IL CONCETTO DI δαίμων

 

 

La concezione agostiniana ha influenzato tutto il pensiero occidentale, e quello cristiano in particolare, per i secoli a venire.

E' opportuno tuttavia precisare che l'idea e la percezione del δαίμων sembra comunque attestata in tutte le culture antiche, riuscendo a incorporarsi (centralmente o perifericamente) nelle grandi religioni tradizionali. Nell'Induismo, per esempio, è noto col nome di Atman, l'aspetto individuale di Brahman, o Sé universale.

Uscendo da una prospettiva religiosa, nell'Occidente laico moderno il concetto di δαίμων è giunto attraverso due principali medium: quello scientifico-umanistico e quello artistico.

Numerosissimi sono gli artisti che sono stati suggestionati dall'idea dei dèmoni, non solo intesi metaforicamente, come nella concezione della donna-demone o donna-vampiro tipica del Decadentismo (che cito solo di passaggio perché questa prospettiva esula dalle intenzioni della mia ricerca), ma anche considerati come presenze reali, positive o negative a seconda dei casi.

Fra i casi più interessanti cito quello di William Blake, il grande pittore e poeta vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, profondamente religioso, ma di una religiosità assolutamente distante da quella ufficiale: egli era infatti convinto che la religione praticata nel mondo fosse in realtà un culto demoniaco. Era convinto che i cristiani, anche a causa del loro rifiuto della gioia terrena, in realtà adorassero Satana; egli concepiva Satana come un errore e come uno stato di morte, per cui riteneva che il modo migliore per adorare Dio fosse quello di accogliere in sé tutta la gioia possibile.

Si leggano ad esempio questi versi della poesia The Garden of Love: «And priests in black gowns were walking their rounds, And binding with briars my joys and desires» («e preti in vesti nere vi giravano attorno, e incatenavano con rovi le mie gioie e i miei desideri»). Egli quindi si opponeva ai sofismi teologici che giustificano il dolore, ammettono il male e trovano pretesti per lasciare l'ingiustizia impunita.

 

William Blake, Il Grande Drago Rosso

e la donna vestita di sole (1806-1809)

 

Blake sostenne di aver avuto visioni per tutta la vita, e di esse lascia traccia evidente nei suoi dipinti.

Inoltre Blake affermava di ricevere personalmente istruzioni ed incoraggiamento dagli Arcangeli per creare le sue opere. Di lui William Wordsworth ha scritto: «Non c'è dubbio che questo poveraccio fosse pazzo, ma c'è qualcosa nella sua pazzia che attira il mio interesse più dell'equilibrio di Lord Byron e Walter Scott».

Un altro caso ben noto è quello di Edgar Allan Poe, i cui  Racconti del terrore mettono in scena visioni inquietanti di non-morti o di strani ectoplasmi, lasciando spesso il lettore in dubbio sulla loro natura (reale o originata dalla fantasia malata del protagonista?), come nel caso di Ligeia, La maschera della morte rossa o Morella.

Ma anche scrittori come Pirandello o Svevo hanno ceduto alle suggestioni del mondo demònico, dando spazio nei loro romanzi (Il fu Mattia Pascal e La coscienza di Zeno) a sedute spiritiche, sulle quali ironizzano cautamente, lasciando intendere che potrebbe esserci del vero.