LUCIANO E I CRISTIANI

 

 

Nella Morte di Peregrino Proteo Luciano descrive il suicidio di Peregrino, bruciatosi vivo per protesta durante i giochi olimpici del 167 d.C. Questo strano santone, dai precedenti filosofico-religiosi alquanto eclettici, era stato anche cristiano: in occasione del suo arresto furono proprio i cristiani a difenderlo, manifestando così, secondo l'autore, tutta la loro ingenua credulità. Il tono di Luciano nei loro confronti non è di condanna o di disprezzo, ma piuttosto di compassione: egli non si capacita di come questa stravagante setta religiosa, fondamentalmente innocua, possa adorare un "sapiente crocifisso" e credersi immortale.

Si discute da sempre sull'interpretazione del termine σοφιστς usato da Luciano a proposito di Gesù Cristo: il vocabolo non ha necessariamente un'accezione negativa, ma è piuttosto una vox media; c'è quindi chi ritiene che esso significhi semplicemente "sapiente", senza connotazioni dispregiative, e chi invece, più verosimilmente, vi ravvisa un'intenzione ironica (soprattutto per il dissacrante accostamento con il participio perfetto ἀνεσκολοπισμένον, "crocifisso"), intendendolo nell'accezione moderna di "falso sapiente", colui che sostituisce al retto ragionare (sillogismo) una parvenza di razionalità (sofisma).

Riporto il brano (Morte di Peregrino 12-13 passim):

 

Ἕωθεν μὲν εὐθὺς ἦν ὁρᾶν παρὰ τῷ δεσμωτηρίῳ περιμένοντα γρᾴδια χήρας τινὰς καὶ παιδία ὀρφανά, οἱ δὲ ἐν τέλει αὐτῶν καὶ συνεκάθευδον ἔνδον μετ' αὐτοῦ διαφθείραντες τοὺς δεσμοφύλακας. Εἶτα δεῖπνα ποικίλα εἰσεκομίζετο καὶ λόγοι ἱεροὶ αὐτῶν ἐλέγοντο, καὶ ὁ βέλτιστος Περεγρῖνος καινὸς Σωκράτης ὑπ'αὐτῶν ὠνομάζετο. Καὶ δὴ καὶ τῷ Περεγρίνῳ πολλὰ τότε ἧκεν χρήματα παρ' αὐτῶν ἐπὶ προφάσει τῶν δεσμῶν, καὶ πρόσοδον οὐ μικρὰν ταύτην ἐποιήσατο. Πεπείκασι γὰρ αὑτοὺς οἱ κακοδαίμονες τὸ μὲν ὅλον ἀθάνατοι ἔσεσθαι καὶ βιώσεσθαι τὸν ἀεὶ χρόνον, παρ' ὃ καὶ καταφρονοῦσιν τοῦ θανάτου καὶ ἑκόντες αὑτοὺς ἐπιδιδόασιν οἱ πολλοί. ἔπειτα δὲ ὁ νομοθέτης ὁ πρῶτος ἔπεισεν αὐτοὺς ὡς ἀδελφοὶ πάντες εἶεν ἀλλήλων, ἐπειδὰν ἅπαξ παραβάντες θεοὺς μὲν τοὺς Ἑλληνικοὺς ἀπαρνήσωνται, τὸν δὲ ἀνεσκολοπισμένον ἐκεῖνον σοφιστὴν αὐτὸν προσκυνῶσιν καὶ κατὰ τοὺς ἐκείνου νόμους βιῶσιν· καταφρονοῦσιν οὖν ἁπάντων ἐξ ἴσης καὶ κοινὰ ἡγοῦνται. ἢν τοίνυν παρέλθῃ τις εἰς αὐτοὺς γόης καὶ τεχνίτης ἄνθρωπος καὶ πράγμασιν χρῆσθαι δυνάμενος, αὐτίκα μάλα πλούσιος ἐν βραχεῖ ἐγένετο ἰδιώταις ἀνθρώποις ἐγχανών.                       

 

 

Una delle più antiche raffigurazioni di Gesù, in cui egli appare ancora imberbe

(dalla cattedrale di Santa Costanza a Roma, IV secolo d.C.)

 

Fin dall'alba era possibile veder sostare dinnanzi al carcere (= di Peregrino) anziane vedove e bambini orfani, ed i loro capi, corrotti i carcerieri, trascorrevano perfino la notte con lui dentro il carcere. Poi gli venivano portate cibarie di ogni sorta e si recitavano per lui le loro preghiere, e l'ottimo Peregrino era considerato da loro un novello Socrate. E per l'appunto in quell'occasione a Peregrino, con il pretesto del carcere, vennero da loro molte ricchezze, ed egli si procurò in questo modo una non piccola rendita per l'avvenire. Infatti quegli sventurati (= i cristiani) sono assolutamente convinti che saranno immortali e che vivranno per sempre, e perciò la maggior parte di essi disprezza la morte e la affronta volentieri. E poi il loro primo legislatore (= Cristo) li persuase che sono tutti fratelli tra loro, una volta che abbiano rinnegato gli dèi dei Greci disobbedendo loro e adorino quel sapiente crocifisso e vivano secondo le sue leggi: dunque disprezzano allo stesso modo tutti i beni terreni e li credono comuni. Perciò, qualora arrivi tra loro un uomo che sia un abile ciarlatano e che sappia approfittare delle situazioni, in un attimo diventa straricco, beffando quegli uomini sempliciotti.