IL "PERTURBANTE": FREUD E HENRY JAMES

 

 

Se poi dall’ipotesi generale scendiamo agli elementi individuati in modo analitico dalla ricerca freudiana, vediamo che le corrispondenze ed i rimandi sono tutt’altro che sporadici e superficiali."

Le osservazioni della Damasso sembrano davvero inoppugnabili: uno per uno, il suo articolo elenca tutti gli elementi del "perturbante" messi in luce da Freud, e fa notare come essi siano sistematicamente applicati nel racconto.

Anzitutto il "fattore infantile": esso, individuato da Freud come fonte primigenia del perturbante, " è sicuramente il nucleo forte, il perno del racconto, ed è reso tangibile dalla presenza fisica dei due bambini Miles e Flora: “se il fanciullo aggiunge all’effetto un ulteriore giro di vite, che direste di due bambini…?” Miles e Flora: innocenza o perversione?
Miles e Flora vittime comunque
: della possessione da parte dei due spettri dannati di Quint e della signorina Jessel o dell’isteria della giovane istruttrice che proietta la sua angoscia su di loro. Il fattore infantile dunque come condensato di Bene e di Male, di limpido e di torbido, di solarità e di tenebra. Che siano posseduti dai fantasmi o schiacciati dalle ossessioni moralistiche della istitutrice, i due fanciulli provocano nel lettore un effetto perturbante, il combinarsi di Heimliche e Unheimliche.

I bambini in questa storia “fin troppo orribile” sono per il lettore adulto ciò che egli è stato un tempo e non è più, sono le paure infantili che riemergono da lontano e perturbano, proprio perché sono conosciuti e sconosciuti insieme.

 

 

Ancora Deborah Kerr in una scena di Suspence (The innocents)

 

Il fattore infantile, tuttavia, è presente nell’opera anche in un altro senso, nel senso cioè dell’infanzia della istitutrice e del peso che quell'infanzia comporta per lei.

Ella, “la più giovane di molte figlie di un povero parroco di campagna, era arrivata a Londra, all’età di vent’anni, per prendere servizio per la prima volta come istitutrice”. Questa “ansiosa ragazza allevata in un vicariato dell’Hampshire” ha dietro di sé una storia infantile che si è snodata nell’ambito angusto di un vicariato rurale, tra molte sorelle, sotto la guida che possiamo immaginare rigida e bigotta, di un padre che fa il parroco di campagna e, sin dall’inizio della storia, c’è dato osservare come essa compensi la mancanza di esperienza con molto sicurezza e una specie di ambizione.

Di moralismo si è nutrita, di tabù e pregiudizi, ma la sua è anche una natura passionale, come si intuisce dal fatto che si innamora a prima vista del suo datore di lavoro. “La colpì inevitabilmente, per i suoi modi galanti e cortesi… Lei se lo immaginò tanto ricco quanto stravagante: lo vide avvolto in un alone di mondanità, di bellezza, di lusso e di modi incantevoli con le donne”.

Le è bastato vederlo una sola volta, né lo incontrerà mai più, per esserne soggiogata, per decidersi ad un sacrificio, quello di assumersi la totale responsabilità dell’educazione dei due pupilli dell’uomo, nell’isolamento di una dimora sperduta, sacrificio che altre prima di lei avevano giudicato primitivo."

Ed ecco il secondo tema del perturbante freudiano, quello del doppio: anch'esso è ossessivamente presente nel romanzo di James.

Infatti, "rigidità morale e passionalità convivono nella giovane donna in una combinazione che è destinata ad esplodere. La sua carica sessuale rimossa sotto strati e strati di repressione moralistica si proietta in un doppio che assume l’aspetto spettrale della dissoluta signorina Jessel, la precedente istitutrice che è morta tragicamente dopo aver consumato il rapporto perverso con Quint.

Questa immagine riflessa, questa sorta di doppio, e insieme la carica di morte e dannazione che rappresenta, [...] sarà insieme tutto ciò che l’io rigetta di sé, ma anche tutto ciò a cui l’Io aspira."

Ma non basta: un altro elemento del perturbante è presente nel romanzo: quello degli spettri.
"Gli spettri del racconto reali forse, ma certo tali per la giovane donna, [...] turbano tanto l’istitutrice quanto il lettore. L’inafferrabilità dell’idea della morte, qui associata a quella più comprensibile del peccato, fa scaturire un effetto fortemente perturbante, soprattutto perché non assume l’aspetto orripilante e macabro delle apparizioni del gotico classico, ma quello più familiare di un uomo e una donna che sembrano vivi, tanto sono adattati all’ambiente in cui fanno la loro comparsa o in cui li proietta il delirio della istitutrice."