LUCIANO, "ALESSANDRO O IL FALSO PROFETA"

 

 

Luciano rappresenta un esempio pressoché perfetto di come l'ironia sia frutto di un'estrema razionalità, indizio di superiorità intellettuale ed anche di una freddezza emotiva che esclude qualsiasi compromesso e qualsiasi "empatia" con il bersaglio della propria critica, a costo di risultare presuntuoso ed unilaterale nella visione delle cose.

Mi viene spontaneo un accostamento con Marco Travaglio, che a mio parere ha molto in comune con lo scrittore greco, ma è più coerente di lui: non si deve dimenticare, infatti, che Luciano smentì clamorosamente le sue stesse dichiarazioni programmatiche di ostilità nei confronti dell'impero romano accettando la lucrosa carica di archistator praefecti Aegypti (una sorta di cancelliere): tale incarico rivela le prestigiose amicizie che Luciano aveva stretto in quel torno di anni ed è in evidente contraddizione con l'avversione da lui professata nei confronti di coloro che si "vendevano" ai Romani (egli infatti non assunse mai la cittadinanza romana e critica in modo estremamente aspro i "venduti" nell'opuscolo Su coloro che si fanno noleggiare). Di tutte queste ambiguità egli cerca di giustificarsi nell'Apologia.

Travaglio è inoltre, a mio parere, un esempio se possibile ancor più perfetto di utilizzo dell'ironia come arma ideologica: più determinato nel suo zelo di smascheramento delle imposture, più intellettuale nella sua vena sarcastica, più aristocratico e raffinato nella sua denuncia, più gelido nel suo disprezzo per la menzogna, meno disposto al compromesso con il potere e meno propenso al sorriso disincantato dell'ultimo Luciano.

 

             

 

Luciano di Samòsata e Marco Travaglio: si nota perfino una certa rassomiglianza...

 

Riporto uno dei suoi interventi che hanno suscitato maggiore scalpore negli ultimi tempi, intitolato "Il fidanzato d'Italia", inserito nella puntata di Annozero del 20 gennaio 2011:

 

L'ironia di Travaglio è tagliente come una lama, il suo sorriso è acido, freddo e superiore, mai compassionevole, la sua satira è sempre politically uncorrect, perché la ricerca della verità, suo unico scopo dichiarato, non ammette le strizzatine d'occhio, i balletti e le collusioni che inevitabilmente sono connessi con la cosiddetta "diplomazia", arte in cui i politici sono maestri e che spesso si identifica direttamente con la menzogna e il raggiro.