Ma
chi erano esattamente
i Telchini?
La
questione ha
due aspetti
ben distinti: trattandosi
infatti di una
metafora, ovvero
di un tropo,
al significato letterale
si sovrappone un
significato figurato:
da
una parte occorre perciò
comprendere
chi siano
i Telchini come
creature mitiche
(significato letterale),
dall'altra
a chi alluda
metaforicamente
Callimaco (significato figurato).
Stranamente,
è più
facile dare
una risposta
a questa seconda
domanda, dal
momento che un
papiro noto
come "Scolio
fiorentino" ce ne riporta
l'elenco. I
nemici di Callimaco
adombrati come
"Telchini" risultano
essere i
seguenti:
1. I
due Dionisii
(?);
2. Asclepiade
di Samo;
3. Posidippo
di Pella;
4. Prassìfane
di Mitilene.
L'identità
dei "due
Dionisii"
non è
nota; ovvia
la presenza
dell'aristotelico
Prassìfane,
con cui sappiamo
che Callimaco
era in polemica;
ma abbiamo
una doppia sorpresa:
la presenza
nella lista
di Asclepiade
e Posidippo,
epigrammatisti,
che a noi sembrano
condividere
pienamente i
princìpi
di poetica di
Callimaco, e
soprattutto
l'assenza
di Apollonio
Rodio, l'allievo
"degenere"
di Callimaco.
Eppure
è lui
il
primo al quale
avremmo pensato,
sia perché
i Telchini sono
originari di
Rodi, sia perché
sappiamo che
Apollonio era entrato
in aspro conflitto
con il maestro dopo che
gli era stata
attribuita l'ambìta
carica di epistàtes
della Biblioteca
di Alessandria,
carica che ben
più sensatamente avrebbe
dovuto essere
attribuita a
Callimaco. Proprio
Apollonio, pare,
costituiva il
bersaglio dell'Ibis.
Ma
non è
questo che importa dal
punto di vista
della mia ricerca:
di gran lunga
più interessante
è capire
chi erano
i Telchini secondo
il mito.
Un
Telchino
nella
fantasia
di
un
cartoonist
giapponese
|
In
genere la loro
figura viene
ricostruita
così:
i Telchini
erano dèmoni
originari dell’isola
di Rodi, protettori
dell’arte siderurgica
e molto gelosi
della loro arte,
terribilmente
invidiosi
di chi era più
bravo di loro
e capaci di fare
del male
con il potere
dello sguardo.
Essi erano messi in rapporto con il dio del mare Posidone, che essi
avevano allevato, così come i Cureti (con i quali hanno molti aspetti in comune) avevano allevato Zeus.
Una evidente primordialità caratterizza i Telchini, che risultano anfibi,
con tratti marini e terrestri, e ambivalenti. Oltre che anfibi erano
anche polimorfi, avendo la
facoltà di cambiare forma. L'ambivalenza si esprime nel fatto che, pur
avendo una potenza malefica nello sguardo
(il "malocchio",
appunto), erano anche
inventori e
artisti; e potevano far
cadere la pioggia, sia benefica sia distruttiva.
I
Telchini erano
diciassette
in tutto: Aktaios (Actaeus), Argyron, Atabyrius, Chalcon, Chryson, Hormenius,
Lykos (Lycus ou Lyktos, l'eroe eponimo della Licia), Megalesius, Mylas, Nicon, Simon, Zenob,
Skelmis, Damnameneus, Damon (Demonax), Megalesios, Ormenos.
Ma
ancor più
interessante
e insolito è
ciò che
trovo nel libro
di un autore
albanese,
Aristidh Kola,
intitolato
Gjuha e perëndive:
egli infatti
fa notare come
i Telchini
facciano parte
della mitologia
albanese
(!).
Vediamo
come e perché,
attraverso le
parole di un
sito internet dedicato
a questo insolito
argomento.
"I
Telchini (in
albanese Telhinë)
sono demoni
che vivono sotto
la superficie
terrestre, ma
anche nelle
profondità
del mare e sulla
terraferma.
A causa di questa
loro molteplice
dislocazione,
li consideriamo
come esseri
anfibi che hanno
forme strane
e illimitate
possibilità
di trasformazione.
Nell’isola di
Rodi, che è
considerata
la loro patria,
li chiamavano
maghi. Erano
proprio loro
[i Telchini]
che, secondo
le leggende,
fecero sprofondare
sul fondo del
mare l’isola
di Rodi, facendola
poi riemergere
in superficie
molto più
tardi delle
altre isole.
Il mito dei
Telchini è
collegato con
quello del fuoco.
Gli studiosi
li considerano
una personificazione
delle forze
vulcaniche marine;
nell'antichità
erano indicati
come la causa
principale dei
terremoti nelle
terre isolane.
[...] Erano considerati
maestri nella
lavorazione
dei metalli."
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