Nessuna
filosofia
antica (né,
direi, moderna)
ha posto
l'accento
sulla razionalità
e sull'intelligenza
quanto
quella stoica,
che dunque
rappresenta
un avvio
ideale per
il mio discorso,
dal momento
che l'idiota
sembrerebbe
essere,
né
più
né
meno, un
individuo
minus
habens,
privo di
alcune fondamentali
facoltà
intellettive.
Ma le cose
non sembrano
essere così
semplici:
infatti,
a proposito
di paradossi,
inevitabilmente
connessi
con la definizione
di idiota,
il primo
interrogativo che
mi si affaccia
alla mente
è:
come si
spiega,
assumendo
come base
di tutto
la razionalità
universale,
la figura
del cosiddetto
idiot
savant?
Ripercorriamo
il ragionamento
stoico.
Secondo
la fisica
stoica (soprattutto
di Cleante)
in principio
era l'energia
pensante,
Lògos-Pyr (λόγος-πῦρ),
che pensava
se stessa
in quanto
materia,
Hyle (ὕλη):
la tensione
(τόνος)
fra questi
due princìpi
provocò
una immane
esplosione,
da cui ebbe
origine
l'universo
(τò
ὅλον). Esso
segue un
suo ciclo,
scandito
secondo
un ordine
necessario
e provvidenziale
e destinato
a concludersi
con una
sorta di
immane implosione
o conflagrazione
universale
(ἐκπύρωσις),
alla quale
farà
seguito
una serie
di altri
cicli del
tutto identici
(teoria
dell'eterno
ritorno).
Poiché,
come s'è
detto, il
λόγος è
Dio ed è
immanente
alla materia,
nulla accade
per caso,
ma secondo
un ordine
prestabilito
dalla πρόνοια o
provvidenza
divina;
sul versante
umano, noi
la viviamo
come εἱμαρμένη (fato,
necessità).
Si tratta
dei due
volti di
una stessa
realtà:
in sostanza
tutto avviene
esattamente
come deve
avvenire.
Anche
gli esseri
apparentemente
inanimati
contengono
in sé
il Lògos,
ma, per
così
dire, in
percentuale
inferiore
rispetto
agli esseri
animati:
gli Stoici
parlano
infatti
di λόγοι
σπερματικοί,
ovvero semi
di Lògos contenuti
nella materia,
da cui tutte
le creature
hanno origine.
Parrebbe
di intendere
che il processo
di materializzazione
dell’energia
cosmica
originaria
non si sia
compiuto
in modo
omogeneo,
per cui
in alcuni
corpi è
presente
più
materia
che energia,
in altri
invece più
energia
che materia,
in altri
le due componenti
sono più
o meno in
equilibrio.
Fra
tutti gli
esseri,
quello che
contiene
in sé
la maggiore
quantità
di Lògos nella
forma originaria,
ossia sotto
forma di
energia
pensante,
secondo
ogni evidenza
è
l'uomo:
se ne conclude
che, poiché
nulla accade
per caso,
l'uomo è
lo scopo
della creazione
ed il re
del creato:
un concetto
che, come
molti dello
Stoicismo,
si è
prepotentemente
affermato
nella civiltà
occidentale,
penetrando
anche nel
Cristianesimo.
L'essere
umano è
dunque in
grado di
porsi "in
ascolto"
della voce
di Dio,
cioè
del Lògos,
mediante
l'esercizio
della razionalità,
che egli
ha in comune
con Dio
e che possiede
in sommo
grado.
Stewart
Kenneth
Moore, Idiot
savant,
2010
Se
le cose
stanno così, ripeto,
mi domando
come in
prospettiva
stoica
possa giustificarsi
il fenomeno
degli
idiots
savants,
i ritardati
geniali,
generalmente
autistici,
su cui è stato
realizzato
anche un
famoso film:
Rain Man - L'uomo della pioggia del 1988, diretto da Barry Levinson ed interpretato da Tom Cruise e Dustin Hoffman
nella parte
di Kim Peek.
Essi infatti
non sono
in grado
di esercitare
alcune facoltà
nobili connesse
con l'esercizio
della razionalità,
a cominciare
dal senso
etico, eppure
posseggono
doni
prodigiosi,
come una
memoria
pazzesca
e una capacità
di calcolo
sovrumana,
facoltà
legate alla
razionalità quant'altre
mai. Tutto
questo è
spaventosamente
contraddittorio.
Forse la
"voce
di Dio",
non potendo
farsi ascoltare
nella sua
intera gamma
di toni da
alcune menti
ritardate,
le "risarcisce"
concedendo
loro l'ascolto
di frequenze
particolarmente
acute, non
udibili
dai normali
esseri umani?
O
quale altra
incomprensibile
sintonia
si stabilisce
tra il Lògos
universale
e queste
affascinanti
creature?
Ma
vediamo
di che si
tratta esattamente.
Vengono
definite
idiots
savants le
persone
affette
da una sindrome
che fu descritta
per la prima
volta nel
1887 dallo
psicologo
Duckett;
il termine
idiot
fa riferimento
ad un livello
di Q.I.
inferiore
a 25 e il
termine
savant
indica un
attributo
di genialità,
per cui
la definizione
stessa risulta
ossimorica.
La
sindrome
riguarda individui
con ritardi
mentali
gravi,
dovuti a
malattie
quali la
schizofrenia
o l'autismo,
che presentano
paradossalmente
incredibili
talenti in
alcuni ambiti.
La sindrome
può
essere congenita
o acquisita,
qualora
si presenti
in una persona
normale
a seguito
di una lesione
che compromette
il funzionamento
del sistema
nervoso
centrale.
Il talento
spesso compare
all'improvviso,
inspiegabilmente,
e in genere
si manifesta
in uno dei
seguenti
àmbiti:
- la
musica,
limitata
nella quasi
totalità
dei casi
al pianoforte;
-
il calcolo
veloce e
la matematica;
-
la memoria
prodigiosa;
- l'arte;
-
le abilità
meccaniche;
-
molto di
rado, un'insolita
acutezza
sensoriale
(tatto e
olfatto);
- altrettanto
di rado,
la percezione
extra sensoriale.
E'
evidente
la strettissima
correlazione
fra i primi
tre àmbiti.
Questa
sindrome
interessa
soprattutto
soggetti
di sesso
maschile
e affetti
da patologia
autistica.
Riporto
in proposito
un breve
saggio di
Giacomo
Scarpelli,
che
insegna
Filosofia
morale all'Università
di Modena
e Reggio
Emilia.
|