LUCA PACIOLI

 

 

(Da "La sezione aurea" di Mario Livio - 2003 Rizzoli)

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Luca Pacioli nacque nel 1445 a Borgo San Sepolcro, la stessa cittadina toscana in cui Piero della Francesca era nato e aveva avuto la sua bottega di artista. Non solo: proprio quella bottega fu la prima «scuola» da lui frequentata.
Ma diversamente da altri apprendisti (tra i quali il Perugino) che si rivelarono dotati nel disegno e nell'uso del colore, e furono quindi avviati al mestiere della pittura, Luca apparve portato soprattutto per la matematica. Il rapporto personale fra Piero e Pacioli, peraltro, rimase stretto anche in seguito, come dimostra il fatto che l'artista inserì un ritratto di Pacioli per raffigurare san Pietro Martire in una Madonna e Gesù Bambino con Santi e Angeli.
Relativamente giovane, Pacioli si trasferì a Venezia come tutore dei tre figli di un ricco mercante. Lì continuò i propri studi matematici (con Domenico Bragadino) e portò a termine il suo primo manuale di aritmetica.
Negli anni Settanta del Quattrocento Pacioli studiò teologia ed entrò nell'Ordine francescano. Per questo è ancora oggi noto come fra Luca Pacioli.
Negli anni seguenti compì numerosi viaggi e insegnò nelle università di Perugia, Zara, Napoli e Roma. È anche possibile che in quel periodo fosse stato per qualche tempo tutore di Guidobaldo di Montefeltro, duca di Urbino dal 1482.
Pacioli tornò a Borgo San Sepolcro nel 1489, dopo aver ottenuto dal papa speciali privilegi solo per scontrarsi con beghe meschine tra le locali autorità religiose. Per quasi due anni fu praticamente escluso dall'insegnamento.
Nel 1494 si recò a Venezia per pubblicare la Summa, che dedicò al duca Guidobaldo. Enciclopedica per dimensioni (quasi seicento pagine) e contenuto, l'opera riassume le conoscenze matematiche del tempo in settori quali l'aritmetica, l'algebra, la geometria e la trigonometria. Nel trattato Pacioli attinge liberamente (di solito riconoscendo il proprio debito), per quanto riguarda i problemi dell'icosaedro e del dodecaedro, al Trattato di Piero della Francesca e, per i problemi di algebra e geometria, alle opere di Fibonacci e altri.
Ludovico Sforza detto il Moro [...] invitò a Milano, nel 1482, Leonardo da Vinci in veste di «pittore e ingegnere del duca». La geometria era uno dei molti interessi dell'artista [...]. È probabile, quindi, che sia stato Leonardo a convincere Ludovico il Moro a invitare a corte Pacioli nel 1496, perché insegnasse la dottrina dei numeri. Ed è certo che Leonardo apprese proprio da Pacioli una parte delle proprie conoscenze geometriche, mentre a sua volta accrebbe ulteriormente l'ammirazione del frate francescano per le arti figurative.