In
un'altra lettera
Plinio il
Giovane,
nuovamente sollecitato
da Tacito,
racconta come
abbia vissuto
personalmente
le terribili
ore dell'eruzione
del Vesuvio
e come sia riuscito
a mettersi in
salvo. Si
tratta di una
testimonianza
di eccezionale
importanza:
Mi
dici che, messo
in curiosità
dalla lettera
che io ti scrissi
a tua richiesta
intorno alla
morte di mio
zio, ti è
venuto il desiderio
di sapere (come
avevo cominciato
a dire, ma poi
interrotto)
quali ansie
e quali pericoli
io patissi a
Miseno dove
ero rimasto.
Benché
l’animo rifugga
dai funesti
ricordi, inorridito
comincerò.
|
Partito
lo zio, dedicai
tutto il mio
tempo allo studio
(con questo
proposito ero
rimasto): poi
al bagno, alla
cena, ad un
sonno inquieto
e breve. Molti
giorni prima
c'erano state,
come preannuncio,
delle scosse
di terremoto,
senza però
che vi ci facesse
gran caso, perché
in Campania
sono frequenti;
ma quella
notte crebbero
talmente da
far sembrare
che tutto pareva
non già
muoversi ma
crollare. Mia
madre si precipita
nella mia camera;
io stavo alzandomi
a mia volta,
per risvegliarla
nel caso dormisse.
Ci mettemmo
a sedere nel
cortile;
un breve spazio
separava l’abitazione
dalla spiaggia.
Non so se debbo
definire coraggio
od incoscienza
(avevo infatti
solo diciassette
anni): mi
faccio dare
un volume di
Tito Livio e
come per passare
il tempo leggo
e anche, come
avevo incominciato,
ne traggo degli
estratti. Ed
ecco che arriva
un amico
dello zio,
che da poco
era rientrato dalla
Spagna per incontrarlo;
come vede me
e la mamma seduti
nel cortile,
io per di più
che sto leggendo,
rimprovera lei
per la propria
indolenza e
me per la spensieratezza.
Non per questo
io sospesi la
lettura. Era
già la
prima ora del
giorno, eppure
la luce era
ancora incerta
e languida.
Gli edifici
attorno erano
squassati e
benché
fossimo in luogo
aperto, angusto
però,
il timore
di un crollo
era grande ed
imminente.
Solo allora ci
decidemmo ad
uscire dall’abitato;
ci vien dietro
la popolazione
sbigottita e,
ciò che
il terrore fa
sembrare cosa
prudente, adotta
il partito altrui
invece del proprio,
e in colonna
preme ed incalza
il nostro cammino.
|
Ricostruzione
al computer
della fine di
Pompei nel 79
d.C.
|