IL CONCETTO DI δαίμων

 

 

Anche gli Stoici sostengono l'esistenza dei dèmoni, che concepiscono come entità che vigilano sugli uomini condividendone i sentimenti. Così Diogene Laerzio: «Gli stoici dicono, poi, che esistono anche alcuni dèmoni che hanno simpatia per gli uomini, che vigilano sulle cose umane, e anche che esistono eroi, ossia le anime sopravvissute dei virtuosi» (Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi VII, 151).

E' interessante approfondire la concezione del demone propria di Plutarco (I secolo d.C.) ed in particolare la sua polemica con gli stoici proprio a questo riguardo: come osserva Roberto Radice nella prefazione a Plutarco e lo stoicismo di Daniel Babut (Vita e Pensiero 2003), sia nel De genio Socratis che nel De defectu oraculorum, nel De Iside et Osiride e nel De facie in orbe lunae (tutti saggi facenti parte dei Moralia), Plutarco si pone in netta contrapposizione con la demonologia degli stoici, rifiutando la loro visione del mondo monistica e proponendone una dualistica, in cui i demoni hanno il ruolo di mediatori tra il mondo e la divinità, la quale però non è affatto immanente, come per gli stoici, ma si situa nella trascendenza.

Statua di Plutarco a Delfi
 

Osserva il Babut (pagg. 488-9): "rispetto agli stoici, per Plutarco la demonologia rappresenta nello stesso tempo di più e di meno [...] poiché i demoni sono gli intermediari indispensabili tra cielo e terra, mentre il sistema stoico potrebbe a rigori farne a meno"; tuttavia, dal suo punto di vista, "i demoni non risolvono nessun problema."

Per Plutarco, insomma, i demoni non hanno alcun senso se sono "le potenze oscure e capricciose della credenza popolare o le divinità di secondo livello della concezione stoica"; al contrario, essi sono per lui "esseri misti, tutte le manifestazioni dei quali - benigne o maligne - si inscrivono nell'ordine generale di un universo diviso tra due potenze", in un'ottica quindi pienamente dualistica. In questa concezione plutarchea, come si diceva, il divino è totalmente trascendente, mentre spetta proprio ai demoni il compito di fungere da anello di congiunzione tra il divino e il resto del mondo. Inoltre per Plutarco i δαίμονες sono soggetti a mutazione ed inseriti in un ciclo di trasformazioni che, da anime mortali, li promuove infine al rango di divinità.

In questo senso Plutarco è chiaramente anticipatore delle posizioni neoplatoniche e gnostiche.