JOHN VON NEUMANN, MODERNO PROMETEO

 

 

"Dopo aver conosciuto Jancsi von Neumann

mi sono reso conto di quale sia la differenza

tra un matematico di primo livello e uno come me."

(E. Wigner, premio Nobel per la fisica)

 

John von Neumann, all'anagrafe János Neumann, è stato una delle menti più brillanti e straordinarie del secolo appena passato e, per giunta, era anche ungherese, il che, probabilmente, faceva di lui un alieno; almeno secondo quanto andava dicendo il suo amico e connazionale Leo Szilard. Quest'ultimo, insieme a Edward Teller, Paul Erdős, Eugene Wigner e allo stesso von Neumann, faceva parte del "clan degli ungheresi" ai tempi di Los Alamos e del Progetto Manhattan (criptonimo del programma di ricerca condotto dagli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale, che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche).

Intorno a quello che è forse lo scienziato più famoso del XX secolo dopo Einstein sono sorte delle vere e proprie leggende, che peraltro hanno tutta l'aria di corrispondere alla realtà: nato a Budapest il 28 dicembre del 1903 da una ricca famiglia di banchieri ebraici, già a sei anni János era una sorta di fenomeno da baraccone, che intratteneva gli ospiti di famiglia con la sua prodigiosa memoria, imparando a mente pagine dell'elenco telefonico o eseguendo a mente divisioni con numeri da otto cifre.

 

 

John von Neumann

 

Non contento, "Jancsi" si divertiva con il padre conversando in greco antico, arrivando a padroneggiare, intorno ai dieci anni, quattro lingue. Quando vedeva la madre assorta le chiedeva che cosa stesse calcolando; in bagno si portava due libri, per paura di finirne uno prima di aver terminato i suoi bisogni. Nel 1911 entrò nel Ginnasio Luterano e le sue capacità matematiche attirarono subito l'attenzione degli insegnanti, e d'altronde in fatto di bambini prodigio la scuola era già abituata, visto che nella classe superiore a quella di von Neumann si trovava Eugene Wigner, uno degli alieni. Così Laszlo Ratz, il prestigioso professore di matematica del ginnasio, si adoperò affinché al giovane Jancsi non mancasse un precettore privato universitario che lo seguisse e lo introducesse a poco a poco nell'ambiente matematico. Tra i suoi precettori va ricordato in particolare Mihaly Fekete. In seguito frequentò contemporaneamente le università di Budapest e Berlino, e l'ETH di Zurigo: a ventitré anni era laureato in ingegneria chimica ed aveva un dottorato in matematica.

In questo ambiente ricco di stimoli culturali, di contatti con gli ambienti più colti e influenti della società, János maturò a poco a poco la convinzione che gli aspetti economici e sociali della società e le relazioni tra individui possono essere trattati in termini matematici. Questa visione "pan matematica" del mondo caratterizzerà il pensiero e la vita del giovane genio fino alla fine dei suoi giorni e si tradurrà poi nella celebre "teoria dei giochi", presentata per la prima volta nel 1927 alla rivista Mathematische Annalen con l'articolo Sulla teoria dei giochi di società, ma che vedrà la luce ufficialmente nel 1944, quando, insieme a Oskar Morgenstern, von Neumann pubblicherà un testo destinato a diventare un classico, Theory of Games and Economic Behavior, che contiene anche la "teoria minimax", secondo la quale in molti giochi, ad esempio gli scacchi, esiste un algoritmo, il minimax, che permette di scegliere qual è la mossa migliore. Più tardi il matematico americano John Forbes Nash (nato nel 1928) svilupperà ulteriormente la "teoria dei giochi".