Questo è
il tipo di multiverso
di cui si parla
nella teoria
delle stringhe.
3.
Supponendo che
la fisica quantistica,
così
come è
formulata, sia
corretta ad
ogni scala,
ad ogni interazione
fra sistemi
fisici si formano
"universi
paralleli"
corrispondenti
ad ogni possibile
risultato. Questo
tipo di universo
parallelo è
diverso dai
precedenti nel
senso che la
distinzione
fra universi
paralleli dipende
dall'osservatore
scelto, e non
è oggettiva.
4.
Ad ogni struttura
matematica possibile
corrisponde
un universo.
Questa è
di gran lunga
l'ipotesi più
audace. Seth
LLoyd, un ricercatore
in informatica
quantistica,
ha proposto
un'ipotesi che
assomiglia molto
a questa. In
particolare
immagina l'universo
come il risultato
di una computazione
casuale di un
computer quantistico,
dove tutti i
modelli (in
questo caso
algoritmi) sono
possibili.
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