A
buon diritto,
a questo punto,
la Damasso può
concludere che "gli ingredienti del perturbante freudiano ci
sono praticamente quasi tutti, e sono perfettamente dosati da James, che
annuncia che con questa storia ha effettuato una incursione nel caos.
Quello che non vuol chiarire è però se questo caos appartiene alla
coscienza o alla realtà: 'Rendere denso come una fitta pasta il
soggetto della mistificazione della mia giovane amica, della mia
immaginaria narratrice, e tuttavia mantenere l’espressione così chiara
e fine che ne risultasse bellezza: nessun aspetto della cosa rivive per
me quanto quello sforzo'.
Non dà mai una spiegazione esplicita:
“chiedersi se la credenza negli spettri possa esser ricondotta alla
teoria scientifica delle allucinazioni, gli sembra un problema vuoto e
superficiale”, e tuttavia la pazzia è quasi palpabile negli eventi, nei
pensieri, forse anche negli ambienti che si deformano sotto i nostri
occhi e sembrano dilatarsi o comprimersi come se fossero riflessi da
specchi deformanti. Ogni cosa nel racconto oscilla tra un realismo
puntuale e concreto e una dimensione immaginaria, quasi quel “sognare
ad occhi aperti (teatro privato)” che si anima di vita fittizia e si
sostituisce alla realtà effettiva in quella che Freud chiama assenza
allucinatoria.
A questo punto dovrebbe risultare evidente che
qualunque sia la collocazione di genere, ghost story o psychical case,
che gli si voglia attribuire, il racconto di James presenta praticamente la
più parte degli elementi che Freud andava individuando alla radice del
perturbante e soprattutto James sottopone i lettori all’effetto
perturbante, sollecitando in loro ora percezioni, ora riflessioni, ora
piacere, ora disagio, per qualcosa che in qualche modo, mentre risulta
familiare, continua ad essere sfuggente, o per meglio dire
difficilmente classificabile secondo i canoni della ragione.
Flora
e Miles in Suspence
(The innocents)
Ha introdotto i bambini per dare un giro di vite, ed ha attribuito loro
una purezza angelica per farli diventare sospetti. Ha tirato in ballo le innocenti
superstizioni per mascherare meglio un delirio crudele… Ma l’artificio più grande
sta nell’essersi egli stesso calato dietro tanti artifici e nell’essersi trincerato
nella pura tecnica letteraria. Egli ha saputo sviluppare l’arte di nascondere,
di nascondersi.
L’Unheimliche provocato da James ha dunque una sorgente ulteriore
e niente affatto secondaria, che è la sapienza dell’artista.
L’effetto perturbante di Giro di vite, così come quello di molti racconti
di Edgar Allan Poe o di Guy De Maupassant o di Dino Buzzati e di molti altri scrittori
(anche dei migliori scrittori di letteratura di consumo), non è riducibile alla
semplice somma di elementi (spettri, isteria, fattore infantile, sessualità rimossa
e quanti altri abbiamo fin qui esaminato): l’effetto perturbante in arte, come
l’effetto comico quello tragico o quello elegiaco, è creazione e tecnica.
Del resto proprio su questo potere dell’arte anche Freud chiude il
suo saggio, esprimendo un esplicito tributo alla libertà del poeta. “Tra
le molte libertà concesse ai poeti c’è anche quella di scegliersi a
loro capriccio il mondo che vogliono rappresentare, in modo che
coincida con la realtà a noi consueta oppure se ne allontani in qualche
modo. In ogni caso noi li seguiamo”. E quando il poeta decide
di provocare nei lettori quello che finora è stato chiamato effetto
perturbante può superare di gran lunga la realtà. “In questo caso egli
fa proprie anche tutte le condizioni che nell’esperienza reale sono
all’origine del sentimento perturbante; e tutto ciò che ha effetto
perturbante nella vita l’ha anche nella poesia; ma in questo caso il
poeta può anche accrescere e moltiplicare il perturbante ben oltre il
limite possibile nell’esistenza reale, facendo succedere eventi che
nella realtà non sperimenteremmo o sperimenteremmo molto di rado. Egli
ci abbandona allora in certo modo alla superstizione che ritenevamo in
noi superata, ci inganna promettendoci la realtà più comune e poi
invece la scavalca”."
E'
appunto in questo
inganno,
che ci irretisce
e ci tiene con
il fiato sospeso
dall'inizio
alla fine, che
consiste il
principale fascino
di questo
capolavoro dell'arte
di Henry James.
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