Segue la secca
e
concisa risposta
dell’imperatore
Traiano
(Epistulae X, 97):
Actum quem debuisti, mi Secunde, in excutiendis
causis eorum, qui Christiani ad te delati fuerant, secutus es. Neque enim
in universum aliquid, quod quasi certam formam habeat, constitui potest.
Conquirendi non sunt; si deferantur et arguantur, puniendi sunt, ita tamen
ut, qui negaverit se Christianum esse idque re ipsa manifestum fecerit, id
est supplicando dis nostris, quamvis suspectus in praeteritum, veniam ex
paenitentia impetret. Sine auctore vero propositi libelli <in> nullo
crimine locum habere debent. Nam et pessimi exempli nec nostri saeculi
est.
Mio caro
Plinio, nell’istruttoria
dei processi
di coloro che
ti sono stati
denunciati come
Cristiani, hai
seguito la procedura
alla quale dovevi
attenerti. Non
può essere
stabilita infatti
una regola generale
che abbia, per
così
dire, un carattere
rigido. Non
li si deve perseguitare;
qualora vengano
denunciati e
riconosciuti
colpevoli, li
si deve punire,
ma in modo tale
che colui che
avrà
negato di essere
cristiano e
lo avrà
dimostrato con
i fatti, cioè
rivolgendo suppliche
ai nostri dei,
quantunque abbia
suscitato sospetti
in passato,
ottenga il perdono
per il suo ravvedimento.
Quanto ai libelli
anonimi messi
in circolazione,
non devono godere
di considerazione
in alcun processo;
infatti è
prassi di pessimo
esempio, indegna
dei nostri tempi.
Incisione
raffigurante
San Pietro che
rinnega Gesù
Fra le Passiones,
di estremo interesse
è la Passio Perpetuae et Felicitatis: la prima parte del documento è una
sorta di diario, tenuto da Perpetua stessa, dei giorni che precedono il suo
martirio e quello di altri cinque cristiani (fra cui Felicita), giustiziati a Cartagine il 7 marzo
205. Il resoconto del martirio è ovviamente opera di un altro autore.
Essa è
considerata una delle pagine più belle e commoventi della letteratura cristiana
delle origini: Perpetua, giovanissima sposa (aveva 21 o 22 anni) e madre di un bambino appena nato,
trova accenti davvero toccanti nel descrivere il suo dolore di fronte al
figlioletto che sta per abbandonare e la sua tenerezza per il padre, pagano, che tenta in ogni modo
di dissuaderla dal suo proposito, arrivando perfino a prostrarsi davanti a lei
e ad abbracciarle
disperato le
ginocchia. Ma,
pur estremamente
commossa, la
giovane persiste
nella sua volontà
di martirio
e si avvia impassibile
nell'arena.
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