D'ANNUNZIO: LUCREZIA-SALOME'

 

 

Il mito di Salomè influenzò anche D'annunzio: non solo si coglie una sorta di allusione antifrastica ad esso nella Francesca da Rimini, ma alla figura di Salomè sono indirettamente ispirate alcune indimenticabili figure di femme fatale come la Elena Muti de Il piacere.
Questo personaggio biblico esercitò poi il suo fascino su D'Annunzio anche attraverso la mediazione di una donna la cui storia colpì profondamente il poeta: Lucrezia Buti (si noti come il cognome delle due donne sia simile).
S'intitola proprio Il secondo amante di Lucrezia Buti la sezione più ampia della raccolta Le faville del maglio del 1924, frutto di un raptus creativo che D'Annunzio descrive così: «Sono, nel tempo medesimo, beato e disperato. M'è impossibile di arrestare la vena» (lettera del 4 giugno all'editore).
Il "secondo amante" cui fa riferimento il titolo è D'Annunzio stesso, il quale aveva avuto, per così dire, un colpo di fulmine per la modella di un dipinto di fra Filippo Lippi (il primo - e unico - amante reale di Lucrezia) dopo averla vista ritratta appunto nelle sembianze di Salomè.
La storia di Lucrezia e Filippo
, che ai suoi tempi aveva fatto molto scalpore, ci è nota attraverso il Vasari: frate Filippo Lippi conobbe Lucrezia, monaca nel monastero di Santa Caterina di Prato, nel 1456, quando stava lavorando alla tavola della Madonna che dà la Cintola a san Tommaso, e ne rimase subito folgorato. Pretese ed ottenne dalle monache di averla come modella per il dipinto, in cui probabilmente Lucrezia prestò il suo volto alla santa Margherita che si vede a sinistra.
Filippo, del tutto incurante della loro condizione di religiosi, la rapì in occasione della processione della Sacra Cintola, come ricorda il Vasari: "E con questa occasione (del dipinto) innamoratosi maggiormente, fece poi tanto per via di mezzi e di pratiche, che egli sviò la Lucrezia dalle monache, e la menò via il giorno appunto ch'ella andava a veder mostrare la cintola di Nostra Donna, onorata reliquia di quel castello" (Vita di fra' Filippo Lippi).

Gabriele D'Annunzio

Dalla loro unione nacque Filippino Lippi nel 1457 e nel 1465 la figlia Alessandra Lippi. La coppia scandalosa, grazie all'interessamento di Cosimo il Vecchio de' Medici, ottenne una dispensa dai voti da Pio II per potersi sposare, ma, come riporta Vasari, i due continuarono a convivere more uxorio, aumentando lo scandalo.
L'eco di questa storia fu così vasta che se ne trova traccia non solo nella novella LVIII della raccolta del Bandello, ma anche nel poemetto Fra' Lippo Lippi del poeta romantico Robert Browning e in almeno due opere di Gabriele D'Annunzio.
La bellissima Lucrezia, ritratta nella celebre Lippina degli Uffizi e probabilmente, come si diceva sopra, nella Salomè affrescata da Lippi nell'abside centrale della Cattedrale di S. Stefano a Prato, produsse un'impressione così profonda sulla sensibilità esasperata del poeta, che egli espresse il desiderio di essere il secondo amante della splendida monaca e ne cantò il fascino anche nell'Elettra.