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MARSILIO
FICINO, PICO DELLA MIRANDOLA E L'EROS
PLATONICO
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Pico
della Mirandola
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Il
modello
di amore
ficiniano
venne
fatto proprio
anche da
Pico
della Mirandola,
il grande
principe-erudito
contemporaneo
del Ficino, che
fu amato
ardentemente
da Girolamo
Benivieni,
con una
devozione
che si spinse
ben oltre
la precocissima
morte dell'amato;
la morte
di Pico,
avvenuta
il giorno
stesso dell'entrata
in Firenze
di Carlo
VIII, il
17 novembre
1494, all'età
di soli
32 anni, gettò
il Benivieni
in una profonda
depressione,
durante
la quale
meditò
anche il
suicidio;
in seguito
egli conservò
un'assoluta
fedeltà
al ricordo
di Pico,
tanto che
quando morì, all'età
di 89 anni,
volle farsi
seppellire
con lui.
Sulla loro
lapide,
tuttora
visibile
a Firenze
nella Chiesa
di San Marco,
si legge:
Girolamo
Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non
disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore,
dispose d'essere sepolto nella terra qui sotto.
Pico,
nel suo
Commento alla canzone di G. Benivieni "Dell'amore celeste e divino"
(Lucca 1731, pp. 83-84)
scrive:
"Nell'amor
celeste
(...) tutto
tende, e
si drizza
alla bellezza
spirituale
dell'animo,
e dell'intelletto,
la quale
molto più
perfetta
si trova
ne' maschi,
che nelle
donne, come
d'ogni altra
perfezione
si vede. Però
[= perciò]
tutti coloro,
che di questo
Amore sono
stati accesi,
hanno la
maggior
parte amato
qualche
giovane
d'indole
generosa,
la cui virtù
è
stata ad
altri tanto
più
grata, quanto
più
quella è
stata in
un bel corpo,
e non si
sono effeminati
dietro a
uno armento
di meretrici".
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Si noti il chiaro riferimento all'Eros
uranio
(=
celeste)
di
Platone,
implicitamente
contrapposto
a
quello
pandemio
o
volgare,
dominato
dagli
istinti
sessuali
e
quindi
connotato
in
senso
eterosessuale,
che
conduce
ad
un
più
che
evidente
disprezzo
per
il
sesso
femminile
(le
donne
sono
bestie,
"armento",
cioè
gregge).
Si
noti
altresì
l'uso
quasi
provocatorio del
termine
"effeminati":
effeminato
non
è,
come
crede
il
volgo
ignorante, l'omosessuale,
ma
al
contrario
l'eterosessuale,
nella
misura
in
cui
quest'ultimo
si
contamina
con
il
sesso
debole,
lo
cerca,
ne
ha
bisogno, mentre
l'omosessuale
ne
fa
a
meno:
egli
è
un
maschio attratto
dalla
natura
maschile,
più
forte
ed
elevata,
e
rimane
quindi
nell'ambito della
virilità
e
della
spiritualità. In effetti i ritratti
di Pico lo presentano come
una creatura
pressoché
asessuata,
tendente all'androgino. In
questo,
come si
diceva, Pico
e Marsilio
non si discostano
affatto
dalle idee
di Platone; ed
è
fin troppo
facile fare
dell'ironia
sia sul
movente
che li spinse
ad abbracciare
questa nobile
idea, sia
sulla loro
effettiva
capacità
di tradurre
in atto
il
loro
anelito
verso
la
spiritualità.
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