HENRY JAMES FRA RETICENZA E AUTOCENSURA: IL GIRO DI VITE

 

 

Tutto questo sarebbe più che sufficiente a rendere conto dell'impressione di reticenza che il romanzo comunica; ma forse c'è di più e di peggio. Come osserva Cinzia Tani in un suo articolo, il critico Edmund Wilson, nel suo famoso saggio The Ambiguity of Henry James del 1934 (per cui si veda questo sito), ha smascherato il simbolismo freudiano del racconto facendo riferimento alle innumerevoli allusioni sessuali disseminate in esso: il fantasma maschile che appare sulla torre, quello femminile ai bordi del lago, e soprattutto la bambina che infila il bastoncino dell’albero della nave nella fessura alla base della barchetta.

Nella sua analisi, l'istitutrice è un’isterica, il classico esempio di giovane donna nevrotica, vittima di una feroce repressione sessuale. E’ la passione per il bel padrone, risvegliata dai due incontri con lui, a liberare in lei una vena di morbose fantasie riguardo ai suoi due predecessori. Insomma, l’istitutrice si sarebbe innamorata del padrone assente, e pur di farsi notare si inventa eroismi indebiti, fantasmi proiettivi. Di cui fanno le spese i due bambini. Sta di fatto che non ha mai visto né sentito parlare di Quint e della Jessel, eppure li descrive alla perfezione.

Del resto, James non doveva cercare molto lontano per conoscere una donna affetta da allucinazioni: l'aveva in casa, la sorella Alice. Freud e Bruer citavano anche il caso di una istitutrice inglese, una tale Miss Lucy R.; James potrebbe averla conosciuta ed avere alluso a lei.

Tuttavia le cose non sembrano essere così semplici: ridurre il tutto alle fantasie di un'isterica non spiega fino in fondo la situazione.

 

 

 

La scena finale di Suspense (The innocents) del 1961

 

Flora sarà un angelo, ma la signora Grose, che la adora e difende e protegge, riferisce di un eloquio osceno, blasfemo. Parole orribili le sono uscite dalla bocca. Dove le ha imparate?

E Miles è effettivamente stato espulso dalla scuola: questo non se l’è inventato lei.

Per come la descrive lui, la trasgressione di Miles ha una certa coloritura omosessuale. Tutto il "detto-e-non-detto" del romanzo lascia intendere che il bambino sia stato molestato sessualmente da Quint; o per dirla in modo più storicamente preciso, sembrerebbe che, secondo una tradizione quanto mai inglese, Miles sia stato iniziato al sesso dal maggiordomo divenuto suo precettore, e a scuola a sua volta inviti altri compagni ai gesti del piacere che conosce. A parere del critico, l’orrore che nel racconto avvolge tale evento indicherebbe chiaramente l'inclinazione pedofila dello scrittore, che in sé la censura e la reprime: in qualche modo James si immedesimerebbe nell'istitutrice nella famosa scena in cui Miles la bacia in camera da letto, come pure nel finale, quando è lei ad abbracciarlo appassionatamente (nel finale del film lo bacia sulla bocca, come possiamo vedere qui sopra: un gesto che alla pedofilia unisce la necrofilia).

Stando a questa tesi, quindi, il "non detto" de Il giro di vite sarebbe perciò ben più importante e profondo di quanto sembri, ed andrebbe molto al di là di un pur affascinante gioco letterario: ciò che forse Henry James dice e non dice, ciò cui allude censurandolo e autocensurandosi, potrebbe essere la sua inconfessata tendenza pedofila.

 

http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2004/09/175698.shtml

http://www.vertici.com/rubriche/print.asp?cod=10179

http://www.cinziatani.com/?p=902