D'ANNUNZIO: LUCREZIA-SALOME'

 

 

O Prato, o Prato, ombra dei dì perduti,

chiusa città, forte nella memoria,

ove al fanciul compiacquero la Gloria

e la figliuola di Francesco Buti!


(...)


La figlia di Erodiade, apparita

al Tetrarca, in sua frode e in sua melode

magica ondeggia: entro il bacino s'ode

bollire il sangue della gran ferita.

 

Frate Filippo, agli occhi tuoi la Vita

danza come colei davanti a Erode,

voluttuosa; e il tuo desio si gode

d'ogni piacer quand'ella ti convita.

 

Ma il Dolore guardar sai fisamente

e la Morte, e le lacrime, e lo strazio

delle bocche e l'orror de' volti muti.

 

Io ti vedea sopra la sabbia ardente

schiavo in catene; e ti vedea poi sazio

dormir sul seno di Lucrezia Buti.

 

(...)

 

Filippino, in sul canto a Mercatale

quante volte intravidi pe' razzanti

vetri del Tabernacolo i tuoi Santi

come i fiori d'un orto angelicale!
 

Fiori tu dèsti alla città natale:

freschi petali i volti, aiuole i manti.

E intorno alla Maria le tue spiranti

grazie non ebber mai si lievi l'ale.

 

Vedevi, oprando, la materna porta

ove l'antica suora in atti umili

pregava pel figliuol del suo peccato.

 

Demoniaco segno, il seggio porta

al piede, come l'ara dei Gentili,

testa bicorne di capron barbato.

(Gabriele D'Annunzio, Elettra)

 

Particolare del Banchetto di Erode
affrescato da Filippo Lippi nel 1452

Autoritratto di Filippino Lippi
figlio di Filippo Lippi e Lucrezia Buti