L'ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 79 D.C.

 

 

Giunti fuori dell’abitato ci fermiamo. Là molti prodigi, molti terrori ci sorprendono.
I carri che avevamo fatto predisporre, benché il terreno fosse piano, sbandavano e neppure con il sostegno di pietre rimanevano al loro posto. Pareva inoltre che il mare si ritirasse su se stesso, quasi respinto dal tremare della terra. Certamente la spiaggia s’era allargata e molti animali marini giacevano sulle sabbie rimaste in secco.
Dal lato opposto una nube nera e terribile, squarciata da guizzi serpeggianti di fuoco si apriva in vasti bagliori d'incendio: erano essi simili a folgori ma più estesi. Allora quello stesso amico venuto dalla Spagna con più forza ed insistenza esclamò: “Se tuo fratello, tuo zio è vivo, vuole che voi vi mettiate in salvo; se è morto vuole che gli sopravviviate. Che aspettate dunque a fuggire?”.
Rispondemmo che non ce la sentivamo, nell’incertezza della sorte di lui, di pensare alla nostra. Non attese altro, subito ci lasciò e di gran carriera si sottrasse al pericolo.
Dopo non molto quella nube si abbassò verso terra e coprì il mare: avvolse e nascose Capri, tolse la vista del promontorio Miseno. Allora mia madre si mise a pregarmi, a scongiurarmi, a ordinarmi che in qualche modo trovassi scampo: io lo potevo perché ero giovane, lei no, per gli anni e la pesantezza del corpo, ma era ben contenta di morire, pur di non essere causa della mia morte.
Mi opposi, non mi sarei mai messo in salvo senza di lei; poi, prendendola per mano, la costrinsi ad affrettare il passo. Essa vi riesce a stento e si lamenta perché mi ritarda. 

William Marlow, Eruzione del Vesuvio, 1768

Cadeva già della cenere, ma ancora non fitta. Mi volto: una densa caligine ci sovrastava alle spalle e simile ad un torrente che si rovesciasse sul terreno ci incalzava.