L'atteggiamento
ambivalente di desiderio
di sostituzione
nei confronti del
padre e
di desiderio di
possesso esclusivo
nei confronti della
madre noto come
complesso
di Edipo è
spesso, come dicevo,
vissuto negativamente,
e può talvolta
indurre alla risoluzione
estrema di sbarazzarsi
della madre,
ormai divenuta un
fardello
troppo pesante ed
ingombrante ed un
freno decisivo per
la crescita psicologica
del figlio.
Il
più delle
volte, per fortuna,
il figlio si sbarazza
della madre solo
metaforicamente,
recidendo il simbolico
cordone ombelicale
che lo unisce a
lei, o quanto meno
provandoci: non
sempre questo tentativo
è coronato
da successo, come
nel caso di Agostino
e di sua madre Monica,
di cui egli cercò
goffamente di liberarsi
abbandonandola con
uno stratagemma
sul lido di Cartagine
quando s'imbarcò
per Roma, come ho
raccontato in
questo capitolo.
Solo più
tardi Agostino si
renderà conto
di quanto amore
provi per lei.
Può
tuttavia accadere
che il figlio si
senta a tal punto
esasperato dalla
incombente presenza
materna, da arrivare
a meditare di sbarazzarsene
fisicamente, uccidendola.
E' il caso di Nerone
e di sua madre Agrippina
Minore.
La
vicenda è
narrata in termini
molto simili sia
da Tacito
(Annales XIV)
che da Svetonio
(Vita di
Nerone), sebbene
Svetonio, come sempre,
indugi molto di
più sui dettagli
scandalistici: ad
entrambi comunque
risulta che Agrippina
nutrisse per il
figlio una vera
e propria idolatria,
un amore certamente
eccessivo, che l'avrebbe
indotta, secondo
le fonti, a sposare
in seconde nozze
lo zio Claudio
solo per garantire
la successione al
trono del figlio
di primo letto (il
cui vero nome era
Lucio Domizio Enobarbo, dal momento che era figlio
di Gneo Domizio Enobarbo),
per poi avvelenare
Claudio con
un piatto di funghi,
probabilmente la
micidiale Amanita
Phalloides.
Il legittimo erede, Britannico, figlio di
Claudio, solo sedicenne, fu da lei fatto avvelenare. Agrippina ottenne la revoca
dell'esilio di Seneca, allo scopo di servirsi del celebre filosofo quale nuovo
precettore del figlio. Inoltre, dato che il giovane Lucio dimostrava eccessivo
affetto verso la zia Domizia Lepida, Agrippina, per gelosia, la fece accusare
di avere complottato contro l'imperatore, ottenendone da Claudio la condanna a
morte. Nell'occasione, l'undicenne Lucio fu minacciato e costretto dalla madre
a testimoniare contro la zia; poco dopo venne fidanzato con Ottavia, figlia di
Claudio, di otto anni, destinata ad una ben misera fine (verrà barbaramente
uccisa dai sicari
di Nerone a soli
diciannove anni).
Agrippina
Minore
Su questo tutti gli storici ai quali sia Tacito
che Svetonio attingono
sono pressoché
concordi. La loro
opinione diverge
invece sull'interpretazione
di altri fatti,
di cruciale importanza.
Il
problema più
"scottante" - e
più imbarazzante
per Tacito - è
che le fonti tendono
ad attribuire ad
Agrippina una relazione incestuosa con il figlio.
Il dissidio esegetico
nasce soprattutto
dall'interpretazione
del senso di
questo incesto,
che può essere
"letto"
in due chiavi opposte:
a) Agrippina
era veramente "innamorata"
di suo figlio.
E' ciò che lascia
intendere Tacito
quando riporta la
laconica risposta
di Agrippina ad alcuni indovini
Caldei che le predicevano
che Nerone l'avrebbe
assassinata: "Occidat,
dum imperet",
"Mi uccida
pure, purché
regni" (Annales
XIV 9);
b) Agrippina avrebbe
cinicamente "usato"
suo figlio, plagiandolo
sessualmente, per
impadronirsi del
potere. Infatti,
morto Claudio
nel 54 d.C., Nerone salì al potere
quando aveva solo diciassette anni, ed era troppo giovane per reggere le sorti
dell'impero. Di
fatto governarono
Agrippina stessa,
Seneca e
il prefetto del
pretorio Afranio
Burro, e questo per i primi 5 anni del
principato neroniano (il cosiddetto quinquennium felix).
Comunque stiano le
cose, Nerone appare
tutt'altro
che insensibile
alle attenzioni
"particolari"
della madre: si veda
soprattutto Svetonio
(Vita di Nerone
28-29), che su
questo punto è
piuttosto cauto,
ma nello stesso
tempo fin troppo
esplicito:
Nam matris concubitum appetisse et ab
obtrectatoribus eius, ne ferox atque impotens mulier et hoc genere
gratiae praevaleret, deterritum nemo dubitavit, utique postquam
meretricem, quam fama erat Agrippinae simillimam, inter concbinas
recepit. Olim etiam quotiens lectica cum matre veheretur, libidinatum
inceste ac maculis vestis proditum affirmant.
Avrebbe voluto avere
rapporti carnali
persino con sua
madre, ma ne fu
dissuaso dai nemici
di Agrippina, che
non volevano il
predominio di questa
donna odiosa e tirannica
grazie a questo
nuovo genere di
favore; nessuno
dubitò mai
di questa sua passione,
soprattutto quando
ammise nel numero
delle sue concubine
una prostituta che
si diceva somigliante
in modo impressionante
ad Agrippina. Si
assicura anche che
in passato, ogni
volta che andava
in lettiga con sua
madre, si abbandonava
alla sua passione
incestuosa e che
veniva tradito dalle
macchie del suo
vestito.
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