L'ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 79 D.C.

 

 

In un'altra lettera Plinio il Giovane, nuovamente sollecitato da Tacito, racconta come abbia vissuto personalmente le terribili ore dell'eruzione del Vesuvio e come sia riuscito a mettersi in salvo.
Si tratta di una testimonianza di eccezionale importanza:

Mi dici che, messo in curiosità dalla lettera che io ti scrissi a tua richiesta intorno alla morte di mio zio, ti è venuto il desiderio di sapere (come avevo cominciato a dire, ma poi interrotto) quali ansie e quali pericoli io patissi a Miseno dove ero rimasto. Benché l’animo rifugga dai funesti ricordi, inorridito comincerò.

Partito lo zio, dedicai tutto il mio tempo allo studio (con questo proposito ero rimasto): poi al bagno, alla cena, ad un sonno inquieto e breve. Molti giorni prima c'erano state, come preannuncio, delle scosse di terremoto, senza però che vi ci facesse gran caso, perché in Campania sono frequenti; ma quella notte crebbero talmente da far sembrare che tutto pareva non già muoversi ma crollare.
Mia madre si precipita nella mia camera; io stavo alzandomi a mia volta, per risvegliarla nel caso dormisse. Ci mettemmo a sedere nel cortile; un breve spazio separava l’abitazione dalla spiaggia. Non so se debbo definire coraggio od incoscienza (avevo infatti solo diciassette anni): mi faccio dare un volume di Tito Livio e come per passare il tempo leggo e anche, come avevo incominciato, ne traggo degli estratti. Ed ecco che arriva un amico dello zio, che da poco era rientrato dalla Spagna per incontrarlo; come vede me e la mamma seduti nel cortile, io per di più che sto leggendo, rimprovera lei per la propria indolenza e me per la spensieratezza. Non per questo io sospesi la lettura.
Era già la prima ora del giorno, eppure la luce era ancora incerta e languida. Gli edifici attorno erano squassati e benché fossimo in luogo aperto, angusto però, il timore di un crollo era grande ed imminente.
Solo allora ci decidemmo ad uscire dall’abitato; ci vien dietro la popolazione sbigottita e, ciò che il terrore fa sembrare cosa prudente, adotta il partito altrui invece del proprio, e in colonna preme ed incalza il nostro cammino.

 

Ricostruzione al computer della fine di Pompei nel 79 d.C.