Se poi dall’ipotesi generale scendiamo agli elementi
individuati in modo analitico dalla ricerca freudiana, vediamo che le
corrispondenze ed i rimandi sono tutt’altro che sporadici e
superficiali."
Le
osservazioni
della Damasso
sembrano davvero
inoppugnabili:
uno per uno,
il suo articolo
elenca tutti
gli elementi
del "perturbante"
messi in luce
da Freud, e
fa notare come
essi siano sistematicamente
applicati nel
racconto.
Anzitutto
il "fattore
infantile":
esso, individuato
da Freud come fonte primigenia del perturbante,
"
è sicuramente il nucleo forte, il perno del racconto, ed è reso tangibile dalla
presenza fisica dei due bambini Miles e Flora: “se il fanciullo aggiunge all’effetto
un ulteriore giro di vite, che direste di due bambini…?” Miles e Flora:
innocenza o perversione? Miles e Flora vittime comunque:
della possessione da parte dei due spettri dannati di Quint e della
signorina Jessel o dell’isteria della giovane istruttrice che proietta
la sua angoscia su di loro. Il fattore infantile dunque come condensato
di Bene e di Male, di limpido e di torbido, di solarità e di tenebra.
Che siano posseduti dai fantasmi o schiacciati dalle ossessioni
moralistiche della istitutrice, i due fanciulli provocano nel lettore
un effetto perturbante, il combinarsi di Heimliche e Unheimliche.
I
bambini in questa storia “fin troppo orribile” sono per il lettore
adulto ciò che egli è stato un tempo e non è più, sono le paure
infantili che riemergono da lontano e perturbano, proprio perché sono
conosciuti e sconosciuti insieme.
Ancora
Deborah
Kerr in una
scena di Suspence
(The innocents)
Il fattore infantile, tuttavia, è
presente nell’opera anche in un altro senso, nel senso cioè
dell’infanzia della istitutrice e del peso che quell'infanzia comporta
per lei.
Ella, “la più giovane di molte figlie di un povero
parroco di campagna, era arrivata a Londra, all’età di vent’anni, per
prendere servizio per la prima volta come istitutrice”. Questa “ansiosa
ragazza allevata in un vicariato dell’Hampshire” ha dietro di sé una
storia infantile che si è snodata nell’ambito angusto di un vicariato
rurale, tra molte sorelle, sotto la guida che possiamo immaginare
rigida e bigotta, di un padre che fa il parroco di campagna e, sin
dall’inizio della storia, c’è dato osservare come essa compensi la
mancanza di esperienza con molto sicurezza e una specie di ambizione.
Di
moralismo si è nutrita, di tabù e pregiudizi, ma la sua è anche una
natura passionale, come si intuisce dal fatto che si innamora a prima
vista del suo datore di lavoro. “La colpì inevitabilmente, per i suoi
modi galanti e cortesi… Lei se lo immaginò tanto ricco quanto
stravagante: lo vide avvolto in un alone di mondanità, di bellezza, di
lusso e di modi incantevoli con le donne”.
Le è bastato
vederlo una sola volta, né lo incontrerà mai più, per esserne
soggiogata, per decidersi ad un sacrificio, quello di assumersi la
totale responsabilità dell’educazione dei due pupilli dell’uomo,
nell’isolamento di una dimora sperduta, sacrificio che altre prima di
lei avevano giudicato primitivo."
Ed
ecco il secondo
tema del perturbante
freudiano, quello
del doppio:
anch'esso è
ossessivamente
presente nel
romanzo di James.
Infatti,
"rigidità morale e passionalità
convivono nella giovane donna in una combinazione che è destinata ad
esplodere. La sua carica sessuale rimossa sotto strati e strati di
repressione moralistica si proietta in un doppio che assume l’aspetto
spettrale della dissoluta signorina Jessel, la precedente istitutrice
che è morta tragicamente dopo aver consumato il rapporto perverso con
Quint.
Questa immagine riflessa, questa sorta di doppio, e
insieme la carica di morte e dannazione che rappresenta, [...] sarà insieme tutto ciò che l’io rigetta di sé,
ma anche tutto ciò a cui l’Io aspira."
Ma
non basta: un
altro elemento
del perturbante
è presente
nel romanzo:
quello degli
spettri. "Gli spettri del racconto
reali forse, ma certo tali per la giovane donna, [...]
turbano tanto l’istitutrice quanto il lettore. L’inafferrabilità
dell’idea della morte, qui associata a quella più comprensibile del
peccato, fa scaturire un effetto fortemente perturbante, soprattutto
perché non assume l’aspetto orripilante e macabro delle apparizioni del
gotico classico, ma quello più familiare di un uomo e una donna che
sembrano vivi, tanto sono adattati all’ambiente in cui fanno la loro
comparsa o in cui li proietta il delirio della istitutrice."
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